I 340 dipendenti Whirlpool della fabbrica di Napoli saranno licenziati a partire da oggi. La decisione è stata annunciata ieri mattina dall’amministratore delegato della multinazionale, Luigi La Morgia, nel corso del quarto tavolo al Mise presieduto dalla viceministra Alessandra Todde. «Dopo lunga riflessione, durata più di una settimana, abbiamo deciso di avviare definitivamente la procedura di licenziamento collettivo», ha dichiarato La Morgia. «In 26 mesi di attività sono successe diverse cose. Dal 2019 abbiamo dato disponibilità anche di fronte alle richieste del governo di mantenere attiva la produzione nello stabilimento di Napoli», ma ora non è più possibile. La fabbrica campana è stata definita «insostenibile», a causa del calo della domanda della lavatrici prodotte nell’impianto.

Per questo motivo, proprio dal 2019, l’azienda ha iniziato a discutere di potenziali scenari di transizione e a lavorare con i sindacati e gli stakeholder istituzionali – sia nazionali che locali – al fine di minimizzare l’impatto legato alla chiusura voluta da Whirlpool dello stabilimento di Napoli.

Anche nell’ultimo mese e mezzo, l’azienda sembrava essere disposta a trovare misure alternative, in assenza delle quali, come riferito nel corso del tavolo ministeriale, la procedura non è più rinviabile.

Oltre al danno la beffa

La Morgia ha ribadito l’apertura al dialogo nei confronti di governo, sindacati e lavoratori. Eppure, sembra che Whirlpool vada in direzione opposta, proponendo solo un risarcimento minimo ai 340 dipendenti: «Stiamo offrendo ai lavoratori di Napoli la possibilità di scegliere di trasferirsi nella sede di Cassinetta di Biandronno, in provincia di Varese, oppure ricevere un incentivo di 85mila euro per chi deciderà di lasciare l’azienda».

«La narrazione che sono stati buoni e hanno portato pazienza ce la potevano risparmiare», ha dichiarato a caldo la segretaria nazionale della Fiom-Cgil, Barbara Tibaldi, che ha contestato la versione raccontata dai rappresentanti dei vertici aziendali. «Per 26 mesi non abbiamo preso tempo come dice La Morgia, abbiamo lottato per tenere aperto lo stabilimento di Napoli. Whirlpool in questi due anni ha triplicato i profitti realizzando più di cinque milioni di prodotti», ha aggiunto la rappresentante sindacale.

Dal 2019, infatti, i lavoratori napoletani hanno continuato a portare avanti la produzione, fino al 31 ottobre 2020, quando la sede campana è stata chiusa e i dipendenti sono stati mandati a casa. In questi mesi i tavoli al Mise sono stati diversi, tutti mirati al rinvio del licenziamento collettivo attraverso il prolungamento degli ammortizzatori sociali, come la cassa integrazione. Una proposta avanzata dal governo e presa per buona dai sindacati, che pur non vedendola come una reale soluzione, avevano da tempo accettato di scendere a compromessi. Anche ieri mattina, la viceministra Todde ha chiesto di nuovo a Whirlpool di prolungare le misure di sostegno e rinviare i licenziamenti per ulteriori 13 settimane. «Abbiamo bisogno di tempo per irrobustire il percorso di reindustrializzazione, su cui lavoriamo quotidianamente. Quindi per l’azienda accettare la proroga della Cig, rinviando l’avvio della procedura di licenziamento, è una scelta che non pesa minimamente», ha dichiarato Todde.

La risposta dei lavoratori

Le parole di La Morgia però congelano qualsiasi alternativa, pur ribadendo «l’apertura al dialogo». I sindacati di categoria hanno annunciato che «sarà guerra» contro Whirlpool.

A margine del tavolo, i rappresentanti sindacali hanno convocato per il primo pomeriggio un’assemblea in fabbrica per decidere il da farsi, per poi spostarsi in blocco davanti al carcere di Santa Maria Capua Vetere, dov’erano attesi il premier Mario Draghi e la ministra della Giustizia Marta Cartabia per discutere dell’«orribile mattanza» avvenuta lo scorso anno nell’istituto penitenziario Francesco Uccella.

I lavoratori di Napoli hanno bloccato la strada all’esterno della casa circondariale, dove si sono verificati anche attimi di tensione tra dimostranti e la polizia in tenuta antisommossa, intervenuta sul posto. Al grido «il governo ci deve rispettare», hanno sottolineato che la loro lotta va avanti da due anni e che non sarebbero andati via senza aver prima incontrato il presidente del Consiglio.

L’incontro

Dopo una mediazione con le autorità, i lavoratori hanno ottenuto quanto richiesto. Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha infatti accettato di incontrare una delegazione di lavoratori, composta da tre persone, per discutere della decisione presa da Whirlpool poche ore prima. Secondo quanto riferito dal segretario generale Fiom Cgil Napoli, Rosario Rappa, il premier avrebbe detto di essere «dalla parte dei lavoratori a prescindere», definendo il comportamento dell’azienda «indecoroso». Il governo, dunque, avrebbe dichiarato che «si farà carico di trovare soluzioni rispetto alla vicenda». Draghi è il terzo presidente del Consiglio che, da quando è iniziata la vertenza, ha incontrato i lavoratori garantendo loro quanto già detto dai suoi predecessori. L’unica soluzione per i sindacalisti è Whirlpool ritiri la procedura: «Se arrivano i licenziamenti, gestire le proteste in modo pacifico sarà impossibile».

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