Le maglie della rete gettata da Mario Brero erano talmente larghe che ci è rimasto impigliato anche il vescovo di Brescia, Pierantonio Tremolada. C'è anche lui tra gli italiani schedati dall'agenzia Alp come come parte del network europeo dei Fratelli Musulmani. Tremolada è finito nella lista che gli investigatori privati basati a Ginevra hanno inviato ai servizi segreti degli Emirati Arabi Uniti. Paese in cui i Fratelli Musulmani rischiano grosso, perché considerati un'organizzazione terroristica. Contattato per un commento, il vescovo di Brescia non si è scomposto. Un suo portavoce ci ha fatto sapere che «è persona equilibrata, forse per questo che è stato messo nel report». Non tutti i cittadini italiani schedati e associati ai Fratelli Musulmani, però, l'hanno presa così. Alcuni si sono spaventati e ci hanno chiesto di non riportare il nome nell'articolo. Leader religiosi della comunità islamica italiana, attivisti, giornalisti. Politici, quasi tutti schierati per il centrosinistra. Aggiungendo anche le associazioni e le società di capitali incluse nel presunto network dei Fratelli Musulmani in Italia, si arriva a 136 soggetti i cui nomi sono arrivati al governo degli Emirati.

Musulmani schedati

Tra i Paesi monitorati dalla Alp Service non poteva mancare l'Italia, patria di quasi 2 milioni di musulmani. Come abbiamo raccontato ieri, l'agenzia d'intelligence creata dall'italo-svizzero Mario Brero ha lavorato per quasi quattro anni come fornitore del sovrano di Abu Dhabi, incassando 5,7 milioni di euro. In cambio, insieme ai suoi 20 dipendenti, ha orchestrato un'operazione di “Dark PR”, come la chiama lo stesso Brero in uno dei tanti documenti analizzati. Obiettivo: il Qatar. In particolare gli alleati politici dell'emiro Al-Thani, i Fratelli Musulmani, un'organizzazione politica islamica presente in vari Paesi del Medio Oriente e del Maghreb, avversata dagli Emirati e da molti altri governi di matrice musulmana. La guerra di spie tra le due petromonarchie non è una novità, ma i dati su cui è basato il progetto Abu Dhabi Secrets permettono di raccontare da vicino com'è funzionata la campagna messa in piedi da Brero.

Il documento più importante sull'Italia s'intitola “Arnica – rapporto completo”. È un'analisi sui Fratelli Musulmani in Europa, divisa per Paesi. Uno dei tanti file compresi tra i 17 gygabyte ottenuti da Mediapart e condivisi con Domani e il network di giornalismo investigativo (Eic) per questa inchiesta. Il rapporto, inviato dalla Alp ai servizi segreti degli Emirati, inizia sottolineando che la prima presenza della Fratellanza in Italia è del 1970, e che l'Ucoi «è vicina ai Fratelli Musulmani». L'Unione delle comunità e delle organizzazioni islamiche (Ucoii) è la principale associazione islamica italiana, gestisce circa 400 luoghi di culto. È partendo dall'Ucoii che Alps confeziona il suo rapporto per i clienti emiratini. Tra il 2013 e il 2016 l'associazione ha infatti ricevuto 25 milioni di euro dalla Qatar Charity, ente di beneficienza del Qatar, per costruire 43 moschee in Italia. Tutto si tiene, quindi, nel report che Brero confeziona per il regime di Abu Dhabi.

I politici nel mirino

Partendo dall'Ucoii Alp inizia a tracciare connessioni e infila nella lista dei “supporters” centinaia di persone apparentemente lontanissime dai Fratelli Musulmani. Il report elenca come primo sostenitore in Italia il Partito Democratico, allora guidato – febbraio 2018 – da Matteo Renzi. Insieme vengono elencati alcuni consiglieri comunali musulmani eletti in Italia con il centro sinistra. «Questa notizia che mi date mi spaventa molto», dice una di loro, «la mia paura è che, a di là di ciò che possa dichiarare, tornino a circolare queste falsità su di me».

Tra i politici ci sono poi due ex parlamentari del Pd. Gennaro Migliore all'epoca era sottosegretario al ministero della Giustizia. «Mi dà fastidio che qualcuno mi abbia inserito in questo report, ma allo stesso tempo mi fa sorridere. Ci sono numerose attività pubbliche che confermano il mio impegno contro i Fratelli Musulmani, inoltre ho attaccato più volte la Turchia e ho sempre avuto un'opinione netta sull'Islam politico. Sono dei pataccari, queste agenzie di intelligence sono delle truffe». Khalid Chaouqui, deputato del Pd dal 2013 al 2018, è sulla stessa linea: «In tutta la mia carriera sono stato accusato da più parti. Da un lato e dall’altro. Vent’anni fa sono stato tra i fondatori dei Giovani Musulmani d'Italia, ma dal 2005 mi sono dimesso e sono uscito. Ho scritto anche un libro che critica i Fratelli Musulmani. La mia storia parla per me. I committenti di queste società dovrebbero diffidare di aziende che mancano di obiettività creando liste già ideologizzate».

Per finire catalogati nella «rete continentale di stampo mafioso» dei Fratelli Musulmani in Europa, come la descrive Alp nel suo report, basta aver incontrato il rappresentante di qualche associazione collegata all'Ucoii. Yassine Lafram, oggi presidente dell'associazione, all'epoca segretario, è ovviamente uno degli schedati principali: «Sono incredulo – dice - Io ho sempre lavorato per il dialogo, per creare ponti tra le varie comunità religiose italiane, e invece mi ritrovo vittima di attacchi diffamatori gravi, basati su teorie che non hanno alcun legame con la realtà. Io non faccio parte di alcuna organizzazione, se non l'Ucoii. E Ucoii non ha collegamenti con alcun governo». Partendo dal presunto legame tra l'Ucoii e i Fratelli Musulmani, Alp crea connessioni a raffica, provando la veridicità della teoria dei sei gradi di separazione (ogni persona può essere collegata a qualunque altra persona con non più di 5 intermediari).

Giornalisti

Usando questo metodo anche Gad Lerner è stato schedato, con la motivazione di aver intervistato, nei suoi programmi su Rai3 e La7, «rappresentanti dei Giovani Musulmani d'Italia e del Caim (Coordinamento delle associazioni islamiche di Milano, ndr)», si legge nel rapporto. «È grottesco immaginare che un ebreo di sinistra possa essere complice dei Fratelli Musulmani, un'organizzazione molto variegata al suo interno, ma che ha certamente un'impronta conservatrice e reazionaria. Nel mio lavoro io ho sempre avuto un rapporto molto dialettico con comunità musulmana. È un mondo che rivendico di aver frequentato, l'islamofobia non va bene. Il fatto che questa agenzia mi abbia inserito tra i sostenitori dei Fratelli Musulmani dimostra solo il loro dilettantismo».

Centri culturali

Alp ha collegato ai Fratelli Musulmani decine di persone, moltissime delle quali fanno effettivamente parte della comunità musulmana d'Italia. Ucoii, Associazione Islamica Italiana, Caim, Giovani Musulmani d'Italia, Associazione degli Scout Musulmani d'Italia, Associazione Donne Musulmane d'Italia, Comunità Islamica di Bologna, Centro Culturale Islamico di Brescia, Istituto italiano di studi islamici, Associazione Islamica Italiana degli Imam e delle Guide Religiose, anche Islamic Relief Italia (filiale della ong internazionale). I rappresentanti degli anni compresi tra il 2017 e il 2020 sono finiti nella pesca a strascico di Brero. Davide Piccardo è uno dei più citati. Oggi è segretario del Caim, il Coordinamento delle associazioni islamiche di Milano: «La prima cosa che mi viene in mente è che siamo esposti, quasi senza tutele, a queste agenzie private che collaborano con soggetti istituzionali stranieri. Stati stranieri che operano illegittimamente sul territorio europeo. Nel merito, non sono mai stato parte dei Fratelli Musulmani, non avrei problemi a dirlo, anzi a volte ho avuto differenza di vedute». Sul perché nel report siano finiti dentro persone completamente estranee alla fratellanza, secondo Piccardo «il meccanismo è stato semplice. L’agenzia ha spinto e ampliato il novero dei potenziali target, così da spillare più soldi possibili al cliente. La figura centrale è stato Francesco Vidino, lui ha ideato il teorema: tutti coloro che si rifanno a un certo tipo di pensiero sono collegati alla fratellanza musulmana. Una sorta di maccartismo: si amplia al massimo la cerchia accomunata da ideali simili e li si mette tutti nello stesso sacco».

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