Un Airbus 330 Ita Airways in partenza da Roma la mattina di martedì 16 agosto con destinazione Miami ha perso un pezzo dei freni durante il decollo, ma ha ugualmente proseguito il suo volo denominato AZ 630 per oltre due ore nonostante il pilota fosse stato avvertito di quanto era accaduto. L’aereo ha puntato sulla Francia, l’ha attraversata per intero ed è arrivato quasi sull’oceano Atlantico accingendosi a intraprendere la traversata verso gli Stati Uniti. Solo a quel punto è stato richiamato a Roma dal centro di coordinamento operativo di Ita diretto da Riccardo Privitera. Dopo altre due ore e mezzo il jet è atterrato a Fiumicino dove nel frattempo sono arrivati i vigili del fuoco e le forze dell’ordine. I passeggeri sono stati fatti scendere e, come si dice in gergo, riprotetti nel pomeriggio con un altro volo Ita per Miami su un vecchissimo aereo un tempo appartenuto alla flotta Air One del gruppo abruzzese Toto.

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Tutto sommato è finita bene, nel senso che non ci sono state conseguenze gravi, ma solo quelle assai spiacevoli per le centinaia di passeggeri che hanno fatto avanti e indietro da Roma fin sull’Atlantico e ritorno, hanno perso una giornata intera di tempo e poi sono stati costretti a volare verso Miami con un aereo tra i peggiori della flotta di Ita. L’episodio, però, è di una gravità notevole, per almeno due motivi: il pezzo perso sulla pista di Fiumicino è il ceppo dei freni, cioè il contenitore del sistema frenante del jet. E non è di certo rassicurante che possa essersi staccato dalla sua sede. Sono cose che nel mondo dei voli non devono succedere. Basti pensare a che cosa successe 22 anni fa al Concorde Air France che precipitò dopo il decollo perché danneggiato da un pezzo lasciato sulla pista da un altro jet partito in precedenza. Secondo quanto risulta a Domani i pezzi persi dall’aereo Ita sarebbero piuttosto voluminosi e il loro distacco avrebbe potuto avere conseguenze gravi per lo stesso A 330 Ita se avessero colpito i motori o la fusoliera.

Riparazione in pista

L’altro aspetto molto preoccupante per quanto è accaduto è proprio conseguenza di questo possibile danneggiamento che per fortuna non c’è stato. L’aereo ha proseguito per oltre due ore verso la Francia senza avere la sicurezza che dopo aver perso il ceppo freni esso non fosse danneggiato anche in qualche altra parte. In pratica la capacità di reazione dei centri operativi di Ita di fronte a un imprevisto grave è stata molto lenta e non avendo la certezza delle condizioni complessive in cui si trovava il jet, in quelle due ore e passa di volo poteva succedere di tutto. Una volta tornato a Roma l’A330 sarà riparato nello stesso punto in cui si è fermato sulla pista 16 destra perché secondo quanto risulta a Domani risulta così compromesso da non poter essere trainato da un’altra parte. Secondo quanto riferiscono fonti Ita l’aereo è stato fatto tornare a Fiumicino proprio per organizzare al meglio la riparazione.

L’A330 Ita danneggiato è lo stesso che alcune settimane fa aveva urtato sempre in fase di decollo un altro jet all’aeroporto di New York. Il pilota, Mauro Mari, un sindacalista Uil promosso dai voli di medio raggio a quelli più ambiti del lungo raggio, è stato immediatamente avvisato di quanto era successo al suo aereo. A dare l’allarme è stato il pilota di un altro jet che si trovava nel punto di attesa e che ha avvertito la torre di controllo di Fiumicino che a sua volta ha immediatamente trasmesso l’allerta a Mari. Il pilota avrebbe potuto decidere di fare immediatamente ritorno in aeroporto e invece ha ritenuto opportuno continuare il volo per Miami. Solo quando è arrivato sull’Atlantico e stava per imboccare la rotta oceanica è stato richiamato indietro da Roma. Siccome le due decisioni contrastano l’una con l’altra, anzi, sono l’opposto una dell’altra, evidentemente qualcuno aveva preso quella sbagliata e anche questo è motivo di preoccupazione.

Un altro vecchio A330 

Nel pomeriggio i passeggeri del volo per Miami sono stati fatti partire con un altro aereo, un altro A330, ma di vecchia immatricolazione, uno dei due jet portati in dotazione ad Alitalia 14 anni fa dal gruppo Toto che a sua volta lo aveva preso da Etihad, la compagnia di Abu Dhabi che sei anni dopo sarebbe entrata in Alitalia da padrona. È conosciuto come India Papa, mentre l’altro jet dei Toto si chiama India Romeo. I piloti lo considerano una vecchia carretta con una dotazione anomala di 280 posti, mai modificata perché la spesa per la riconfigurazione è stata considerata eccessiva rispetto alle condizioni complessive dell’aereo.

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