Sono quattro le persone indagate per l’aggressione avvenuta lo scorso 27 luglio presso l’autogrill di Lainate, lungo l’autostrada Milano-Laghi, e che ha coinvolto un gruppo di persone di origini palestinesi e una famiglia di turisti francesi di religione ebraica.

Tra gli indagati figura anche il turista francese di 52 anni che portava la kippah, il primo a far emergere pubblicamente la vicenda. L’uomo aveva parzialmente ripreso l’accaduto in un video, ed era stato a sua volta poi denunciato. L’accusa nei suoi confronti è lesioni aggravate dall’odio razziale.

Le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Eugenio Fusco e affidate alla Digos, stanno cercando di ricostruire con precisione le dinamiche, per chiarire le due versioni contrapposte dei fatti.

Secondo quanto riferito nei giorni scorsi dall’avvocato Federico Battistini, che assiste alcune delle persone di origine palestinese, «l'uomo che lamenta di essere stato aggredito è stato in realtà il primo a tirare una testata a uno dei miei assistiti, “colpevole” di avergli chiesto di cancellare il video in quanto lesivo della propria privacy, e a scagliare un pugno al volto del fratello».

Il legale ha riportato che le violenze fisiche sarebbero state precedute da pesanti insulti rivolti ai suoi assistiti, dopo che il turista si sarebbe accorto che stavano parlando in arabo. «Da qui la reazione dei miei assistiti e dei loro famigliari – ha dichiarato Battistini – scevra da qualsivoglia finalità di discriminazione o di odio etnico, nazionale, razziale o religioso».

Agli indagati palestinesi è stata contestata l'aggravante dell'odio razziale per il reato di percosse. I tre sono andati al pronto soccorso e uno di loro ha presentato un referto medico con sette giorni di prognosi. Il turista francese, invece, si sarebbe medicato autonomamente.

© Riproduzione riservata