Torna la paura nel cuore dei Campi Flegrei. Pochi minuti dopo mezzogiorno di ieri 13 maggio si è registrato un terremoto di magnitudo 4.4, secondo per intensità solo a quello di magnitudo 4.6 di marzo.

La scossa, avvertita distintamente anche a Napoli, ha causato forte spavento nella popolazione dei comuni flegrei con centinaia di persone che hanno lasciato la propria abitazione. Timori che sono confermati dagli esperti: «Non dobbiamo cadere nell’errore di pensare che il peggio sia passato.

Il peggio non ce lo stiamo augurando, ma il processo è in corso», ha detto Mauro Di Vito, direttore dell’Osservatorio vesuviano dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia.

È intervenuto in serata il ministro della Protezione civile, Nello Musumeci rivolgendosi alla Regione Campania: «Il perdurare dello sciame sismico suggerisce la necessità di dichiarare lo stato di emergenza nazionale».

Una lunga giornata

La lunga giornata dei Campi Flegrei è iniziata alle 12.07 con una prima scossa di 2.1, che ha anticipato il sisma più violento, registrato pochi secondi dopo con epicentro in mare e avvertito distintamente tra Pozzuoli e Napoli. Nei ventisette minuti successivi, la terra ha tremato altre sette volte con la scossa più forte di magnitudo 3.5 registrata alle 12.22.

Immediata la mobilitazione della macchina dei soccorsi: le scuole, le università e gli uffici pubblici sono stati evacuati in via precauzionale per consentire controlli approfonditi agli edifici, mentre lo sciame sismico ha continuato a interessare l’area con scosse di varia intensità, generando preoccupazione e allarme nella popolazione, già provata dalla tensione.

Nel frattempo sono state allestite diverse aree di attesa, attrezzate con tende, punti di ristoro, servizi igienici e assistenza sanitaria di base, per accogliere le persone che, per paura di nuovi crolli o ulteriori scosse, hanno deciso di lasciare temporaneamente le proprie abitazioni.

Durante la giornata sono stati una ventina gli interventi dei vigili del fuoco e al momento non sono stati segnalati danni gravi alle abitazioni ma si registra il crollo di un edificio abbandonato a Pozzuoli.

E sempre nel comune più colpito c’è apprensione per il campanile della chiesa di sant’Antonio, nelle immediate vicinanze del carcere femminile evacuato all’inizio del fenomeno bradisismico, da cui si sono staccati diversi calcinacci alimentando i timori di un possibile crollo.

Inevitabili le ripercussioni sulla viabilità: la circolazione ferroviaria è stata sospesa dopo la prima scossa e le principali arterie stradali si sono rapidamente congestionate a causa dell’alto numero di veicoli in fuga dalle zone più colpite, rendendo complicati anche gli spostamenti dei mezzi di soccorso.

Al momento non sono stati segnalati danni rilevanti a persone o strutture e Anas, dopo aver condotto verifiche approfondite sulla rete viaria, ha comunicato che sono esclusi danni strutturali o anomalie.

L’allarme di Ingv

«C’è stato panico – ha commentato il sindaco di Pozzuoli, Luigi Manzoni – soprattutto perché era un orario di punta, con le scuole aperte. Però, allo stato, non ci risultano grandi criticità, ci risulta soltanto spavento e molta ansia da parte della popolazione».

La situazione è dunque ritornata lentamente alla normalità nel corso della giornata e anche la circolazione dei treni è ripresa man mano che Ferrovie ha effettuato verifiche tecniche sulle linee. A Napoli riaprono regolarmente anche le scuole dopo che le ricognizioni dei tecnici del comune hanno dato esito negativo.

Mentre i sindaci dei comuni colpiti continuano a rivolgere appelli alla calma e al senso di responsabilità della popolazione, l’Ingv sottolinea quanto sia fondamentale non abbassare la guardia, nonostante il trend dei dati appaia in alcuni momenti incoraggiante.

«Al momento certamente stiamo osservando un’intensificazione del fenomeno bradisismico – ha detto Francesca Bianco, direttrice del Dipartimento Vulcani dell’Ingv – che vuol dire un incremento delle anomalie in tutti i parametri. Purtroppo non abbiamo alcun elemento per dire quanto durerà questo incremento. Quello che possiamo dire è che certamente variazioni drastiche di questo trend in incremento non ci sono, e noi ci auguriamo di non vederle mai».

A destare maggiormente preoccupazione sulla possibile futura evoluzione del fenomeno sono i movimenti del suolo che, come sottolineato da Di Vito, procedono a «una velocità di deformazione media di 15 millimetri al mese». Elemento che alimenta anche timori di una possibile attività vulcanica: «Escludiamo una risalita magmatica, ma dobbiamo sapere che questo potrà accadere. Nessuno potrà dire se sarà tra tre o tra 10 anni».

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