Il reportage

Al museo del disgusto non c’è niente di ributtante

Esposizione (in replica) e degustazione (con sacchetto). Tanti piatti cinesi, molti altri di culture non contestualizzate

Viaggio a Malmö dove si può assaggiare il surströmming e l’hákarl, rispettivamente aringa e squalo fermentati

Ma, in realtà, i conati non arrivano. Perché il rifiuto di certi cibi ha una base genetica, ma si può anche imparare

Questo articolo è tratto dal nostro mensile Cibo, disponibile sulla app di Domani e in edicola

Il labbro superiore che si alza, il naso che si increspa, le sopracciglia abbassate e lo sguardo che scappa altrove. È praticamente certo che nelle ultime ventiquattro ore vi sia capitato almeno una volta di avere questa smorfia sul volto, segno inequivocabile che una delle nostre emozioni primarie si sia impossessata di noi: il disgusto. Nonostante cerchi di salvarci la vita con cadenza quotidiana, il disgusto è sempre stato il parente scomodo delle emozioni, visto solo come qualcosa da evitare

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