Alessandro Coatti, ricercatore 42enne originario del ferrarese, è stato ucciso in Colombia ed il suo corpo smembrato è stato ritrovato in una valigia lungo un sentiero fuori città. L’uomo era arrivato a Santa Marta giovedì per una vacanza ma da venerdì si erano perse le sue tracce.

I fatti

Laureato alla Scuola normale superiore di Pisa in neurobiologia molecolare, dal 2017 viveva a Londra dove per otto anni ha lavorato per la Royal society of biology. Da gennaio si trovava in sud America per un viaggio programmato da tempo tra Ecuador, Perù, Bolivia e, dal 28 marzo, Colombia. Una viaggio tra vacanza e lavoro visto che durante la sua permanenza Coatti si sarebbe anche interessato ad aspetti ambientali e biologici dell’area. Alla polizia colombiana, il personale dell’albergo ha raccontato che Coatti era uscito diretto al Mercato Pubblico con l’intenzione di trovare lì un trasporto per il Parque Tayrona, parco naturale e nota meta turistica nelle prossimità della città. Per la sera aveva in programma di recarsi un locale notturno dove, secondo le prime ricostruzioni degli inquirenti, potrebbe aver incontrato il suo assassino. Le ultime ore della sua vita si intrecciano e si perdono nella movida colombiana, mentre si cercano ancora gli ultimi pezzi del suo corpo martoriato.

L'ambasciata italiana a Bogotà, in stretto raccordo col ministero degli Esteri, «segue con la massima attenzione» la vicenda ed è in contatto con i familiari e le autorità locali, assistendo la famiglia in tutti i passaggi per il rientro della salma, mentre la Procura di Roma avvierà un fascicolo di indagine.

La ricompensa

Per far fronte alle difficoltà investigative il sindaco di Santa Marta, Carlos Pinedo Cuello, ha offerto una ricompensa di 50 milioni di pesos per chiunque fornisca informazioni utili sulla morte del ricercatore. 

«Ho incaricato le autorità di coordinare l'intero processo investigativo che porterà a chiarire la vicenda della morte del cittadino italiano Alessandro Coatti» ha dichiarato Cuello. «Offriamo una ricompensa di cinquanta milioni di pesos per informazioni accurate che ci consentano di identificare e catturare i responsabili. Questo crimine non rimarrà impunito. I criminali dovrebbero sapere che a Santa Marta non c'è posto per la criminalità. Li perseguiteremo finché non saranno assicurati alla giustizia» ha proseguito.

Le indagini

Le indagini proseguono senza sosta ed avrebbero portato gli investigatori ad escludere legami con narcos e criminalità organizzata poichè mancano quelli che, secondo le forze dell’ordine, sono elementi tipici in omicidi legati a quegli ambienti. «Esiste un chiaro schema ricorrente in questi crimini: corpi torturati, smembrati, infilati in sacchi della spazzatura o di caffè e abbandonati sulle strade rurali», ha spiegato la specialista in diritti umani, Norma Vera Salazar, secondo cui «questi tipi di omicidi vengono utilizzati dai gruppi di autodifesa per inviare messaggi di allerta, incutere paura e marcare il territorio». Tra le ipotesi al vaglio degli inquirenti c’è anche quella di un tragico scambio di persona nell’ambito di un regolamento di conti tra gruppi rivali.

Ma la pista che al momento sembra essere più concreta porta ai gruppi paramilitari attivi nel paese. «Chi ammazza in questo modo nella regione sono quelli del Clan del Golfo e le Autodefensas Conquistadores de la Sierra», ha detto al Tiempo l'esperto di conflitti territoriali, Lerber Dimas. La polizia metropolitana di Santa Marta e la procura generale della Colombia hanno ribadito la loro disponibilità a collaborare con le autorità italiane sul caso. La procura di Roma è pronta ad affidare una delega alle forze dell’ordine per avviare le indagini e, come primo passo formale, invierà una rogatoria internazionale in Colombia per attivare i canali della cooperazione giudiziaria. Gli inquirenti italiani intendono mantenere un contatto diretto e costante con i colleghi colombiani, chiedendo di essere aggiornati sui passaggi principali dell’inchiesta. Secondo quanto riportato dall’emittente Radio Caracol, è previsto l’arrivo in Colombia di un magistrato italiano con il compito di contribuire al coordinamento investigativo.

Il ricordo

Lo zio di Coatti lo ha ricordato dichiarando che il suo viaggio in sud America sarebbe stato preparatorio ad un possibile trasferimento in quell’area per motivi di lavoro. «Dopo il diploma è andato alla Normale di Pisa e poi a Londra, viveva là ma qualche volta tornava» racconta lo zio. «Voleva andare ad abitare in Sudamerica per cui era andato a fare un giro per vedere; sarebbe dovuto rientrare la settimana prossima».

Commosso il ricordo della Royal society of biology: «Siamo devastati» si legge in una nota «nell'annunciare la morte dell'ex collega Alessandro Coatti assassinato in Colombia. Alessandro, conosciuto come Ale, ha lavorato per la Royal Society of Biology per 8 anni. È stato uno scienziato appassionato e devoto, ha guidato il lavoro di scienze animali RSB, ha scritto numerose proposte, ha organizzato eventi e ha dato prove alla Camera dei Comuni. Ha lasciato la RSB alla fine del 2024 per fare volontariato in Ecuador e viaggiare in Sud America. Mancherà profondamente a tutti coloro che lo conoscevano e hanno lavorato con lui. I nostri pensieri e i nostri migliori auguri vanno ai suoi amici e parenti in questo momento veramente terribile».

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