Ancora una volta si parla di ‘ndrangheta nel Lazio. Associazione per delinquere di stampo mafioso è l’accusa principale che ha portato all’arresto di 65 persone nell’operazione condotta dai carabinieri e coordinata dalla procura antimafia di Roma che ha riguardato la capitale e i comuni di Anzio e Nettuno.

A capo della struttura criminale Giacomo Madaffari e alcuni appartenenti alle storiche famiglie di ‘ndrangheta originarie della provincia di Catanzaro come i Gallace, i Perronace e i Tedesco. Dalle indagini è emerso l’esistenza di due associazioni finalizzate al narcotraffico, una capeggiata da Madaffari e l’altra da Bruno Gallace.

Le accuse

Il pool di pm, coordinati dai procuratori aggiunti Michele Prestino e Ilaria Calò, indagano anche per estorsione aggravata e detenzione illegale di arma da fuoco, fittizia intestazione di beni e attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti aggravato dal metodo mafioso. L’organizzazione controllava il territorio in maniera capillare, rivelano i documenti dell’indagine.

È il caso dell’imprenditore Francesco Marrone, il cui socio occulto era Fabrizio Piscitelli detto Diabolik, il capo ultra della Lazio assassinato a Roma il 7 agosto 2020. I due avevano chiesto a Bruno Gallace e Gregorio Spanó protezione per un’estorsione subita nel 2019. Il fatto che uno come Diabolik sia andato da loro, secondo gli inquirenti, conferma l’autorità criminale dei due soggetti sul territorio.

Voti al sindaco

Secondo la procura il gruppo ha mosso parecchi voti. Per gli inquirenti è significativa la conversazione intercettata il 25 maggio 2018. Uno degli interlocutori dice: «Sto vedendo di rimediare qualche voto affermando esplicitamente di trovarsi alle Falasche (zona del comune di Anzio, ndr) per fare proseliti». Anche in occasione delle elezioni comunali, del maggio 2019 a Nettuno, il cui consiglio comunale era già stato sciolto nel 2005 per infiltrazioni mafiose, uno degli indagati «si era attivato per convogliare i voti» su uno dei consiglieri eletti nella lista del sindaco Alessandro Coppola.

Il capo dell’organizzazione, Giacomo Madaffari, «rivendicava la sua amicizia con il sindaco di Nettuno Coppola e manifestava il rischio che sarebbe disceso dall’accostamento della sua persona a quella di Coppola», si legge nell’ordinanza. Nello stesso documento è riportata un’altra intercettazione: «Ci arrestano … e…cacciano pure Coppola’». Nessuno dei politici è tuttavia al momento indagato.

Appalti

La penetrazione della ‘ndrangheta negli enti locali si concretizzata soprattutto tramite gli appalti, sfruttando i rapporti con esponenti degli organi comunali. A volte ricorrendo all’intimidazione con modalità mafiose. Tra chi ottiene appalti ad Anzio c’è Davide Perronace, l’anima imprenditoriale del clan.

Il metodo mafioso per ottenere l’aggiudicazione di appalti si evince da una chiamata di Perronace all’ex assessore ai Lavori Pubblici del comune Giuseppe Ranucci: «Io faccio la gara d’appalto, prendo l’appalto, il lavoro lo faccio io... se io mi sento preso per il culo diventa un macello». Tra gli arrestati figurano anche due carabinieri accusati di rivelazione e utilizzazione di segreti di ufficio. Uno dei due risponde anche di concorso esterno alla mafia.

Dagli affari legali a quelli illegali, come il traffico di droga dalla Colombia. La ‘ndrangheta laziale ha fatto arrivare un carico di cocaina disciolta nel carbone, poi estratta in un laboratorio allestito a sud di Roma.

 

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