Da gennaio a marzo le denunce di infortunio sono state 25.797. «I Pcto nella stragrande maggioranza dei casi non sono formazione al lavoro ma manodopera gratuita. Lo studente viene inserito nel ciclo produttivo senza diritti né tutele e infatti, non a caso, di Pcto si muore», spiega il coordinatore nazionale del sindacato studentesco Rete degli Studenti Medi Paolo Notarnicola. Angela Lenoci, zia di Giuseppe, morto in alternanza scuola lavoro: «Gli studenti dovrebbero simulare il lavoro non svolgerlo»
Tra i dati Inail relativi agli infortuni e alle morti sul lavoro avvenute tra gennaio e marzo del 2025 ce n’è uno piuttosto allarmante: sono morti cinque studenti durante il cosiddetto Pcto (Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento), l’ex alternanza scuola lavoro, che adesso il governo vuole estendere e anticipare al secondo anno di superiori negli istituti tecnici.
Il dossier elaborato dall’Inail spiega che di questi cinque studenti uno è morto durante il tragitto mentre gli altri quattro nella sede in cui si teneva il Pcto. Si tratta di due studentesse e di tre studenti che studiavano in Lombardia, Campania e provincia autonoma di Bolzano. La legge 107 del 2015 voluta dal governo Renzi e conosciuta con il nome di “Buona scuola” è quella che ha reso obbligatoria l’istituzione dell’alternanza scuola lavoro, che nel 2018 ha cambiato nome in Pcto.
Quando la Buona Scuola era ancora una proposta, centinaia di migliaia di studenti avevano manifestato contro la degenerazione aziendalista che l’alternanza scuola lavoro avrebbe portato al sistema didattico italiano mentre il governo – e in particolare la senatrice del Partito democratico Simona Malpezzi, che in quegli anni organizzava comizi in giro per l’Italia per spiegare la riforma – sosteneva che non ci sarebbe stato alcuno stravolgimento, anzi.
Grazie alla legge 107, dicevano, si sarebbe finalmente avuto un quadro normativo nazionale capace di regolare i tirocini e gli stage, una pratica consolidata e diffusa ma mai regolamentata prima. «È vero che anche prima del 2015 tantissimi istituti organizzavano tirocini e stage senza rifarsi a un quadro normativo nazionale ma è anche altrettanto vero che a 10 anni dall’approvazione della legge possiamo dire che ci avevamo visto lungo: la Buona scuola ha favorito il lavoro minorile. La legge 107 del 2015 non tutela gli studenti quindi il risultato è stato quello di esporre a livello nazionale centinaia di migliaia di studenti al rischio» ha detto a Domani il coordinatore nazionale del sindacato studentesco Rete degli Studenti Medi Paolo Notarnicola.
«A scuola si dovrebbe fare solo formazione mentre i Pcto nella stragrande maggioranza dei casi non sono formazione al lavoro ma semplicemente lavoro, manodopera gratuita. Lo studente viene inserito nel ciclo produttivo senza diritti né tutele e infatti, non a caso, di Pcto si muore» ha aggiunto Notarnicola.
Legittimare i decessi in formazione
Per capire come mai l’Inail dal 2023 ad oggi ha registrato un aumento dei casi di infortunio e di decessi tra gli studenti, vanno considerati diversi elementi, alcuni contingenti altri strutturali. «L’articolo 18 del decreto legge 48/2023 ha esteso l’assicurazione Inail anche agli studenti in Pcto, prima esisteva solo l’assicurazione della scuola. Questo ha significato per l’Inail poter raccogliere da quel momento dati certi sugli infortuni e i decessi. Tutto quello che è successo prima rimane un mistero» ha spiegato Notarnicola.
L’articolo 17 di quel decreto, tra l’altro, ha istituito un fondo da 10 milioni che aumenta di 2 milioni ogni anno per i risarcimenti in caso di infortuni e decessi degli studenti. È un articolo molto criticato dai sindacati studenteschi perché il governo «legittima l’idea che nei percorsi di formazione si può morire dato che, parallelamente, la normativa non è cambiata per aumentare la sicurezza e garantire i diritti degli studenti» ha riferito il coordinatore nazionale.
Nel 2017 è stata approvata una Carta dei diritti degli studenti in alternanza che non li tutela dai possibili abusi: la carta non obbliga i tutor a seguire costantemente gli studenti, non viene indicata la durata massima della attività giornaliere, non c’è l’obbligo per le scuole di stipulare accordi solo con aziende iscritte nel registro delle Camere di Commercio. Gli studenti, inoltre, non hanno la possibilità di capire se quanto viene proposto loro rientra nelle mansioni che sono tenuti a svolgere o meno.
«Dopo la morte di mio nipote Giuseppe Lenoci ho studiato in maniera approfondita la normativa perché avevo capito che la sua morte non era un incidente ma una possibilità figlia delle carenze delle legge e, come tale, replicabile» ha detto Angela Lenoci, zia di Giuseppe, a Domani.
Le carenze della legge
Secondo l’Inail, nei primi 3 mesi del 2025 ci sono state 25.797 denunce di infortunio tra gli studenti (si tratta di un incremento del 1,9 per cento rispetto al 2024) e per Angela Lenoci i motivi che le permettono sono diversi: «Innanzitutto, i tutor non hanno un albo e non seguono corsi specifici, sono semplicemente persone nominate ad assumere quel ruolo. Tra l’altro può essere nominato tutor anche il titolare dell’azienda. È successo nel caso di mio nipote Giuseppe ed è assurdo pensare che una persona con un ruolo dirigenziale possa seguire ininterrottamente uno studente».
Poi, ha aggiunto Angela Lenoci «mio nipote non aveva niente che lo identificasse come studente, si confondeva in mezzo agli altri operai. Credo che dovrebbe diventare obbligatorio indossare un simbolo identificativo per gli studenti in Pcto per evitare equivoci». Gli studenti non vengono informati sui loro diritti né sulle mansioni che possono e non possono svolgere: «Se Giuseppe avesse conosciuto bene le regole non sarebbe mai salito su quella macchina per fare una trasferta a 120 chilometri da casa. Avrebbe detto di no e le cose sarebbero andate diversamente», ha raccontato Angela Lenoci. Ma la questione fondamentale che sta alla base di tutti gli incidenti è per Angela Lenoci e i sindacati studenteschi principalmente una: «Gli studenti dovrebbero simulare il lavoro non svolgerlo».
Nel primo trimestre 2025, le denunce di infortunio tra gli studenti sono 25.797, con un incremento dell’1,9 per cento rispetto al 2024. La Lombardia è la regione con il maggior numero di casi (23 per cento del totale nazionale). Tra le denunce, circa 600 sono relative a studenti in percorsi Pcto. Inoltre, sono stati registrati cinque decessi, contro i due del 2024.
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