Circola da alcune ore in rete un video nel quale si sente un uomo dialogare, con un modo di fare molto aggressivo con due ragazze e un ragazzo che hanno la pettorina di Amnesty International Italia.  

Sono dialogatori dell’organizzazione per i diritti umani, che hanno il compito di incontrare il pubblico, presentare le campagne in corso e proporre l’iscrizione attraverso la domiciliazione bancaria. Lo fanno, con ottimi risultati, in decine di città italiane: anche a Napoli, in piazza Dante dov’è stato girato il video.

L’uomo, fuori campo, accusa il personale di Amnesty International di aver fatto a pezzi un volantino con le immagini di bambini israeliani trucidati da Hamas e dagli altri gruppi armati palestinesi il 7 ottobre. Nel video che sta circolando, si vede un volantino a pezzi ma non chi l’avrebbe fatto a pezzi.

Con pazienza, all’uomo viene spiegato che Amnesty International non può avere e proporre al pubblico materiale di altri gruppi. Il volantino è stato pertanto rimosso e deposto in un cestino.  

Per essere chiari, lo stesso sarebbe avvenuto per qualsiasi altro volantino: anche sui bambini di Gaza, anche sui manifestanti ammazzati nelle piazze iraniane, anche sui minorenni impiccati in Arabia Saudita, anche sugli uiguri nei campi di rieducazione cinesi, anche sui rifugiati nei “lager” libici.  

L’indipendenza di Amnesty International si tutela così: proponendo solo proprio materiale e non facendosi imporre materiale da altri singoli o gruppi, seppur su cause nobili e necessarie.

Il fatto che la scena sia stata filmata rivela le intenzioni dell’autore e di chi poi ha ricevuto e diffuso il video, condito con le consuete accuse di antisemitismo: un attacco orchestrato nei confronti di Amnesty International per indebolire e delegittimare un’organizzazione auto-finanziata, che da un mese a questa parte non prende parte al tifo da stadio delle contrapposte narrazioni pro-Israele o pro-Palestina (meglio: anti-Israele e anti-Palestina) preferendo utilizzare, come sempre, il vocabolario del diritto internazionale umanitario.  

Altro che volantino sì e volantino no. Dal 7 ottobre Amnesty International denuncia tra i crimini di guerra quelli (i primi in ordine cronologico) commessi da Hamas e dagli altri gruppi palestinesi contro civili israeliani in territorio israeliano come le brutali uccisioni di massa di persone inermi e la cattura di oltre 200 ostaggi civili. Così come denuncia quel crimine di guerra (di cui, è bene sottolinearlo, i mezzi d’informazione si rendono complici ritrasmettendole!) di obbligare gli ostaggi a fare dichiarazioni in video appellandosi o rivolgendo critiche al proprio governo.

Non c’è comunicazione in cui Amnesty International non abbia espresso condanna per i crimini di guerra di Hamas (così come poi, naturalmente, per quelli commessi nella risposta militare israeliana) e non abbia sollecitato l’immediata liberazione dei civili israeliani presi in ostaggio, senza condizione alcuna.  

Tutto questo, con “Amnesty” pericolosamente in tendenza su X, rischia di essere azzerato da un’operazione palesemente strumentale come quella del video sul volantino. Oltre che strumentale, anche intimidatoria: lo dimostrano la zoomata sul nome e cognome di una dialogatrice e i primi piani dei volti degli altri due colleghi.

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