La mafia raccoglie i voti e il candidato si mette a disposizione e paga. Il reato è voto di scambio politico mafioso ed è con questa accusa che Salvatore Ferrigno, candidato di centrodestra alle prossime regionali siciliane, è finito in carcere insieme al boss di Carini Giuseppe Lo Duca e a un'altra esponente politica, con il ruolo di intermediaria, Piera Maria Loiacono.

Merce di scambio

Per i pubblici ministeri bisogna evitare «che il diritto-dovere del voto, per le imminenti elezioni del 25 settembre 2022, sia definitivamente trasfigurato in merce di scambio assoggettata al condizionamento e all'intimidazione del potere mafioso», scrivono nella richiesta di arresto.

C'è una foto che ritrae insieme gli arrestati e risale al 9 settembre scorso. Al centro c'è Ferrigno, già deputato di Forza Italia in passato, e candidato in una lista a sostegno di Renato Schifani; a destra c'è Maria Piera Loiacono, già assessora della giunta comunale di Campofelice di Fitalia e candidata presidente in Sicilia nel 2017, e alla sinistra del tavolo dei relatori c'è Raffaele Lombardo, già presidente della regione Sicilia e totalmente estraneo all'indagine.

Proprio in quelle ore si consuma il patto illecito tra Ferrigno e Loiacono, «donna intrisa di una sconcertante cultura mafiosa», scrivono i pubblici ministeri.

Con chi sanciscono il patto elettorale? Con Giuseppe Lo Duca «dotato di una capacità criminale fuori dal comune, anche per la sua allarmante dimestichezza con le armi da fuoco», si legge negli atti, già condannato per mafia, autore di intimidazioni, danneggiamenti, atti incendiari, estorsioni. 

Tutto inizio dall’intervento del mafioso che attraverso altri soggetti riavvicina i due politici e pone le basi per costruire una salta alleanza per le elezioni: soldi in cambio di voti. 

Le intercettazioni

«Tu pensi che noialtri che andiamo a fare una campagna elettorale senza guadagnare una lira?», dice Lo Duca e Loiacono che, più avanti nella conversazione, risponde: «Minimo ci vogliono mille euro a paese», ma il mafioso rilancia: «Non meno di 5 mila a paese». E i paesi sono Carini, Torretta, Cinisi, Terrasini, in provincia di Palermo. 

Il filo diretto tra il mafioso e Ferrigno è Loiacono. L'incontro tra i due politici avviene il 2 settembre in un bar, loro parlano e gli inquirenti intercettano. È ancora estate e la coppia si posiziona sotto la tettoia del bar Miramare per chiudere l'accordo, parlano, poi si alzano e vanno via. Passa poco tempo e Loiacono incontra il boss per comunicargli l'esito dell'incontro. «Quello soldi non ne ha...perché dice che i soldi li devono portare dall'America...perché ha il conto in America», spiega Loiacono al mafioso.

Una circostanza quella del conto americano verificato, attraverso ulteriori intercettazioni, dagli inquirenti. «Gli ho detto che l'assegno non è possibile perché appena noi portiamo l'assegno...perciò io gli ho detto 'tu ce li devi dare in contanti'», aggiunge la politica intermediaria che specifica che alla fine il candidato «per quattro paesi può uscire cinque mila euro».

La cifra viene accolta dal mafioso che parla di una ottima base di partenza e dell'esigenza di costruire un patto duraturo soprattutto in caso di vittoria elettorale del centrodestra. Loiacono riferisce di aver messo in guardia il candidato da eventuali tradimenti «se ci volti le spalle...'noi siamo pazzi'».

L'accordo è siglato, ma manca il passaggio di denaro che deve avvenire con la massima attenzione, perché altrimenti «ti mettono vero le manette», dice Loiacono. Si arriva al 9 settembre, giorno dell'incontro elettorale tra Loiacono, Ferrigno alla presenza anche dell'ignaro ex presidente Raffaele Lombardo, ideatore della lista che vede candidato l'odierno arrestato.

Dopo l'appuntamento elettorale Loiacono incontra il mafioso, ha appena ricevuto 500 euro dal politico, solo una parte del denaro pattuito.

Così il 18 settembre, pochissimi giorni fa, Ferrigno versa altro denaro a Loiacono durante un incontro avvenuto in un bar, immortalato dalle fotografie scattate dagli inquirenti. Una cifra di mille euro come ulteriore anticipo prima di completare il versamento di quanto pattuito.

I militari hanno arrestato i protagonisti del patto illecito, l’inchiesta consegna un numero inquietante alla Sicilia e al paese. Per circa 800 voti il costo è inizialmente fissato in 20 mila euro, 25 euro a voto, poi ci si accorda su 5 mila, meno di dieci euro a voto.

Ferrigno è il secondo arrestato tra i candidati del centrodestra al prossimo parlamento siciliano, due giorni fa era finita ai domiciliari Barbara Mirabella, Fdi, con l’accusa di corruzione. 

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