Numerose regioni hanno cancellato gli “open day” della vaccinazione in cui si prevedeva di somministrare AstraZeneca dopo che negli ultimi giorni si è tornati a parlare dei possibili rischi legati alla somministrazione di questo vaccino ai più giovani.

Il Cts

Il Comitato tecnico-scientifico, principale organo di consulenza del governo sull’emergenza Covid-19, è al lavoro per esprimere un parere sulla somministrazione del vaccino prodotto da AstraZeneca.

Il ministro della Salute Roberto Speranza ha detto ieri che tutti i vaccini sono sicuri, ma ha confermato che il Cts sta discutendo se imporre nuovi limiti all’utilizzo del vaccino prodotto da AstraZeneca.

Attualmente, il vaccino è consigliato per chi ha più di 60 anni, ma diverse regioni lo hanno somministrato anche ai più giovani, ma nelle scorse settimane diverse regioni lo hanno utilizzato con sempre maggiore frequenza e lo hanno spesso destinato proprio alle categorie più giovani.

Della questione si è tornati a parlare dopo il ricovero per una rara forma di trombosi che alcuni studi collegano alla somministrazione del vaccino di almeno tre donne in Liguria. Una di loro, una ragazza di 18 anni che si era vaccinata all’’“open day” del 25 maggio, è deceduta ieri. La ragazza è morta nel pomeriggio di oggi.

Il parere del Cts sarà tradotto in pratica da una circolare della direzione generale della prevenzione del ministero, guidata dal professor Gianni Rezza. Al momento sembra che possa essere introdotto un limite alla somministrazione del vaccino a chi ha meno di 30 o 40 anni.

Effetti collaterali

A marzo, la scoperta di una correlazione tra la vaccinazione con Vaxzevria, il nome commerciale del vaccino prodotto da AstraZeneca, e una rara forma di trombosi che colpisce in particolare le donne e i più giovani, ha spinto molti paesi a sospenderne o limitarne la somministrazione.

L’agenzia farmaceutica europea Ema aveva confermato il legame tra la vaccinazione con AstraZeneca e la trombosi, ma, nelle condizioni dell’epoca, aveva affermato che i benefici del vaccino superavano i rischi.

Con l’attuale circolazione del coronavirus, però, alcuni studi indicano che vaccinare i più giovani con AstraZeneca può portare a rischi maggiori di quelli evitati grazie al vaccino.

Il Winton Centre for Risk and Evidence Communication dell’università di Cambridge, ad esempio, ha realizzato una simulazione utilizzando basandosi in sui dati italiani dell’epidemia.

In uno scenario di circolazione bassa, cioè con un’incidenza pari a 35 nuovi casi settimanali ogni centomila abitanti (oggi l’Iss rileva un’incidenza di 37 nuovi casi ogni 100mila abitanti), i rischi di effetti collaterali sono superiori ai benefici della vaccinazione per tutti coloro che hanno meno di 50 anni.

Per gli under 30, ad esempio, la vaccinazione consente di evitare soltanto 0,2 ricoveri in terapia intensiva ogni 100mila vaccinati, ma al contempo causa 1,9 trombosi ogni 100mila persone.

Le ultime stime dell’Istituto superiore di sanità, pubblicate proprio ieri, hanno identificato la frequenza delle trombosi in una ogni centomila vaccinati, un dato inferiore a quello calcolato dall’università di Cambridge, ma comunque superiore ai potenziali benefici per il singolo individuo.

Queste stime di rischio, infatti, sono indicative e non tengono conto di fattori difficili da calcolare, come la riduzione dei contagi secondari garantita dalla vaccinazione.

Ugualmente, numerosi medici ed esperti hanno spinto alla prudenza. La nuova situazione impone una nuova «riflessione» sull’utilizzo di questo vaccino, aveva detto ad esempio Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità.

In Italia

Fin dallo scorso marzo, l’agenzia farmaceutica italiana Aifa e una circolare ministeriale consiglia la somministrazione di Vaxzevria solo chi ha più di 60 anni «in via preferenziale». Il vaccino è comunque autorizzato per tutti le persone maggiori di 18 anni.

Alcune regioni hanno interpretato rigidamente l’indicazione di Aifa. Altre hanno somministrato il vaccino prodotto da AstraZeneca ai più giovani solo in circostanze eccezionali.

«Se dobbiamo tenere delle dosi in frigo senza utilizzarle ci poniamo il tema di come utilizzarle, sempre nel rispetto delle prescrizioni di Aifa», ha detto ad esempio l’assessore alle politiche per la salute dell’Emilia-Romagna, Raffaele Donini.

Altre regioni ancora hanno somministrato quantitativi significativi di AstraZeneca ai più giovani nel corso degli “open day”, giornate in cui la vaccinazione veniva aperta a tutte le fasce d’età. È il caso ad esempio di Lazio, Liguria, Sicilia e Campania.

Il presidente della regione Liguria Giovanni Toti ha ricordato ieri che gli “open day” per giovani con AstraZeneca erano stati esplicitamente autorizzati dal commissario al Covid-19, Francesco Figliuolo e ha ricordato che non è stata ancora stabilita una connessione certa tra il decesso della diciottenne e la vaccinazione.

Complessivamente, nel corso dell’ultimo mese, fino al 50 per cento delle dosi di Vaxzevria sono state somministrate agli under 40.

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