La ripresa del turismo dopo la stangata del Covid passa anche attraverso l’Enit, l’agenzia pubblica che dovrebbe attirare turisti da tutto il mondo e promuovere vacanze e viaggi in Italia. Ma l’Enit non ce la fa. La sua inadeguatezza è così evidente che nel giro di un paio d’anni tre diversi ministri hanno cercato di dargli uno scossone forte, prendendo in considerazione anche soluzioni drastiche come il commissariamento. Ai tempi del governo Lega-M5s ci aveva provato il ministro Gian Marco Centinaio, titolare dell’Agricoltura, ma che in base alle strane alchimie della politica avrebbe dovuto occuparsi anche di turismo. Centinaio sbaraccò il vecchio consiglio di amministrazione guidato da Evelina Christillin e ne nominò uno nuovo. I risultati, però, non si sono visti.

Con il governo M5s-Pd il turismo passò dal cappello dell’Agricoltura a quello della Cultura, dicastero guidato dal piddino Dario Franceschini. Il quale provò a imprimere a modo suo una svolta tentando di rafforzare il vertice con un provvedimento che stabiliva l’allargamento del consiglio di amministrazione da 3 a 5 componenti. L’obiettivo di Franceschini era quello di far contare di più il centrosinistra, di fatto escluso dal consiglio, ma anche la sua operazione rimase a mezz’aria, bloccata dall’opposizione senza quartiere di Giorgia Meloni che temeva essa potesse nuocere al consigliere di Fratelli d’Italia Sandro Pappalardo, nominato dalla Conferenza delle regioni dove il centrodestra ha la maggioranza. Gli altri due consiglieri Enit sono Giorgio Palmucci, presidente, indicato dalla Lega, e Magda Antonioli, area Forza Italia, variante Antonio Tajani.

Il gigante che arranca

Con il nuovo governo di Mario Draghi il turismo ha acquisito la dignità di ministero dedicato all’industria delle vacanze che è una delle più grandi realtà dell’economia nazionale. Qualche dato: il fatturato complessivo è il 14 per cento del Pil, ci sono 178mila tra alberghi e altre strutture ricettive, le agenzie di viaggi e i tour operator sono 12.960, le imprese che organizzano fiere e congressi e le ditte che allestiscono stand sono 8mila. I lavoratori del settore secondo l’Istat sono 1 milione e 600mila, il 7 per cento degli occupati, senza contare tutti quelli in nero. Il turismo è un gigante che però ora arranca.

In un’audizione davanti ai senatori e deputati delle commissioni competenti il ministro Garavaglia ha informato che in base ai dati in suo possesso il settore turistico nell’ultimo anno ha subito perdite pari a circa il 90 per cento del fatturato. Secondo uno studio della Banca d’Italia nel quarto trimestre 2020 la spesa dei viaggiatori stranieri in Italia è diminuita del 76,3 per cento e il numero dei viaggiatori italiani all’estero dell’80,2. Marina Lalli, presidente di Federturismo ha calcolato che lo stop di Pasqua comporterà una perdita complessiva di altri 5 miliardi di euro. Un rapporto pubblicato alcuni giorni fa da Nomisma-Unicredit ha previsto che dopo la pandemia l’8 per cento delle imprese turistiche italiane non riaprirà. Una catastrofe.

La guida del nuovo dicastero del Turismo è toccata a un leghista, Massimo Garavaglia. Il quale non ha faticato molto per capire che l’Enit non è all’altezza del compito immane della ripresa post Covid. Fin dall’inizio il ministro avrebbe voluto che nell’atto di costituzione del nuovo ministero fosse inserito anche il provvedimento di commissariamento dell’Enit, ma poi ha desistito cedendo alle pressioni provenienti da ambienti della Lega. Però non ha abbandonato l’idea, da attuare magari con un piano B e la riscrittura dello statuto dell’agenzia. Garavaglia ha un duplice obiettivo: avvicinare di più l’Enit al ministero e far contare di più la Lega che ritiene poco rappresentata nonostante il presidente Palmucci sia leghista.

Più soldi e spese pazze

A dispetto della sua debolezza cronica l’Enit da quest’anno si ritrova oltretutto a gestire molti più soldi rispetto al passato. Il governo precedente, mentre decideva in piena pandemia chiusure e divieti, affidava contemporaneamente all’agenzia turistica 10 milioni di euro per incentivare il turismo domestico, cioè gli spostamenti e i viaggi degli italiani in Italia, anche se al momento non risulta sia mai partita alcuna campagna promozionale. A questa dotazione straordinaria l’Enit somma i soliti trasferimenti statali diretti di circa 25 milioni l’anno che sono una bella fetta dei 70 circa di cui in totale può disporre il ministero.

Per effetto della riforma l’Enit da cinque anni è un ente pubblico economico e quindi in teoria potrebbe finanziarsi proponendosi sul mercato come una qualsiasi impresa commerciale, vendendo servizi e beni (merchandising), come fa per esempio l’Agenzia del turismo del comune di Parigi, proprietaria della Tour Eiffel che rivende in tutte le salse. Non risulta che in Italia l’Enit abbia mai provato a intraprendere un percorso del genere. In compenso si prodiga in spese che lasciano perplessi. Come l’acquisto di 7 poltrone ergonomiche e 4 poggiapiedi per il personale della sede di Parigi o il pagamento dei posti auto al personale di Mosca o la copertura sanitaria di un anno, da dicembre 2020 a dicembre 2021, per gli interventi dentistici ai dipendenti delle sedi americane. O come la campagna di comunicazione negli aeroporti di Londra, Dublino, Lussemburgo, Bruxelles Charleroi e Zaventem, Pechino e nelle stazioni ferroviarie cinesi in piena pandemia e con le frontiere di fatto sbarrate.

La guerra delle fiere

Il direttore esecutivo, Giovanni Bastianelli, molto legato al Pd e all’area Zingaretti, è però particolarmente affezionato al solito sistema della promozione del turismo attraverso le fiere internazionali. Le ultime due di un anno fa, la Itb di Berlino e la Mitt di Mosca, hanno avuto la sfortuna di cadere proprio all’inizio della pandemia e di fatto sono saltate. Ma si sono lasciate dietro una lunga scia di polemiche non ancora spente. Prima di tutto per i pagamenti: Bastianelli ha insistito perché le ditte incaricate per gli allestimenti venissero pagate per intero, ignorando che in particolare a Mosca gli stand non sono mai stati montati. Il direttore è entrato in conflitto con il consiglio di amministrazione e per risolvere l’impasse è stata scomodata l’Avvocatura dello stato. L’allestimento della fiera di Berlino come al solito era stato assegnato dall’Enit tramite una gara alla ditta che invariabilmente viene scelta da anni, la Colorcom, che nel frattempo ha cambiato nome e ora si chiama Prostand.

Per l’allestimento degli stand di Mosca, invece, l’Enit ha scovato una ditta sarda, la Smeralda Consulting con sede a Sassari che secondo quanto risulta dalle visure camerali si occupa di tutt’altro: «Promozione, organizzazione e gestione di corsi professionali di formazione, aggiornamento, qualificazione e riqualificazione nei vari settori d’intervento del mondo del lavoro e dell’economia». La Smeralda Consulting dichiara di avere solo 6 dipendenti che all’Enit sono però sembrati sufficienti per l’allestimento di uno stand di 700 metri quadrati. Valore: 300mila euro. Secondo quanto denunciato da Interexpo, la ditta concorrente ed esclusa, in una lettera inviata all’Enit e al ministero, la Smeralda Consulting non avendo forze sufficienti si sarebbe rivolta a una ditta russa, la Build Expo, subappaltando a essa tutto il lavoro. Decisione che sarebbe in contrasto con le dichiarazioni rese al momento dello svolgimento della gara.

In mezzo a questa bufera di accuse e recriminazioni, a 22 dipendenti Enit a maggio dell’anno passato, piena era Covid, è stato riconosciuto un aumento di stipendio di 2mila euro l’anno mentre per un dirigente, Leonardo Francesco Nucara, responsabile dell’amministrazione e finanza, l’incremento è stato di circa 15mila euro. Ora lo stesso Nucara e gli altri dirigenti (Maria Elena Rossi e Massimo Perrino oltre a Bastianelli) vorrebbero un premio per i risultati raggiunti pari al 20 per cento dello stipendio base. In soldoni sono 28mila euro per Bastianelli, 21mila per Rossi e Nucara, 18mila per Perrino.

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