Continua con la sua 30esima puntata la rubrica “Politica resiliente” curata da Avviso Pubblico, l’associazione nata nel 1996 per riunire gli amministratori pubblici che si impegnano a promuovere la cultura della legalità democratica.


#Nosilenziosullemafie. È questo il titolo dell’appello, rivolto alle candidate e ai candidati alle Elezioni politiche del 25 settembre, che Avviso pubblico ha presentato questa mattina, mercoledì 7 settembre, nel corso di una videoconferenza, insieme a Rosy Bindi, già presidente della Commissione parlamentare antimafia, Enzo Ciconte, storico delle organizzazioni criminali e Roberto Montà, Presidente di Avviso pubblico.

Un appello che vuole sollecitare i candidati e le candidate alle prossime elezioni a parlare di mafie e corruzione nel corso della campagna elettorale e ad impegnarsi, se eletti o se elette, a portare avanti cinque politiche e cinque proposte di impegno che l’associazione ha elaborato, recependo le istanze di più di 500 enti locali e 11 regioni attualmente associate, nonché monitorando costantemente i lavori di Camera e Senato tramite il suo Osservatorio parlamentare.

Ci sono politiche da perseguire e riforme da approvare, lavori che il parlamento attualmente in carica non ha concluso, leggi che aspettano di essere emanate da tempo.

Si tratta di proposte e impegni concreti che per Avviso pubblico rappresentano un punto di partenza e un promemoria per il futuro parlamento.

Le cinque proposte

Tenendo fermi i principi della legge Rognoni-La Torre, favorire l’uso sociale dei beni confiscati e garantire il funzionamento delle aziende sottratte definitivamente alla criminalità organizzata ancora in grado di stare sul mercato, rafforzando l’operatività dell’Agenzia nazionale e stanziando fondi a favore degli enti locali e delle realtà del Terzo Settore;

Semplificare la normativa in materia di appalti senza perseguire logiche di deregolamentazione che potrebbero concretamente avere un’incidenza negativa sull’efficacia dei controlli di prevenzione e contrasto alle mafie e alla corruzione;

Sostenere giornalisti/e, amministratrici e amministratori locali minacciati e intimiditi, garantendo loro protezione e la continuità dell’operatività dell’apposito Fondo di ristoro dei danni subiti istituito tramite la legge di bilancio del 2021;

Stanziare adeguate risorse in favore delle forze di polizia e della magistratura per rafforzare il numero delle persone che vi operano, per mettere a loro disposizione gli strumenti necessari a garantire un operato efficace ed efficiente, sia sul lato del contrasto che della prevenzione alle mafie e alla corruzione;

Garantire la massima vigilanza sulla gestione e l’impiego dei fondi del Pnrr, affinché queste risorse siano adeguatamente impiegate per garantire lavoro, istruzione, sanità, sviluppo sociale ed economico, equo e sostenibile, a tutte le cittadine e cittadini italiani.

Le cinque proposte di impegno

La riforma della legge sullo scioglimento degli Enti locali per infiltrazioni mafiose.

L’introduzione di una legge-quadro sul gioco d’azzardo.

La riforma della legge sui testimoni di giustizia.

L’approvazione di una legge organica che regolamenti le relazioni fra esponenti istituzionali e i rappresentanti di interessi.

La riforma del cd. ergastolo ostativo, da approvare entro l’8 novembre 2022, secondo l’ordinanza emessa nel 2021 dalla Corte Costituzionale.

Proposte che leggendo i programmi di tutte le forze politiche non sembrano essere al centro dell’agenda politica di nessun partito.

La campagna elettorale che accompagnerà il nostro paese fino al 25 settembre sta infatti confermando quanto Avviso pubblico, insieme ad altre realtà, denuncia da tempo: nella dialettica fra partiti il tema mafia non occupa una posizione centrale, manca un costruttivo confronto sul perseguimento di strategie e politiche di prevenzione e contrasto alle mafie, punto nevralgico per lo sviluppo economico e sociale dell’Italia. Manca una visione sistemica circa l’attuale pervasività e pericolosità dell’agire mafioso.

Eppure i report istituzionali – Commissione parlamentare antimafia, ministero dell’Interno, Direzione nazionale antimafia, Banca d’Italia – raccontano come la pressione mafiosa nell’economia e sui territori si sia particolarmente acuita ormai in tutto il paese, negando diritti e libertà fondamentali a migliaia di cittadini e operatori economici, rischiando di soffocare sul nascere ogni tentativo di ripartenza del nostro paese, costretto a risollevarsi dalla pandemia prima e dalla guerra poi, eventi che hanno messo in ginocchio migliaia di famiglie e imprese.

La Banca d’Italia, che attraverso l’Unità di informazione finanziaria raccoglie le segnalazioni di operazioni sospette sul riciclaggio di denaro sporco, grimaldello per inquinare l’economia sana, a luglio ha diramato il nuovo report. Nel primo semestre del 2022 le segnalazioni sono state 74.233, il 6 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2021, anno in cui si era già stabilito un nuovo record negativo.

A questi dati si aggiungano quelli relativi alle interdittive antimafia emesse dalla Prefetture. Dall’agosto 2020 a fine luglio 2022 ne sono state emesse quasi 4.000, una media di cinque al giorno (Fonte: Ministero dell’Interno).

Le mafie hanno avuto, e continuano ad avere, rapporti con la politica. In particolare a livello locale. Lo testimoniano i 278 Comuni sciolti per infiltrazione mafiosa dal 1991 ad oggi, tra cui due capoluoghi di provincia – Foggia e Reggio Calabria – e sei aziende sanitarie. Gli scioglimenti si sono registrati in particolare nel Mezzogiorno, ma anche in alcuni territori del Centro-Nord, tra cui Lazio, Valle d’Aosta, Liguria, Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna.

Pur avendo sensibilmente ridotto l’uso della violenza, le mafie non cessano di minacciare ed intimidire, in particolare amministratrici e amministratori locali nonché giornaliste e giornalisti, che denunciano e operano per garantire legalità e trasparenza. Sono, rispettivamente, 300 e 64 i politici locali e gli operatori dell’informazione che sono stati minacciati nel primo semestre 2022. Alcuni di loro vivono scortati (fonte: ministero dell’Interno).

Le mafie si evolvono, si adattano ai tempi, colgono le occasioni, sfruttano la complicità e la connivenza di un’area grigia che nel corso del tempo si è estesa nel nostro paese. In tal senso, gli ingenti stanziamenti del Pnrr sono già entrati nel mirino degli interessi criminali.

Di fronte a questo scenario, la politica è chiamata a tenere il passo, a rispondere alle sollecitazioni. Prima ancora che attraverso le leggi, selezionando accuratamente i propri e le proprie rappresentanti, allontanando i collusi e le colluse, rifiutando i pacchetti di voti che la mafia gestisce.

Il 25 settembre costituisce una tappa fondamentale per il futuro del nostro paese, a cui le cittadine e i cittadini devono prestare la massima attenzione. Il crescente astensionismo degli ultimi anni non solo dimostra una progressiva perdita di fiducia nella politica, ma costituisce un pericoloso alleato per le mafie. Infatti, meno persone si recano alle urne, più facile sarà per le cosche, e per coloro che le spalleggiano, infiltrare imprese ed Enti locali, far eleggere qualcuno in parlamento.

Per questo l’appello #Nosilenziosullemafie si rivolge anche alle cittadine e ai cittadini affinché partecipino alla vita pubblica e non si astengano dall’esercizio del diritto/dovere di voto. È fondamentale sottrarre spazi di agibilità, consenso sociale ed elettorale alle mafie.

È necessario che ognuno di noi faccia la sua parte. La repressione da sola non basta. Serve, contemporaneamente, un’azione di prevenzione fondata sulla partecipazione civica ed elettorale nonché sull’esercizio concreto di una politica credibile, competente e responsabile, che garantisca una pratica quotidiana della cultura della trasparenza e della legalità, ancorate ai principi della Costituzione.

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