Su Domani continua il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Dopo la serie sull’omicidio di Mario Francese e quella sul patto tra Cosa Nostra e i colletti bianchi, raccontiamo adesso la seconda guerra di mafia, quarant’anni dopo.

Il 26 maggio 1981, circa un mese dopo l'omicidio di STEFANO BONTATE e pochi giorni dopo l'omicidio di SALVATORE INZERILLO, scomparivano contemporaneamente TERESI GIROLAMO, DI FRANCO GIUSEPPE, FEDERICO SALVATORE e FEDERICO ANGELO.

I quattro, legati al BONTATE da vincoli di parentela e di cosca, venivano così tratteggiati nel rapporto del 13 luglio 1982 C/ GRECO MICHELE ed altri: "GIROLAMO TERESI era cugino dei fratelli BONTATE e cognato di GIOVANNI BONTATE per aver sposato una CITARDA, sorella della moglie di BONTATE GIOVANNI. Il TERESI era pure socio di BONTATE STEFANO nella "CENTRALGAS" S.P.A., impresa di imbottigliamento di gas liquido, con sede in contrada "Randazzo" di Carini. I fratelli FEDERICO, titolari della EURPLAST operante nel settore dei rivestimenti plastici per l'edilizia, erano gli abituali subappaltatori delle imprese facenti capo ai BONTATE ed ai TERESI; infatti erano stati impegnati per la definizione esterna di alcuni edifici costruiti dalla ATLANTIDE, dalla URANIA e dalla TECO, oltre che dall'impresa IENNA tradizionalmente e notoriamente protetta dal boss STEFANO BONTATE. FEDERICO SALVATORE ed il suocero MONDINO GIROLAMO stavano edificando nella zona di via Valenza una grande villa avendo come socio e progettista l'architetto MOLFETTINI VITTORIO, amico di STEFANO BONTATE e di GIROLAMO TERESI; per conto di quest'ultimo il MOLFETTINI aveva progettato e dirigeva i lavori di due ville ubicate sul viale Della Regione Siciliana di fronte alla via Aspromonte, ove TERESI risiedeva. Il DI FRANCO era uno degli accompagnatori di BONTATE STEFANO e in più occasioni era stato notato fargli da autista".

Il rapporto proseguiva riferendo che, secondo quanto si era appreso in ambienti mafiosi, i quattro erano stati soppressi dopo essersi recati ad un incontro chiarificatore cui erano stati invitati da persone appartenenti al loro stesso gruppo di mafia.

Tali notizie erano state confermate da DI GREGORIO SALVATORE - parente del BONTATE per avere lo zio DI GREGORIO CARLO sposato BONTATE GIUSEPPINA sorella degli stessi - il quale aveva, per primo, riferito alla Squadra Mobile fatti riguardanti i clan mafiosi, evidenziando il preminente ruolo di "DON" MICHELE GRECO all'interno della associazione mafiosa.

Venivano interrogati i congiunti degli scomparsi, i quali, però, non fornivano alcuna utile indicazione in merito.

TERESI PIETRO - fratello di GIROLAMO, successivamente allontanatosi da Palermo con tutta la sua famiglia - riferiva di una telefonata avuta col fratello la sera del 25 maggio, nel corso della quale questi lo aveva informato che il giorno successivo si sarebbe assentato, senza specificargli altro.

Seguendo le indicazioni date dal TERESI PIETRO, gli agenti si recavano in un cantiere di via Della Regione Siciliana per sentire gli operai addetti alla costruzione di una villa di GIROLAMO TERESI e questi, concordemente, negavano di averlo visto nella giornata del 26.

Venivano, comunque, notate nel garage dello stabile ove risiedeva il TERESI le auto dello stesso: segno evidente che il predetto si era allontanato servendosi di un mezzo non suo.

Da fonte confidenziale si apprendeva, inoltre, che il TERESI, nell'uscire di casa, aveva confidato alla moglie che doveva incontrarsi con "amici" e le aveva raccomandato i figli, qualora non fosse tornato da quello appuntamento.

Non a caso, quella sera del 26 maggio in casa TERESI si erano radunati numerosi congiunti, con aria costernata, come accertato dalla polizia.

SEIDITA ANNUNZIATA - moglie del DI FRANCO - riferiva che il marito era uscito verso le ore 16 di quel 26 maggio, allontanandosi a bordo della propria autovettura targata NO-34339.

La donna affermava di non essere a conoscenza dei rapporti che legavano il marito a STEFANO BONTATE, al TERESI o ai FEDERICO.

MONDINO CARMELA - moglie di FEDERICO SALVATORE - riferiva come i due fratelli si fossero allontanati a bordo della A 112 di ANGELO, senza specificare la meta.

La convinzione, già espressa nei rapporti di P.G., che i quattro erano stati soppressi nel contesto della guerra scatenatasi proprio con la soppressione di STEFANO BONTATE, che dei predetti era il "capo", veniva, come detto, rafforzata da quanto riferito da SALVATORE DI GREGORIO.

Trattando - più oltre - dell'omicidio del predetto, si riporteranno le dichiarazioni da lui rese alla Squadra Mobile; ma qui importa far rilevare come, in tale circostanza, il DI GREGORIO avesse riferito quanto già in certi "ambienti" era voce corrente e, cioè, che i quattro si erano recati ad un appuntamento con persone che credevano amiche, dalle quali, invece, erano stati uccisi.

La "convinzione" degli organi di P.G. diveniva certezza quando SALVATORE CONTORNO - che in prima persona aveva vissuto il prologo della macabra avventura dei quattro - si decideva a collaborare con i magistrati inquirenti e riferiva i particolari sulla scomparsa degli stessi, venendo, così, a confermare quanto già riferito "de relato" da TOMMASO BUSCETTA.

TOMMASO BUSCETTA iniziava con l'inquadrare i quattro scomparsi nella famiglia di Santa Maria di Gesù, il cui capo era STEFANO BONTATE e sottolineava il particolare legame che univa il BONTATE STESSO AL TERESI, uno dei pochi invitati al pranzo di addio dato dal boss a lui che partiva per il Brasile.

Le parole dei pentiti

In detto paese, pochi giorni dopo il suo rientro, aveva appreso dell'omicidio del BONTATE e, da ANTONIO SALAMONE, udiva il racconto di ciò che a tale omicidio era seguito:

«.........Non ricordo se in quell'occasione o successivamente, ANTONIO SALAMONE, nel commentare la fine di D'AGOSTINO, mi riferì che, dopo la morte del BONTATE e di INZERILLO, il predetto, unitamente a GIROLAMO TERESI e ai due FEDERICO doveva recarsi ad un appuntamento, fissato da PULLARA' (non so quale) e LO IACONO PIETRO, per fare i conti e, cioè, per discutere le conseguenze della morte del BONTATE. Il D'AGOSTINO, fiutando il pericolo, tentò invano di dissuadere gli altri e, dal canto suo, preferì chiedere aiuto, come ho detto, a ROSARIO RICCOBONO. E SALAMONE, commentando il fatto, disse che D'AGOSTINO era stato furbo a non fidarsi di PIETRO LO IACONO, ma scemo a fidarsi di ROSARIO RICCOBONO. Debbo soggiungere, infine, che il SALAMONE mi disse che nel tranello erano state fatte fuori quattro persone. Io però, conosco solo i nomi di GIROLAMO TERESI e dei FEDERICO, poiché il SALAMONE non mi ha mai fatto il nome della quarta persona».

SALVATORE CONTORNO che, come il TERESI, il DI FRANCO e i FEDERICO, faceva parte della famiglia di STEFANO BONTATE, dopo aver riferito gli avvenimenti seguiti alla morte del "capo", aggiungeva,: «Qualche tempo dopo l'omicidio (non saprei essere più preciso al riguardo) mi incontrai, nel solito posto (un piccolo spezzone di terreno di proprietà del TERESI, con annessa casa rurale sita in contrada Falsomiele) con MIMMO TERESI, il quale era in compagnia di GIUSEPPE DI FRANCO e dei fratelli ANGELO e SALVATORE FEDERICO; c'era anche EMANUELE D'AGOSTINO. Il TERESI fece presente che era stato convocato dal nuovo capo, GIOVANNI PULLARA', in campagna nella tenuta di Villagrazia di NINO SORCI e ci invito' a seguirlo; né io, né EMANUELE D'AGOSTINO, nonostante che fossimo stati anche noi convocati, seguimmo il TERESI, perché ci rendemmo conto che poteva trattarsi di un tranello, e ciò nonostante che il TERESI ci rassicurasse, facendoci presente che l'incontro era in un luogo di pertinenza di NINO SORCI, amico di STEFANO BONTATE. Gli altri, invece, si lasciarono convincere e così vidi partire, a bordo della stessa macchina (una A 112 di proprietà di FEDERICO) il TERESI, i due FEDERICO e il DI FRANCO. da allora non li ho più visti».

«Io e D'AGOSTINO attendemmo a lungo il ritorno del TERESI e degli altri, e, alla fine, ci rendemmo conto che anche i quattro avevano fatto la stessa fine di BONTATE e INZERILLO, per cui diventammo ancora più guardinghi avendo ben capito che eravamo rimasti gli ultimi due a dover essere soppressi.

Dopo alcuni giorni venne a trovarmi MARIANO MARCHESE, il quale mi fece presente che, effettivamente, i quattro erano stati soppressi e soggiunse che alla riunione nel baglio di NINO SORCI avevano presenziato GIOVANNI e IGNAZIO PULLARA', FRANCO ADELFIO, il fratello di quest'ultimo ed il figlio del fratello di FRANCO, GIUSEPPE GAMBINO (quello del blitz di Villagrazia), SALVATORE PROFETA, BENEDETTO CAPIZZI, PIETRO FASCELLA (anch'egli implicato nel blitz di Villagrazia), GIOVANNI ADELFIO parente degli altri ADELFIO.

Sicuramente era presente anche lo stesso MARIANO MARCHESE, essendo così bene informato dei fatti, ma io mi guardai bene dal chiedergli qualsiasi particolare per evitare di destare sospetti con la mia curiosità. Sono sicuro che era presente anche PIETRO LO IACONO, perché l'ho incontrato recentemente nel carcere di Ascoli Piceno ed egli, in un brevissimo colloquio avuto con me, mi disse di non aver potuto far niente per MIMMO TERESI perché quest'ultimo si incontrava con SALVATORE INZERILLO all'insaputa di tutti ed anche di esso LO IACONO, per cui non ispirava più alcuna fiducia».

La fine di Emanuele D'Agostino

[…] L'esame delle circostanze nelle quali era maturato il quadruplice omicidio di GIROLAMO TERESI, GIUSEPPE DI FRANCO, ANGELO e SALVATORE FEDERICO, ha già evidenziato molti degli aspetti connessi con la soppressione di D'AGOSTINO EMANUELE; e ciò perché, come si è visto, quest'ultimo, con felice intuizione, aveva evitato di essere la quinta vittima di quel fatidico "appuntamento" che era costato la vita ai primi quattro.

Anche il D'AGOSTINO, infatti, era stato "invitato", insieme ai quattro e a SALVATORE CONTORNO, a partecipare alla riunione indetta presso il baglio dei SORCI; ma, come il CONTORNO, aveva intuito il tranello e non vi era andato.

Resosi conto che ormai dovevano allontanarsi al più presto da Palermo, i due sceglievano strade diverse per la salvezza.

Mentre il CONTORNO, dopo di essere sfuggito ad un attentato, troncava ogni contatto con gli amici di un tempo, non fidandosi più di nessuno, il D'AGOSTINO cercava riparo presso il suo amico ROSARIO RICCOBONO.

Riferiva, infatti, il CONTORNO: "In questi frangenti appresi direttamente da EMANUELE D'AGOSTINO, pochissimi giorni dopo la scomparsa di MIMMO TERESI, che era sua intenzione di nascondersi presso il suo grande amico ROSARIO RICCOBONO e, quindi, di fuggire negli U.S.A. con un passaporto falso che gli avrebbe procurato lo stesso RICCOBONO. Dopo pochissimo tempo da tale colloquio si sparse la notizia che anche il D'AGOSTINO era scomparso". Inoltre vi era in giro la voce che anche il figlio del D'AGOSTINO fosse scomparso, ma non vi era sicurezza al riguardo.

Come si vede, trattasi di una dichiarazione con contenuto pressoché identico a quella del BUSCETTA anche in ordine alla scomparsa del D'AGOSTINO.

Non v'è dubbio che la scomparsa del TERESI e dei suoi tre amici, nonché del D'AGOSTINO e del CONTORNO, era stata preparata nei minimi dettagli, facendo leva sulla fiducia che gli stessi riponevano nei vecchi amici del BONTATE, uno dei quali era il SORCI (presso il cui baglio venivano eliminati i primi quattro).

Così facendo, il SORCI mostrava fattivamente di essersi schierato con i corleonesi.

Vi e' da ricordare, infatti, che il triste metodo della "lupara bianca" viene posto in essere proprio con l'ausilio di "amici" fidati, il cui compito è quello di "garantire" la sicurezza dell'incontro e consegnare, così, con grande facilità la vittima ai carnefici.

Ed è veramente singolare che un personaggio esperto e navigato come il D'AGOSTINO sia stato tanto ingenuo da fidarsi di ROSARIO RICCOBONO, di quell'uomo, cioè, così spietato e privo di scrupoli da essere chiamato con dispregio "IL TERRORISTA" perfino da GIUSEPPE CALO'. E' probabile che la grande dimestichezza fra i due (dimostrata dal fatto che il D'AGOSTINO abitava nello stesso palazzo di via G. Iung, abitato dalla famiglia del RICCOBONO, il quale usava il falso nome di CARMELO FRICANO; e i due appartamenti erano nello stesso piano) abbia fatto trascurare la dovuta prudenza al D'AGOSTINO. E' chiaro, infatti, che, consegnandosi al RICCOBONO e confidandogli che il BONTATE aveva intenzione di uccidere SALVATORE RIINA, il D'AGOSTINO offriva al RICCOBONO, compromesso agli occhi dei corleonesi proprio per la sua amicizia con BONTATE, la possibilità di riabilitarsi nei confronti di questi ultimi attraverso l'eliminazione del D'AGOSTINO stesso e la rivelazione di un fatto tanto grave che comprometteva l'immagine di BONTATE e ne giustificava l'eliminazione, nell'ottica mafiosa.

Ne' possono esservi dubbi circa l'effettiva soppressione del D'AGOSTINO. Sua moglie, LO COCO LAURA, infatti, dopo ben tre anni (15.3.1984) denunziava al Distretto di Polizia (e non alla Squadra Mobile) che il marito, latitante fin dal febbraio 1981 per sottrarsi alla esecuzione della misura di prevenzione dal soggiorno obbligato, non dava più notizie di sé dal luglio dello stesso anno. E mentre prima, pur latitante, si faceva spesso sentire in famiglia e talora si incontrava con la moglie, dalla data suddetta si era come volatilizzato.

E, finalmente, dopo oltre tre anni dalla scomparsa, la LO COCO, sentita questa volta dalla Squadra Mobile il 27.8.1984, si dichiarava grandemente preoccupata per la morte del marito, ma, pur escludendo che il marito potesse essersi allontanato volontariamente, nulla riferiva che potesse essere di utilità ai fini delle indagini.

E' confermato, quindi, che il D'AGOSTINO e' scomparso in data successiva rispetto al TERESI ed agli altri tre; per cui, anche sotto questo aspetto, ricevono piena conferma le dichiarazioni rese al riguardo da BUSCETTA e CONTORNO.

E, se ci si riferisce alla personalità della vittima, freddo ed efficiente esecutore d'ordini e fedelissimo di STEFANO BONTATE, si comprende bene perché il D'AGOSTINO "doveva" essere eliminato.

Il D'AGOSTINO, come è stato riferito anche da BUSCETTA, era stato impiegato nella c.d. strage di via Lazio, il che fa intuire la "qualità" dell'uomo, impiegato in un omicidio tanto importante come quello di MICHELE CAVATAIO.

Che fosse, poi, un grosso trafficante di stupefacenti è stato confermato dalle esplicite e riscontrate dichiarazioni di SALVATORE CONTORNO ed era già emerso dalle indagini bancarie riguardanti i fratelli GRADO, in cui, come si è visto, è stato accertato - anche - che gestiva le bische clandestine dell'ippodromo "LA FAVORITA" di Palermo. [...].

Con la soppressione, quindi, del D'AGOSTINO è venuto meno un grosso personaggio, pari almeno a SALVATORE CONTORNO, che aveva le qualità per organizzare la vendetta contro i corleonesi ed i loro alleati. Ancor più decisiva è stata l'eliminazione di GIROLAMO TERESI, potente vice-capo della famiglia di S. Maria di Gesù, i cui rapporti con STEFANO BONTATE erano già venuti alla luce nel cosiddetto processo dei 114. 

Testi tratti dall'ordinanza del maxi processo

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