Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è dedicata alla vicenda di Silvana Saguto, la giudice del Tribunale di Palermo che gestiva i beni sequestrati alla mafia finita al centro di un’indagine partita nel 2015 dalla procura di Caltanissetta. Nella condanna di primo grado i magistrati hanno accertato scambi di favori e di soldi tra la Saguto, avvocati e amministratori giudiziari.

Sempre il 18 giugno 2020 Lorenzo Caramma continuava ad aggiornare la moglie sugli ultimi problemi economici dicendole che: il direttore della banca gli aveva detto che “soldi non ce ne soldi” e, quindi, commentava Caramma, «la cosa si mette particolarmente male», l'assicurazione del figlio Francesco gli aveva sollecitato il pagamento del premio perché avevano maturato un ritardo di venti giorni («mi ha telefonato quello dell'assicurazione di Francesco dicendo: non per farti premura, il giorno 25 devo consegnare le polizze, vedi se puoi, non l'ha mai fatto anche perché io l'ho pagato sempre entro 5-6 giorni, ormai sono 20 che dovevo pagare, sono 600 euro ... ma comunque»); era riuscito a pagare la bolletta della luce grazie al prestito di un amico («la luce me li ha prestati Carmelo e questa ce la siamo levata perché oggi era l'ultimo giorno»): […]. Il 21 giugno 2015, il servizio clienti American Express comunicava a Silvana Saguto, tramite messaggio di testo, che il saldo della carta [...] era pari a 13.886,45 euro al 20 giugno 2015.

A fronte degli ingravescenti problemi economici, il 22 giugno 2015, Silvana Saguto chiedeva a Cappellano Seminara se avesse “fatto” e “mandato i documenti”. Cappellano rispondeva di non averli “mandati” (“mandati è un parolone”), ma che li stava «preparando». È evidente in questa conversazione come il termine «documenti» sia utilizzato in senso figurato, atteso che, se si fosse trattato realmente di documenti di lavoro, non si capisce come i due interlocutori potessero comprender di quali documenti delle tante amministrazioni giudiziarie gestite da Cappellano Seminara si stesse parlando.

Sempre utilizzando il linguaggio in codice convenuto, Cappellano la rassicurava sulla serietà del suo impegno e che l'indomani ne avrebbero parlato di presenza («preparali, vabbè domani avremo modo di parlare, d'altronde tu i tuoi provvedimenti puoi farli tranquillamente perché sono sufficientemente supportati»). Infine, i due si salutavano dandosi appuntamento nell’ufficio della Saguto.

[…] È appena il caso di sottolineare come emerga con tutta evidenza dal tenore letterale della conversazione che il termine "documenti" sia utilizzato dagli interlocutori per riferirsi ad altro e non a documenti. L’unica interpretazione logica da attribuire all'espressione «i tuoi provvedimenti puoi farli tranquillamente, perché sono ... sufficientemente supportati. Va bene» è infatti la seguente: «Puoi effettuare le spese o i pagamenti necessari, perché le somme di denaro che sto preparando sono di entità sufficiente a coprire le tue necessità».

Di contro non ci si può formare al tenore letterale delle parole, perché altrimenti dovrebbe ritenersi che con quelle parole Cappellano Seminara volesse “autorizzare” il magistrato ad emettere provvedimenti di natura giurisdizionale.

Il 23 giugno 2015 Cappellano Seminara, come concordato il giorno precedente, faceva visita a Silvana Saguto in Tribunale e le diceva che «la documentazione era pronta», ma che doveva «solo andarla a ritirare», e le proponeva di consegnargliela sabato.

Siccome Silvana Saguto aveva programmato di andare a Siracusa nel weekend, i due restavano d'accordo che Cappellano avrebbe consegnato “i documenti” a suo marito. Cappellano Seminara sapeva, perché glielo aveva detto Silvana Saguto il 15 giugno 2015, che la stessa aveva bisogno di pagare il saldo della carta American Express entro il 30 giugno 2015, perché, diversamente, gliela avrebbero bloccata; quindi consegnare "i documenti" lunedì, ossia il 29 giugno, poteva essere troppo tardi.[...].

Diversamente dal 15 giugno 2015, quando i due interlocutori erano stati più espliciti, nel corso della conversazione del 23 giugno successivo, riprendendo le fila dei discorsi fatti anche al telefono, utilizzavano un linguaggio convenzionale, evidentemente per tutelarsi da eventuali ascolti indiscreti (infatti, come risulta dalla trascrizione completa della predetta intercettazione, la mattinata del 23 giugno era stata caratterizzata da una notevole afflusso di persone nell'ufficio di Silvana Saguto).

[…] Anche la superiore conversazione appare molto chiara, anche se gli interlocutori - in particolare Cappellano Seminara - utilizzano un linguaggio criptico. I “documenti” che Cappellano Seminara stava preparando, infatti, erano evidentemente denaro e lo si comprende agevolmente anche solo considerando che nella conversazione in questione manca qualsivoglia riferimento ad una procedura di prevenzione, ad un procedimento penale o ad una parte processuale, sicché la dott.ssa Saguto, se veramente si fosse trattato di documentazione dell’ufficio, certo non avrebbe potuto comprendere di quale, tra le tante, procedure si stesse parlando, considerato che Cappellano Seminara rivestiva l'incarico di amministratore giudiziario in plurime procedure.

D'altra parte, pure l'espressione finale adottata dalla Saguto («va bene., sono molto avvilita, molto») non sarebbe spiegabile se si stesse parlando di lavoro ed appare invece logicamente comprensibile solo se riferita alla preoccupante situazione economica in cui versava lei e la sua famiglia e che era il tema ricorrente delle conversazioni intrattenute da Silvana Saguto con i suoi familiari.

L’American Express

Il 25 giugno 2015 un dipendente di Banca Nuova informava che quel giorno era in pagamento la carta di credito, per un saldo di «poco più di 10 mila euro», e che, quindi, «ne servirebbero 8050, proprio giusti giusti sul conto», Lorenzo Caramma cercava di prendere tempo, e diceva al suo interlocutore che non era in grado di provvedere nell'immediato […]. Questa conversazione va letta unitamente a quella già sopra richiamata, nel corso della quale Lorenzo Caramma aveva detto alla moglie che il conto in banca era in sofferenza per 1150 euro e con quella, nel corso della quale la Saguto aveva preannunciato a Cappellano Seminara che il saldo della sua American Express era di più di 10mila euro.

[…] La Saguto, dopo avere ricevuto il giorno prima, tramite il marito, la sollecitazione della banca al versamento di denaro per coprire la carta di credito, tornava a chiedere a Cappellano la consegna di "documenti" ed ancora una volta si intuisce chiaramente come non potesse trattarsi di veri documenti dell'ufficio della Saguto, peraltro inverosimilmente da consegnare al marito, anche per la successiva frase «daglieli perché poi li dobbiamo, queste cose devono andare comunque avanti..» che fa pensare al successivo deposito dei soldi in banca, o comunque, alla necessità di utilizzarli per pagare i debiti che in quel momento aveva la famiglia Saguto-Caramma.

[…] Sabato 27 giugno 2015 la Saguto chiamava nuovamente Cappellano Seminara per ricordagli "quel documento'', Cappellano Seminara la rassicurava e le chiedeva - utilizzando il solito linguaggio criptico («tu in ogni caso il provvedimento lo vuoi fare martedì stesso») - se martedì ( ossia il 30 giugno, data in cui le avrebbero bloccato la carta) fosse l'ultimo giorno utile per la consegna e, quindi, per il pagamento del debito con American Express; la Saguto rispondeva che il termine era lunedì ("lunedì... già simmo in ritardo .... sennò non ci arrivo più ..").

[…] Il 28 giugno 2015 la Saguto contattava il figlio Elio e, parlando delle difficoltà economiche della famiglia, gli diceva: "non contare su soldi immediati Elio ... .purtroppo non saranno tali.. non saranno immediati, perché sono tanti, non gliel'hanno accolta la cosa a Cappellano sai? ... a proposito di soldi tanti", cosi collegando le sorti economiche della propria famiglia a quelle di Cappellano Seminara e facendo riferimento alla causa pendente dinanzi al Cga di Palermo, per l'esito della quale - come già detto - lei ed il Prefetto Cannizzo avevano organizzato una cena a Palazzo Brunaccini, invitando a partecipare Giuseppe Barone, consigliere del Cga e membro del Collegio chiamato a decidere quel procedimento avente ad oggetto la parcella milionaria liquidata dalla stessa

Saguto nella procedura di prevenzione Sansone.

Peraltro, anche a volere ritenere comprensibile l’interesse della Saguto alle sorti dell’impugnativa di un provvedimento dalla stessa emesso, è incomprensibile che tale fatto potesse realmente interessare il figlio Elio, tanto da costituire il fulcro di una conversazione telefonica tra madre e figlio: è evidente, allora, che i due si stessero riferendo alla possibilità che Cappellano Seminara, ottenuto esito favorevole nel giudizio amministrativo, consegnasse del denaro alla famiglia Saguto-Caramma.

Le “camurrie” da risolvere

Nel corso della medesima telefonata, la Saguto era ancora più esplicita sulla mancata consegna da parte di Cappellano Seminara: «Poi dovevano arrivare quei documenti Cappellano li doveva fare avere a papà, non glieli ha dati, quindi ora io avrò i provvedimenti che scadranno, magari se c'ero io ieri, forse chissà. invece cosi ora vediamo, domani mattina lui deve andare a Trapani quindi 'sti cosi non ce li darà e già è il 29, me li dà pomeriggio che non mi servono più (inc.) 30. insomma una camurria...».

La stessa mattina del 28 giugno 2015 la Saguto parlava anche con il figlio Emanuele, al quale pure rappresentava la sua preoccupazione: […].

Sempre il 28 giugno 2015, veniva registrata la seguente conversazione telefonica tra la Saguto ed il marito: […]. In sintesi, Caramma comunicava alla moglie che la banca aveva "pagato la caria", notizia che Silvana Saguto accoglieva come "un miracolo del cielo" e che la induceva a dire - anche se il marito le prospettava ulteriori problemi economici - che, proprio perché la carta di credito non era stata bloccata, non avrebbe avuto bisogno di andare a cercare "quello", ossia Cappellano Seminara, in giornata ("Cosi quello non .... io non ho bisogno di andarlo a cercare - diciamo - oggi").

In data 29.06.2015, all'interno dell'ufficio della Saguto, la donna parlava con Capellano Seminara, il quale ad un certo punto le diceva: «Più tardi, tra più tardi e domani ti completo tutto, quindi, vengo io, cosi porto i documenti ne discutiamo ... domani ... che dici? Mi sembra più logico, anziché, lasciarteli cosi e poi tu devi fare il provvedimento ne parliamo e se tu hai dubbi io...». Poi nel pomeriggio della stessa giornata, Silvana Saguto telefonava a Cappellano Seminara chiedendogli come ''fosse finita" e quando avrebbero potuto vedersi ("che mi dici, ci vediamo, quando ci vediamo ..").

Cappellano la rassicurava, dicendole di essere in procinto di andare a prendere i documenti e di non preoccuparsi perché poi l'avrebbe chiamata lui […]. Il 30 giugno 2015, alle ore 18.13, un dipendente di Banca Nuova contattava Lorenzo Caramma, il quale rispondeva: «Ma non me lo .... non l'ho dimenticato, sto cercando di provvedere ...», riferendosi ovviamente alla ricerca di disponibilità finanziaria per saldare la scopertura di conto corrente.

[…] Alle ore 18, 15 Caramma informava la moglie che aveva chiamato Banca Nuova e la Saguto gli diceva che avrebbe chiamato subito "ah si .. ora sto chiamando ... ciao". Un minuto dopo, alle ore 18,16, la Saguto contattava Cappellano Seminara: […]. Il 30 giugno 2015 Cappellano Seminara andava effettivamente a casa della Saguto, come risulta dall'attività di indagine espletata (attività di o.p.c.).

[…] L'indagine bancaria ha consentito, altresi, di accertare che sul conto corrente acceso presso Banca Nuova, cointestato a Saguto e Caramrna, venivano effettuati tre versamenti in contanti da sportello ATM nelle date del 1, 2 e 7 luglio, rispettivamente per 3000, 2000 e 3000 euro, ossia per un importo totale di 8000 euro (corrispondente alla sofferenza su quel conto) e sul conto corrente Unicredit intestato ai due coniugi il 7 luglio veniva effettuato, sempre da sportello ATM, un versamento di 1500 euro.

Come risulta dall'attività tecnica di intercettazione e come evidenziato dallo stesso teste Sorino, dopo l'incontro del 30 giugno 2015, Silvana Saguto non contattava più in maniera insistente Cappellano per chiedergli di incontrarsi e avere «la documentazione». Parallelamente, i dipendenti di Banca Nuova non contattavano più Caramma per chiedergli di effettuare versamenti sul conto in sofferenza.

Tutta la tensione dei giorni precedenti, che aveva raggiunto il suo culmine con le telefonate frenetiche del 30.6.2015 e poi con l’appuntamento serale presso l'abitazione della Saguto, si scioglieva del tutto nei giorni successivi.

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