Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è dedicata alla vicenda di Silvana Saguto, la giudice del Tribunale di Palermo che gestiva i beni sequestrati alla mafia finita al centro di un’indagine partita nel 2015 dalla procura di Caltanissetta. Nella condanna di primo grado i magistrati hanno accertato scambi di favori e di soldi tra la Saguto, avvocati e amministratori giudiziari.

Nel capo di imputazione sono riportate le seguenti utilità:

  • prestazioni di beni di consumo, quali consegne di cassette di frutta e verdura provenienti dal mercato ortofrutticolo, in particolare dalla cooperativa La Rinascente parte dell'amministrazione Ingrassia, nella quale Provenzano rivestiva l'incarico di coadiutore, all'indirizzo della famiglia, in via De Cosmi 37, anche su richiesta di Elio ed Emanuele Cammma;
  • l'utilità rappresentata da una prestazione di beni di consumo, consistila nella consegna di verdura, prima dell'estate 2015
  • l'utilità rappresentata da una prestazione di beni di consumo, consistita nella consegna, il 9 maggio 2015, di cassette di frutta, come esplicitamente da lei richiesto;
  • l'utilità rappresentata da una prestazione di beni di consumo, consistita nella consegna, il 9 giugno 2015, di alcune cassette di frutta e verdura;
  • l'utilità rappresentata da una prestazione di beni di consumo, consistita nella consegna, da parte di Provenzano, l'11 giugno 2015, di cassette di frutta;
  • l'utilità rappresentata da una prestazione di beni di consumo, consistila nella consegna, il 20 luglio 2015, di cassette di frutta come esplicitamente da lei richiesto;
  • l'utilità rappresentata da una prestazione di beni di consumo, consistita nella consegna, il 1 agosto 2015, di varie cassette di frutta, su richiesta di Emanuele Caramma;
  • l'utilità rappresentata da una prestazione di beni di consumo, consistita nella consegna, il 7 agosto 2015, di frutta.

Frutta e verdura anche per il prefetto

Anche queste, seppure di minore rilevanza, costituiscono indubbiamente utilità che si innestano nel rapporto corruttivo in disamina e vengono elargite da Carmelo Provenzano per gratificare il presidente della sezione misure di prevenzione di Palermo. Ed è proprio la circostanza della abitualità e sistematicità della dazione che ha indotto il Collegio a valutarle diversamente che nei meri termini di una regalia di modico valore.

È emersa, invece, una deprecabile abitudine di Silvana Saguto e di alcuni suoi familiari a richiedere insistentemente al Provenzano quantità di frutta, peraltro di tipologia facilmente reperibile sul mercato, che, considerate anche le quantità richieste ed accettate, non si può dire essere beni di modico valore.

È poi del tutto irrilevante, ai presenti fini, il fatto che Camelo Provenzano le avesse pagate o meno con soldi propri consegnati allo stand del mercato ortofrutticolo facente parte del sequestro Ingrassia: il reato oggi in disamina non è l'illecita appropriazione di altrui beni, ma solo la valutazione di una dazione gratuita di beni di consumo, di cui il Provenzano aveva evidentemente la disponibilità, fatta in maniera sistematica dal corruttore al pubblico ufficiale corrotto.

Ed è innegabile che Silvana Saguto fosse una persona avvezza a ricercare l'approvvigionamento gratuito di generi alimentari, fatto che è emerso anche dalla vicenda riguardante i suoi rapporti con Alessandro Scimeca amministratore giudiziario del supermercato Sgroi, dove l'imputata si riforniva abitualmente, facendo lievitare in maniera spropositata il conto aperto e tentando in tutti i modi di non corrispondere il saldo allorquando le era stata richiesto. Le utilità in disamina sono comprovate da una serie di conversazioni captate.

Segnatamente, 18 maggio 2015 Silvana Saguto contattava Carmelo Provenzano chiedendogli di procurarle un'altra cassetta di arance ed una cassetta piccolina di fragole. Provenzano la rassicurava che gliele avrebbe fatte avere l'indomani; il giorno successivo la Saguto chiamava Provenzano per ringraziarlo e questi - come è usuale in un rapporto di tipo corruttivo - la avvertiva che avrebbe presentato un'istanza sulla quale avrebbero avuto modo di discutere. Dalla conversazione emerge anche che, già in precedenza, Silvana Saguto aveva beneficiato della consegna da parte di Provenzano di frutta, infatti l'imputata fa espresso riferimento ad un'altra cassetta di arance di cui aveva beneficiato.

[…] La consegna di frutta datata 20 luglio 2015 è emblematica di come questo tipo di elargizioni fosse divenuto una vera e propria abitudine non solo per il pubblico ufficiale corrotto, ma per la sua intera famiglia, tanto che poteva anche accadere che fosse il di lei figlio, Elio Caramma, come si evince dalla seguente conversazione captata, a sollecitare alla madre la consegna da parte di Carmelo Provenzano di frutta, nel caso di specie lamponi.

[…] Dalla superiore conversazione emerge pure come le consegne fatte a casa della dottoressa Saguto da parte del corruttore Provenzano fossero tutt'altro che di modico valore, atteso il prezzo del lime al cartone - di circa 30 euro - tanto che i due interlocutori concordavano di contattare un altro fornitore per reperirli ad un prezzo migliore, Irrilevante, peraltro, a parere del Collegio, il fatto che a richiedere intere cassette di frutta fossero i figli della Saguto, essendo oltremodo evidente come Provenzano si adoperasse ad accondiscendere ai desideri dei due giovani Caramma solo per gratificare il Presidente della sezione misure di prevenzione di Palermo.

Quindi Carmelo Provenzano contattava Emanuele Camma e gli riferiva di avere trovato tutto quanto richiesto, ed "anche le ciliegie", evidentemente oggetto del primo ordinativo a cui il ragazzo aveva chiesto di inserire anche menta e lime. […] L'ingordigia e la spregiudicatezza della famiglia Caramma pretendere prodotti ortofrutticoli senza pagarne il corrispettivo e financo consegnati comodamente a domicilio era tale che il figlio Emanuele, quello stesso giorno, non lesinava di lamentarsi della mancata consegna delle angurie. […] Il 6 agosto 2015 Carmelo Provenzano contattava Alessandro Bonanno chiedendogli di consegnare due angurie e due ananas "spettacolari" al Prefetto Cannizzo e a Silvana Saguto. […] La mattina del 7 agosto 2015 Carmelo Provenzano inviava al Prefetto Cannizzo un sms del seguente tenore «questa mattina passa uno dei miei ragazzi da Villa Pajino. Non arrestatelo vuole solo consegnare un piccolissimo dono ortofrutticolo». Poco dopo il Prefetto gli rispondeva «Grazie e troppo! Sei sempre affettuosissimo».

Atteso il chiaro delle conversazioni captate sin qui segnalate e considerato che nessuna contestazione è stata mossa sul fatto che tali consegne siano realmente avvenute, può ritenersi che le consegne di frutta, addebitate dal pubblico ministero quale utilità della corruzione, devono ritenersi provate.

Inoltre, lo stesso teste Alessandro Bonanno, escusso all'udienza dibattimentale del 13 giugno 2018, ha ammesso le consegne effettuate tanto presso la dimora palermitana del Prefetto Cannizzo, quanto presso l'abitazione di Silvana Saguto precisando, purtuttavia il teste, che tali consegne avvenivano su esplicita richiesta di Carmelo Provenzano che provvedeva anche a corrisponderne il prezzo indicato nel relativo documento fiscale.

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