Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è dedicata alla vicenda di Silvana Saguto, la giudice del Tribunale di Palermo che gestiva i beni sequestrati alla mafia finita al centro di un’indagine partita nel 2015 dalla procura di Caltanissetta. Nella condanna di primo grado i magistrati hanno accertato scambi di favori e di soldi tra la Saguto, avvocati e amministratori giudiziari.

Si legge nel capo di imputazione la seguente ulteriore utilità o promessa di utilità: l'utilità rappresentata da un'offerta di lavoro retribuito 1.300 euro al mese per suo figlio Emanuele, formulata il 27 luglio 2015, e la promessa di utilità formulata in data anteriore al 18 agosto 2015, che, comunque, "dal primo ottobre avrebbe trovato [ad Emanuele] qualcosa da fare".

Le utilità che Carmelo Provenzano elargisce al giudice corrotto, particolarmente sensibile, come si è già detto, alla sistemazione del figlio minore Emanuele Caramma, non si esauriscono nell'aver procurato al giovane una laurea in tempi rapidissimi e nonostante le evidenti difficoltà che questi incontrava nello studio, ma vanno ben oltre la conclusione del percorso universitario dello stesso e nel luglio del 2015 si manifestano nella forma di una promessa fatta dal corruttore di reperirgli una occupazione lavorativa.

Peraltro, tale promessa viene fatta alla madre del ragazzo, la quale come emergerà dai dialoghi che di seguito verranno analizzati, non solo in un primo momento la accetta di buon grado, ma addirittura la caldeggia, la auspica anche conversando con soggetti terzi, evidentemente consapevole dei limiti dello svogliato figlio che ritiene inadeguata a sé la retribuzione netta mensile di 1300,00 e non è disponibile a rimanere seduto dietro una scrivania per quella cifra neppur per due ore al giorno.

Le conversazioni rilevanti sono quelle del 27 luglio 2015, intrattenute, quindi, poco tempo dopo il conseguimento della laurea da parte del Caramma; quel giorno quest'ultimo contattava il Provenzano e gli rappresentava di volerlo incontrare, e che anche la madre avrebbe voluto parlargli. Alle successive ore 17:39:42, Caramma Emanuele che si trovava a casa, contattava il Provenzano chiedendogli dove si trovasse e Provenzano rispondeva "in questo momento, 5 minuti ed arrivo, sto salendo sulla vespa"; Alle successive ore 17:42:18, tale zia Mirella contattava il giovane per congratularsi della laurea e alla donna, che chiedeva se avesse già cominciato a lavorare presso "quel professore", Emanuele Caramma rispondeva con "ehhh, ancora no, ora a settembre".

Sembra evidente come il progetto del Provenzano di trovare una occupazione lavorativa ad Emanuele Caramma, non fosse poi un segreto, tanto che pure gli amici della famiglia, proprio come la "zia Mirella" ne erano a conoscenza. Alle successive ore 18:38:00, Caramma Emanuele contattava la madre e i due parlavano delle prospettive lavorative del primo, dell'offerta fatta da Carmelo Provenzano di procacciargli un lavoro retribuito con circa € 1.300,00 di stipendio mensile. Dalla telefonata emergeva l'incredibile sdegno mostrato dal giovane dinanzi ad una simile offerta, ritenuta evidentemente inadeguata rispetto alle proprie capacità e possibilità, preferendo per tale somma rimanere in casa.

L’intercettazione tra madre e figlio

[Di: Silvana Saguto; U: Emanuele Caramma]

Di: Sta chiamando! (n.d.r: parlando al telefonino) Pronto, Emanuele!

U: Come vedi sempre ... , se una cosa può andare storta va sempre storta!

Di: Ancora non è andato niente!

U: No, appunto! Non è andato niente. […]

Di: Tu non hai appunto premure.. quindi con calma scegli quello che vuoi fare..

U: Sì, sì...

Di: Per adesso non ti piace non la fai

U: No. questo è il modo di dire .... "io le l'ho trovata una cosa, tu non l'hai voluta!"

Di: Cosa?

U: Questo è il modo di dire.... "io Te l'ho trovata una cosa, tu non l'hai voluta!". La stessa cosa come ... , si, per me è questo! E ha ragione! Ha ragione! Va beh!

Di: lo non so se non ti piace veramente o ti potrebbe anche interessare ...

U: Ma che cazzo dici? Otto ...

Di:... come cosa ...

U:... otto ore chiuso in un ufficio io! Ma va .... va .... veramente! Ma come cazzo si fa a dire ... , a chiedermi a me di stare chiuso otto ore in un ufficio a fare ... , a inserire contratti? Ma porco cane! Di: No inserire, parlare, parlare, contratti farli ..., io non ho capito bene che cosa dovresti fare. Ma perché, se fossero sei le ore sarebbe diverso?

U: Neanche ammazzato! Neanche due ore per fare questo lavoro lo farei!

Di: Va bene.

U: Per i 300 euro, ma che cazzo mi cambiano la vita 1300 euro?

Di: No, non te la cambiano la vita 1300 euro! +

U: No, non me la cambiano. non sono fuori di casa. Se mi vuoi buttare di casa mi prendo questo lavoro.

Di: Ma che fa, scherzi? Tu per me puoi rimanere tutta la vita con me, mia e tua, fìgurati! Ma ci mancherebbe altro! Non abbiamo premura.

U: No, va beh., tranquilla ... , ma io non ho premura, appunto, non ne ho, no! Va bene mamma, ti saluto.

Nel corso di una conversazione del 18 agosto 2015 Silvana Saguto raccontava ad una sua amica che Provenzano avrebbe iniziato a far lavorare il figlio Emanuele dal primo ottobre. Il 31 agosto 2015 poi Silvana Saguto rappresentava all'avvocato Aulo Gigante, e anche al padre le possibilità lavorative offerte al figlio Emanuele dal Provenzano. Non può revocarsi in dubbio, in conclusione, alla luce delle predette risultanze della istruttoria dibattimentale espletata, che Carmelo Provenzano abbia promesso a Silvana Saguto, quale prezzo della corruzione, un lavoro retribuito per uno stipendio di 1300 euro al mese per suo figlio Emanuele o, comunque, la promessa che "dal primo ottobre gli avrebbe trovato "qualcosa da fare".

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