Su Domani continua il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Dopo la serie sull’omicidio di Mario Francese e quella sul patto tra Cosa Nostra e i colletti bianchi, raccontiamo adesso la seconda guerra di mafia, quarant’anni dopo.

Il 9 gennaio 1982 - alle ore 12 circa - veniva ucciso GRADO ANTONINO, dipendente dell'Ente Autonomo Teatro Massimo di Palermo.

Il GRADO, al momento dell'agguato, si trovava proprio all'interno del laboratorio scenotecnico dell'Ente - ove prestava la propria attività come aiuto consegnatario - in compagnia di AMATO DOMENICO e DI MAGGIO SALVATORE.

Secondo la ricostruzione dei fatti operata sulla scorta delle dichiarazioni testimoniali raccolte, ad un certo punto si era udito bussare alla finestra del locale di cui sopra ed il GRADO, alzatosi dalla scrivania, si era avviato verso la stessa per aprirla.

Appena questi aveva aperto la finestra, era stato fatto segno a colpi di arma da fuoco esplosi dall'esterno da due individui.

L'AMATO e il DI MAGGIO si erano istintivamente buttati a terra per cercare scampo, mentre il GRADO si era diretto verso la parte opposta del locale ove, però, veniva raggiunto da due individui.

Tornava, quindi, indietro verso la scrivania e riusciva ad aprirne il cassetto, ma veniva raggiunto da numerosi colpi di arma da fuoco che lo attingevano alla testa ed in altre parti del corpo.

Il GRADO decedeva all'istante, data anche la devastante azione dell'arma usata dai killer, una pistola calibro 9 Parabellum.

Nel cassetto della scrivania veniva rinvenuta una rivoltella "RUGER" calibro 357 magnum, con sei cartucce inserite nel tamburo e con il numero di matricola abraso.

Era evidente l'estremo tentativo fatto dal GRADO di difendersi, come pure evidente era la consapevolezza della vittima di essere nel mirino dei killers, consapevolezza che lo aveva portato a detenere nel posto di lavoro una arma di provenienza illecita.

Dalla descrizione dei killers non si traevano elementi utili alla loro identificazione, come pure nessun utile elemento sul movente dell'omicidio emergeva dalle dichiarazioni dei congiunti della vittima.

Dagli stessi, in particolare, si avevano le solite notizie "rassicuranti" sulla condotta del GRADO, sulla sua dedizione al lavoro ed alla famiglia e sulla sua estraneità ad attività illecite.

Veniva rinvenuta una agenda del GRADO con dei nominativi annotati, ma anche l'esame testimoniale delle persone indicate negli appunti dava uno sconfortante esito negativo.

Venivano, inoltre, rinvenute nella abitazione del GRADO delle bustine contenenti polveri sospette che, però, ad un ulteriore esame, si rivelavano di nessun interesse.

I cugini Grado e il narcotraffico

STEFANO CALZETTA, inseriva l'omicidio del GRADO nel contesto dell'azione di sterminio dei seguaci di STEFANO BONTATE, precisando, appunto, che la vittima - dipendente del Teatro Massimo - era uno dei tanti uomini del BONTATE uccisi dopo l'eliminazione del capo.

Ed, invero, la causale dell'omicidio del GRADO va trovata proprio nella parentela con GRADO VINCENZO e i suoi fratelli, dei quali il primo era cugino.

Come ampiamente dimostrato nella parte che tratta del traffico di stupefacenti, i GRADO erano un potente clan in posizione di preminenza in tale commercio ed alleati, da sempre, di STEFANO BONTATE e TOTUCCIO INZERILLO.

Il cugino di questi, quindi, poteva costituire un valido punto di appoggio per i componenti della famiglia che si erano allontanati al nord per sottrarsi ai killers dei "vincenti".

Ed ANTONINO GRADO risultava ancor più pericoloso perché la sua attività si svolgeva proprio in via Conte Federico, ove aveva sede il laboratorio scenotecnico dell'Ente.

In tale zona, infatti, non erano più stati "tollerati" i possibili alleati del BONTATE e del CONTORNO, al quale ultimo la vittima era legata da vincoli di parentela.

Si è già detto, inoltre, che il GRADO doveva aver avvertito il pericolo incombente, tanto da esporsi al rischio di detenere un'arma con matricola abrasa, e ciò è una conferma della causale dell'omicidio.

Ulteriore elemento che conferma la causale sopra esposta può ravvisarsi nella successione cronologica tra questo omicidio ed altri di cui si e' già detto.

Il GRADO, infatti, veniva ucciso il 9 gennaio 82, appena un giorno dopo il duplice omicidio di IENNA MICHELE e TERESI FRANCESCO PAOLO e nello stesso giorno in cui veniva ucciso DI FRESCO GIOVANNI.

Come si è già visto, i tre erano stati uccisi con la stessa pistola semiautomatica "BROWNING" calibro 7,65 e tale particolare è emerso dalla relazione di perizia tecnico-balistica del Prof. MORIN e dalle indagini balistiche del Gabinetto Regionale di Polizia Scientifica di Palermo.

Il contesto temporale di detti omicidi, il legame delle vittime con SALVATORE CONTORNO (e la "sua" via Conte Federico) e con i BONTATE, le risultanze peritali, inducono a stabilire, con tutta serenità, anche una comunanza di causale. […].

Testi tratti dall'ordinanza del maxi processo.

La fotografia proviene dall'Archivio della redazione del giornale “L'Ora” custodito nella Biblioteca centrale della Regione Siciliana.

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