Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è incentrata sul generale Carlo Alberto dalla Chiesa ucciso quarant’anni fa il 3 settembre del 1982.


La redazione è in uno stanzone, gelido d’inverno e bollente d’estate. In prima linea siamo tutti ragazzi, fra i ventidue e i venticinque anni. Veniamo scaraventati ogni giorno sulle strade per raccontare i morti di Palermo.

Sono sempre tre gli articoli per ogni omicidio. La cronaca, «chi è» la vittima, i parenti e i vicini.

Nessuno vuole fare mai il «pezzo» sui parenti. Bisogna bussare alla loro porta, cercare di parlare con una vedova o una madre, procurarsi una foto del morto quando era in vita.

Tornare in redazione senza la foto non si può. Qualche volta la sfiliamo da un album, qualche altra volta la rubiamo direttamente da un comò con tutta la cornice.

Il giornale va in stampa verso mezzogiorno, alle due del pomeriggio è nelle edicole al centro della città e sui treni o sulle corriere che lo portano in ogni paese della Sicilia.

Per i palermitani è «il L’Ora». O «il L’Ora morti e feriti», per gli strilloni che ai semafori e agli incroci urlano i titoli di prima pagina e poi si abbandonano a una litania: «Quanti ne muriru, quanti ne cadiru». Quanti ne sono morti, quanti ne sono caduti.

Quotidiano indipendente della sera, il giornale L’Ora, fondato nel 1900 dai Florio, nel 1982 è l’unica voce dell’altra città, quella Palermo che è contro la mafia.

Denuncia scandali, i suoi giornalisti sono sommersi da querele, ogni tanto una bomba fa saltare la tipografia.

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