Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è incentrata sul generale Carlo Alberto dalla Chiesa ucciso quarant’anni fa il 3 settembre del 1982.


In una Palermo sprofondata in un’illusoria quiete, nel luglio del 1966 arriva Carlo Alberto dalla Chiesa per mettersi al comando della Legione dei carabinieri.

Salvo Lima non è più sindaco da dieci giorni. Per quindici anni ha avuto il Comune in pugno. Ora vuole tutta la Sicilia.

L’isola è cambiata, non è più quella che ha lasciato all’inizio del 1950 da capitano. Vista dall’alto, Palermo è un’immensa distesa di palazzi.

L’annuncio trionfale del ministro Rumor dopo la strage di Ciaculli è presto dimenticato.

È lo Stato che si stanca per primo.

La stagione della «lotta alla mafia» è un breve intervallo. I boss lo capiscono e cominciano a intravedere un futuro migliore, si riorganizzano sotto traccia, s’insinuano nelle amministrazioni, ritornano a comandare all’Ucciardone. E, intanto, impongono la loro «presenza» anche quelli che a Palermo chiamano i viddani o peri incritati, piedi sporchi di fango, contadini, i mafiosi di Corleone scesi in città.

Il più famoso fra loro, Carlo Alberto dalla Chiesa se lo ricorda bene: è Luciano Liggio, quello che lui ha denunciato per il sequestro e l’uccisione del sindacalista Placido Rizzotto. Adesso, Liggio, ha anche un piccolo esercito.

È una razza speciale di mafiosi quella di Corleone, ossessionata dalla segretezza. Sono paranoici, assetati di sangue e di potere.

La pace di Palermo finisce quando la mafia decide che deve finire. Il colonnello Carlo Alberto dalla Chiesa – sono passati tre anni dal suo arrivo a Palermo – è seduto su una polveriera.

Il 10 dicembre 1969, c’è la strage di Viale Lazio. Quattro morti negli uffici dei costruttori Moncada. Il bersaglio è Michele Cavataio, un boss dell’Acquasanta che vuole diventare il re dei re di Cosa Nostra. È la guerra che ricomincia.

Il 16 settembre 1970 scompare il giornalista de L’Ora Mauro De Mauro. Una lupara bianca, un sequestro senza ritorno. De Mauro è un ex di Salò, volontario nella Decima Mas del principe Borghese tra il 1943 e il 1945. È un reporter dal fiuto eccezionale.

Il 5 maggio 1971 uccidono il procuratore capo della Repubblica Pietro Scaglione e il suo autista Antonio Lo Russo. Scaglione è il primo magistrato assassinato in Italia nel dopoguerra

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