Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è dedicata al depistaggio sulla strage di via D’Amelio, nella quale morirono Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

In quei suoi appunti Falcone racconta in modo vivido quello che stava accadendo nelle stanze della Procura di Palermo, facendo un continuo riferimento ad “un personaggio inespresso” di manzoniana memoria, il procuratore Pietro Giammanco.

Il giorno dopo, il 25 giugno, Paolo Borsellino confermerà l’autenticità dei diari nel corso del suo intervento alla Biblioteca Comunale di Palermo:

“…io questa sera debbo astenermi rigidamente – e mi dispiace, se deluderò qualcuno di voi – dal riferire circostanze che probabilmente molti di voi si aspettano che io riferisca, a cominciare da quelle che in questi giorni sono arrivate sui giornali e che riguardano i cosiddetti diari di Giovanni Falcone. Per prima cosa ne parlerò all’autorità giudiziaria, poi – se è il caso – ne parlerò in pubblico. Posso dire soltanto, e qui mi fermo affrontando l’argomento, e per evitare che si possano anche su questo punto innestare speculazioni fuorvianti, che questi appunti che sono stati pubblicati dalla stampa, sul “Sole 24 Ore” dalla giornalista Milella, li avevo letti in vita di Giovanni Falcone. Sono proprio appunti di Giovanni Falcone, perché non vorrei che su questo un giorno potessero essere avanzati dei dubbi.”

Gli appunti di Falcone

- 1990) _ si è lamentato col maggiore Inzolia di non essere stato avvertito del contrasto fra PS e CC a Corleone su Riina (primi di dicembre 1990);

- ha preteso che Rosario Priore gli telefonasse per incontrarsi con me e gli ha chiesto di venire a Palermo anziché andare io a Roma (7 dicembre 1990);

- si è rifiutato di telefonare a Giudiceandrea (Roma) per la Gladio, prendendo pretesto dal fatto che il procedimento ancora non era stato assegnato ad alcun sostituto (7 dicembre 1990);

- ha sollecitato la definizione di indagini riguardanti la Regione al cap. CC. De Donno (procedimento affidato ad Enza Sabatino), assumendo che altrimenti la Regione avrebbe perso finanziamenti. Ovviamente, qualche uomo politico gli ha fatto questa sollecitazione ed è altrettanto ovvio che egli prevede un'archiviazione e che solleciti l'ufficiale dei CC. in tale previsione (Intorno al 10 dicembre 1990);

- nella riunione di pool per la requisitoria Mattarella, mi invita in maniera inurbana a non interrompere i colleghi infastidito per il fatto che Lo Forte ed io ci eravamo alzati per andare a fumare una sigaretta, rimprovera aspramente il Lo Forte (13 dicembre 1990);

- 18.12.1990 Dopo che, ieri pomeriggio, si è deciso di riunire i processi Reina, Mattarella e La Torre, stamattina gli ho ricordato che vi è l'istanza della parte civile nel processo La Torre (PCI) di svolgere indagini sulla Gladio. Ho suggerito, quindi, di richiedere al G.I. di compiere noi le indagini in questione, incompatibili col vecchio rito, acquisendo copia dell'istanza in questione. Invece, sia egli sia Pignatone insistono per richiedere al GI soltanto la riunione riservandosi di adottare una decisione soltanto in sede di requisitoria finale. Un modo come un altro per prendere tempo;

- 19.12.1990. Altra riunione con lui, con Sciacchitano e con Pignatone. Insistono nella tesi di rinviare tutto alla requisitoria finale e, nonostante io mi opponga, egli sollecita Pignatone a firmare la richiesta di riunione dei processi nei termini di cui sopra;

- 19.12.1990. Non ha più telefonato a Giudiceandrea e così viene meno la possibilità di incontrare i colleghi romani che si occupano della Gladio;

- 19.12.1990. Ho appreso per caso che qualche giorno addietro ha assegnato un anonimo su Partinico, riguardante fra gli altri, l'on. Avellone, a Pignatone, Teresi e Lo Voi, a mia insaputa (gli ultimi due non fanno parte del pool);

-10.1.1991. - I quotidiani riportano la notizia del proscioglimento, da parte del G.I. Grillo, dei giornalisti Bolzoni e Lodato, arrestati per ordine di Curti Giardina tre anni addietro con imputazione di peculato. Il G.I. ha rilevato che poteva trattarsi soltanto di rivelazione di segreti di ufficio e che l'imputazione di peculato era cervellotica. Il PM Pignatone aveva sostenuto invece che l'accusa in origine era fondata ma che le modificazioni del codice penale rendevano il reato di peculato non più configurabile. Trattasi di altra manifestazione della "furbizia" di certuni che, senza averne informato il pool, hanno creduto, con una "ardita" ricostruzione giuridica, di sottrarsi a censura per una iniziativa (arresto dei giornalisti) assurda e faziosa di cui non può essere ritenuto responsabile certamente il solo Curti Giardina, Procuratore Capo dell'epoca;

-16.1.91. Apprendo oggi che, durante la mia assenza, ha telefonato il collega Moscati, sost. Proc. Rep. a Spoleto, che avrebbe voluto parlare con me per una vicenda di traffico di sostanze stupefacenti nella quale era necessario procedere ad indagini collegate; non trovandomi, il collega ha parlato col capo che, naturalmente, ha disposto tutto ed ha proceduto all'assegnazione della pratica alla collega Principato, naturalmente senza dirmi nulla. Ho appreso quanto sopra solo casualmente, avendo telefonato a Moscati;

-17.1.1991. Solo casualmente, avendo assegnato a Scarpinato il fascicolo relativo a Ciccarelli Sabatino, ho appreso che Sciacchitano aveva proceduto alla sua archiviazione senza dirmi nulla. Ho riferito quanto sopra al capo che naturalmente è caduto dalle nuvole. Sul Ciccarelli, uomo d'onore della famiglia di Napoli, il Capo mi ha esternato preoccupazioni derivanti dal fatto che teme di contraddirsi con le precedenti, note, prese di posizione della Procura di Palermo in tema di competenza nei processi riguardanti Cosa Nostra;

- 26.1.1991- Apprendo oggi, arrivato in ufficio, da Pignatone, alla presenza del capo, che egli e Lo Forte, quella stessa mattina si erano recati dal cardinale Pappalardo per sentirlo in ordine a quanto riferito, nel processo Mattarella, da Lazzarini Nara. Protesto per non essere stato previamente informato sia con Pignatone sia col capo, al quale faccio presente che sono prontissimo a qualsiasi diverso mio impiego ma che, se si vuole mantenermi al coordinamento delle indagini antimafia, questo coordinamento deve essere effettivo. Grandi promesse di collaborazione e di lealta' per risposta;

- 6.2.1991. Oggi apprendo che Giammanco segue personalmente un'indagine affidata da lui stesso a Vittoria Randazzo e riguardante dei CC. di Partinico coinvolti in attività illecite. Uno dei CC. è stato arrestato a Trapani e l'indagine sembra abbastanza complessa.

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