Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è incentrata sul generale Carlo Alberto dalla Chiesa ucciso quarant’anni fa il 3 settembre del 1982.

Infida è Palermo nell’estate del 1982, con il suo prefetto che va e viene da Roma e aspetta «poteri» che nessuno gli vuole dare. Incontri al ministero dell’Interno, promesse, rassicurazioni, riunioni interminabili al Viminale per decidere chi è «preposto al mantenimento dell’ordine pubblico nell’isola» e chi deve «coordinare le forze dell’ordine».

Il prefetto dalla Chiesa o il presidente del governo siciliano Mario D’Acquisto, come recita l’articolo 31 dello statuto speciale della Regione?

Si discute per settimane, inutilmente. E intanto, ogni sera, si aggiorna la conta dei morti.

Il caldo è insopportabile, quaranta gradi all’ombra. In Sicilia è l’estate più bollente dell’ultimo quarto di secolo. Le «capanne» di Mondello sono prese d’assalto dai villeggianti, il depuratore è guasto e scarica i suoi liquami nelle acque color pastello del golfo.

La città mattatoio ha i suoi predestinati, l’altra città sembra indifferente. Gelo di melone e Corvo bianco di Salaparuta.

Il generale dalla Chiesa? «Meglio che se ne stia al mare a sciacquarsi le palle», ironizzano in Questura.

Il generale dalla Chiesa? «Ha molta buona volontà ma si dimentica che tutto deve passare da qui, da noi», si affrettano a far sapere gli ermellini del Palazzo di Giustizia, procuratori generali e presidenti di Corti di Appello che non dedicano alla mafia neanche un cenno nelle loro relazioni all’inaugurazione degli anni giudiziari.

Il generale dalla Chiesa? «Un uomo simpatico», risponde Salvo Lima, potente di Palermo.

Il carabiniere più famoso d’Italia è ostaggio nella città più spietata d’Italia.

Gli abitanti sono poco più di 700 mila, i disoccupati ufficiali 120 mila. Ma il denaro scorre a fiumi, c’è un popolo che campa con traffici di droga e contrabbando, commerci illegali piccoli e grandi, si sfama nel sottobosco, ingrassa con gli appalti pubblici.

E stanno arrivando altri soldi per Palermo.

Più di 5250 i miliardi di lire per opere della Regione e altri 1.000 del Comune per il risanamento di un centro storico – unico in Europa – ancora devastato dalle bombe della seconda guerra.

Si aspettano anche 500 miliardi per costruire case, sempre nuove case. A Cardillo. Ad Acqua dei Corsari. A Settecannoli.

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