Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è dedicata alla vicenda di Silvana Saguto, la giudice del Tribunale di Palermo che gestiva i beni sequestrati alla mafia finita al centro di un’indagine partita nel 2015 dalla procura di Caltanissetta. Nella condanna di primo grado i magistrati hanno accertato scambi di favori e di soldi tra la Saguto, avvocati e amministratori giudiziari.

La pubblica accusa individua, innanzitutto, quali atti contrari ai doveri d’ufficio posti in essere da Silvana Saguto, nella sua qualità di presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo e giudice delegato delle procedure 99 e 100/1993 RMP Fratelli Sansone, 39/2004 RMP Aiello, 26012010 RMP Salvatore Sbeglia, 27212010 RMP Francesco Paolo Sbeglia, 202/2010 RMP Bordonaro, 124/2011 RMP Maranzano, 263/2011 RMP Spadaro, 123/2012 RMP Abbate, 20/2014 RMP Ponte, quindi pubblico ufficiale, i seguenti provvedimenti: la nomina di Gaetano Cappellano Seminara quale amministratore giudiziario nelle seguenti procedure, ove Silvana Saguto ricopriva la veste di Presidente del collegio e di Giudice delegato: 260/2010 RMP Salvatore Sbeglia, il 3 febbraio 2011; 272/2010 RMP Francesco Paolo Sbeglia, il 15 febbraio 2011 (quando veniva disposto il sequestro di beni e la sospensione dell'amministrazione di CEDAM srl) e il 6 febbraio 2012 (quando veniva disposto il sequestro di delle quote sociali e dei beni aziendali di CEDAM srl); 202/2010 RMP Bordonaro, il 15 febbraio 2011; 124/2011 RMP Maranzano, il 20 luglio 2011; 282 263/2011 RMP Spadaro, 18 marzo 2012 (quando veniva disposta l'amministrazione giudiziaria ai sensi dell'ari. 34 d.lvo 159/2011 delle società New Pori spa, Portitalia srl e TCP-Terminal containers Palermo srl) e il 26 febbraio 2013 (quando veniva disposto il sequestro delle quote sociali e dei beni aziendali delle società già in amministrazione giudiziaria); 123/2012 RMP Abbate, il 20 luglio 2012; 20/2014 RMP Ponte, il 21 gennaio 2014 (quando veniva disposta l'amministrazione giudiziaria ai sensi dell'art. 34 d.lvo 159/2011 della Delta finanziaria spa, della F. Ponte sp,1 e della Vigidas spa) e il 18 marzo 2015 (quando veniva disposto il sequestro delle quote sociali e dei beni aziendali delle società già in amministrazione giudiziaria e della Makelhl tour srl).

Un meccanismo collaudato

Ora, per come si rappresenterà più specificamente in seguito, già a partire dalla fine del 2010 - ovvero dal pagamento in eccesso di compensi illecitamente disposto da Cappellano Seminara in favore di Lorenzo Caramma nel mese di dicembre 2010 relativamente alla fattura 92/2010 nell'ambito della procedura Calcestruzzi – la dott.ssa Saguto, nella sua qualità di presidente della sezione delle misure di prevenzione di Palermo, riceveva sistematicamente da Cappellano Seminara costanti e cospicui pagamenti indebiti, per il tramite del marito Lorenzo Caramma, nell'ambito delle procedure di prevenzione in cui quest'ultimo veniva nominato coadiutore da Cappellano Seminara.

La dott.ssa Saguto, già a partire dalla fine del 2010, era quindi un pubblico ufficiale disposto ad acconsentire alle richieste del corruttore, un giudice condizionato che - ricevendo dazioni indebite - era a disposizione del privato corruttore.

In questo quadro, il rapporto di somministrazione corruttiva ha implicalo da parte della Presidente Saguto la commissione di atti contrari ai doveri di ufficio, quali sono le citate nomine di Cappellano Seminara ad amministratore giudiziario, intervallatesi nel periodo dal 3 febbraio 2011 (procedura Sbeglia) al 18 marzo 2015 (procedura Ponte).

L'antidoverosità di tali provvedimenti si correla al fatto che la nomina di Cappellano Seminara prescinde da ogni valutazione circa la convenienza e l'opportunità per la realizzazione dei fini propri della procedura e si inserisce nell'ambito del rapporto di scambio di utilità intercorso tra il magistrato ed il medesimo professionista.

Lo comprovano le risultanze delle indagini patrimoniali, che hanno dimostrato come la principale fonte di reddito di Caramma Lorenzo, coniuge del magistrato, negli anni dal 2006 al 2015 siano stati proprio i compensi corrisposto a lui dal Cappellano Seminara quale libero professionista e quale amministratore giudiziario.

Lo dimostrano anche gli esiti del servizio di ascolto, che danno conto, da un lato, di una contrazione, negli ultimi anni, degli incarichi conferiti dalla Saguto al Cappellano Seminara negli ultimi anni in ragione degli attacchi mediatici di Telejato e delle conseguenti richieste di spiegazioni formulate alla dott.ssa Saguto dai capi degli Uffici Giudiziari e, dall'altro lato, degli interventi spiegati dalla Saguto su altri colleghi (in particolare nei confronti del dott. Muntoni, Presidente della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Roma) successivamente agli attacchi mediatici di che trattasi, per assicurare al Cappellano il conferimento di ulteriori incarichi di amministrazione giudiziaria, in seno alle quali potesse svolgere attività di collaborazione e consulenza anche il marito.

Significativa, sotto il primo profilo, è la conversazione intercettata il 4 agosto 2015 nell'ufficio della Saguto, nella parte in cui Cappellano Seminara - dopo avere terminato la dettatura alla Saguto del suo provvedimento di rigetto dell'istanza dell'lng.Nicoletti e dopo avere chiesto una sistemazione lavorativa per sua cugina - si spingeva direttamente a chiedere alla Saguto nuovi incarichi («...ma su Palermo misure? Perché considera che noi lasciala gas natural...») e la Saguto rispondeva «ora vediamo, per ora non abbiamo niente».

Preso atto della risposta negativa della Saguto, Cappellano si lamentava del fatto che nella procedura Virga era stato nominato amministratore Giuseppe Rizzo («devo dire che a me questo Rizzo non mi fa impazzire...») e la Saguto si giustificava dicendo che Rizzo glielo aveva fatto nominare Nasca («senti qua, me l'ha fatto nominare Nasca...») e che comunque aveva nominato come coamministratore Provenzano [...].

Oltremodo chiare sono, sotto il secondo profilo, le conversazioni intercettate in data 11/6/2015 intercorse tra Saguto e Cappellano, tra Cappellano e Muntoni e tra Cappellano Seminara e la Saguto, dalle quali chiaramente si rileva come la nomina di Cappellano Seminara operata in data 18/6/2015 da parte del Tribunale misure di prevenzione di Roma fosse stata suggerita al Muntoni da Silvana Saguto, proprio al fine di ottenere, per suo tramite, il conferimento di incarichi di collaborazione al coniuge Caramma Lorenzo.

Invero, l' 11 giugno 2015 Silvana Saguto chiamava Cappellano Seminara, che si trovava in quel momento a Roma, per dirgli di contattare Gugliemo Muntoni, Presidente del Tribunale misure di prevenzione di Roma e i due restavano d'accordo che si sarebbero sentiti in seguito.

Seguiva, quindi, la telefonata di Cappellano Seminara a Guglielmo Muntoni, nel corso della quale questi proponeva a Cappellano Seminara di assumere l'incarico di amministratore giudiziario nell'ambito di un sequestro di prevenzione che sarebbe stato depositato di li a breve, e Cappellano Seminara si dimostrava disponibile («con grande piacere»).

Il 18 giugno 2015 Cappellano Seminara contattava Silvana Saguto e la informava di avere ottenuto un incarico da Guglielmo Muntoni, il quale aveva espresso l'intenzione di coinvolgere Lorenzo Caramma nell'amministrazione giudiziaria («... e quindi mi ha dello: "questo se lo veda. Se ne freghi di tutto..., sappiamo chi è lei, sappiamo chi è Silvana... ". E' stata ... è stato graziosissimo. Al suo collega gli disse: "guarda, considera che la collega che ha il marito ingegnere l'ingegnere non può più lavorare a Palermo. Quindi, se noi un ingegnere meccanico possiamo farlo lavorare a Roma lui ha diritto di vivere la sua vita professionale, non influenzato...»).

[...]E' evidente come la nomina di Cappellano Seminara ad amministratore giudiziario fosse funzionale a creare occasioni di guadagno al marito della Saguto all'interno delle misure di prevenzione, tanto che la stessa Saguto, chiaramente al di fuori del corretto esercizio delle funzioni giudiziarie svolte, nel cui unico interesse la stessa avrebbe dovuto operare, si preoccupa di procacciare incarichi a Cappellano Seminara pure da parte di altra Autorità Giudiziaria operante nel mondo delle misure di prevenzione, sfruttando evidentemente i collaudati rapporti che, nel corso della sua carriera, aveva instaurato con i suoi colleghi per "sponsorizzare" Cappellano Seminara e non perché professionista preparato ed organizzato, ma, come è evidente dalla successiva conversazione captata, esclusivamente per fare lavorare il marito.

Del tutto esplicito è, infatti, il tenore della conversazione captata in data 8/7/2015, intercorsa tra Saguto Silvana e Licata Fabio, laddove la dott.ssa Saguto, parlando con il collega, affermava  «a Lorenzo ... Muntoni gli ha dato un incarico a Cappellano apposta per fare lavorare Lorenzo .. . quello si spaventa a dargli l'incarico a Lorenzo... . e perciò ti dico, ma Muntoni aveva nominato per dargli l'incarico dice sì "lavorano assieme....».

Trovare lavoro per il marito

La finalità che sta alla base della segnalazione operata dalla Saguto al collega Muntoni - pur se la condotta, in sé, non può apprezzarsi sotto il profilo del rapporto corruttivo, non implicando la mera segnalazione il compimento di alcun atto di ufficio da parte della Saguto - certamente colora di valenza indiziante invece i provvedimenti che riguardano la nomina del Cappellano in altre procedure dinanzi a lei pendenti, che appaiono chiaramente adottati in funzione della stessa finalità (il conferimento di incarichi al coniuge) e perciò sono qualificabili quali atti contrari ai doveri di ufficio del medesimo magistrato.

E', del resto, dato di immediata percezione la contiguità temporale fra la nomina dell'avv. Cappellano Seminara, quale amministratore giudiziario, nelle procedure Salvatore Sbeglia, intervenuta in data 3/2/2011, Francesco Paolo Sbeglia, intervenuta il 15/2/2011 ed il 6/2/2012, Bordonaro intervenuta il 15/2/2011, Maranzano intervenuta il 20/7/2011, Spadaro intervenuta in data 8/3/2012, Abbate intervenuta il 20/7/2012 e le istanze presentate dal Cappellano Seminara per il conferimento di incarichi di coadiuzione o consulenza a Caramma Lorenzo nelle procedure Allegro in data 19/10/2011, Diego Agro in data 2/11/201 I, Ignazio Agro in data 11/11/2011, Padovani in data 18/1/2012, Leone in data 13/7/2012 e Di Bella in data 13/7/2012.

Contiguità che ancor di più consente di apprezzare la prospettiva del rapporto di scambio nel quale si inseriscono le reciproche prestazioni e le modalità peculiari attraverso cui si realizza il patto corruttivo, modalità ritenute con ogni probabilità dagli imputati assai tranquillizzanti, dal momento che gli incarichi al Caramma venivano conferiti con il "correttivo" di non radicarsi a Palermo, ma nell'ambito di procedure pendenti presso Tribunali diversi da quello di Palermo.

Ed allora, può ritenersi dimostrato in giudizio, ad avviso del Tribunale, come la causa giustificativa degli incarichi conferiti a Lorenzo Caramma fosse da rinvenire negli incarichi che la Saguto aveva conferito a Cappellano Seminara e, viceversa, come la Saguto, consapevole degli incarichi conferiti al proprio marito, scegliesse di nominare Cappellano Seminara proprio in forza di tale accordo corruttivo e ricevesse appunto, in cambio di tali nomine, gli incarichi professionali per il marito e la dazione di ulteriori utilità indebite.

Peraltro, le nomine conferite a Cappellano Seminara dalla Saguto non sono soltanto rilevanti nel numero, ma sono sicuramente le più importanti e le più remunerative tra quelle pendenti al Tribunale delle misure di prevenzione di Palermo.

Tale circostanza, oltre ad essere stata chiaramente riferita dal teste Claudia Rosini, giudice in servizio alla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo all'epoca dei fatti, è stata pure confermata dalla stessa Saguto nelle conversazioni intercettate.

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