Su Domani continua il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Dopo la serie sull’omicidio di Mario Francese e quella sul patto tra Cosa Nostra e i colletti bianchi, raccontiamo adesso la seconda guerra di mafia, quarant’anni dopo.

Alle ore 19 circa del 19 agosto 1981, i carabinieri di Carini ricevevano notizia del rinvenimento di un cadavere in località "Fondo Crocco" di quel comune.

I carabinieri accertavano che, effettivamente, in detta località vi era il cadavere di un individuo, successivamente individuato in BADALAMENTI ANTONINO, disteso per terra in prossimità di una Fiat 127 allo stesso intestata.

La vittima si trovava in corrispondenza del cancello di ingresso di un vasto agrumeto, al cui centro, collegata da una strada in terra battuta dipartentesi da detto cancello, vi era una villa.

La vittima presentava una vasta ferita alla testa e varie ferite in altre parti del corpo, tutte prodotte da colpi di arma da caccia caricata a pallettoni e di revolver calibro 38.

Dalle prime indagini emergeva che il BADALAMENTI era stato raggiunto dai killers mentre, sceso dalla sua autovettura, si apprestava a richiudere il cancello con la chiave di cui aveva il possesso.

Attraverso una fattura rinvenuta all'interno della villa, ed intestata a RANDAZZO GIUSEPPE, si accertava come lo stesso fosse il formale intestatario della proprietà.

[…] La ispezione della villa, comunque, riservava per gli inquirenti notevoli sorprese, dovendo gli stessi constatare che si era in presenza di un complesso adibito a riunioni segrete di elementi di spicco della mafia.

La villa, infatti, era composta da vani tutti scarsamente arredati, con due stanze nelle quali erano stati sistemati, rispettivamente, due e tre letti con i soli materassi.

In una stanza del piano terra, compresa tra altre stanze e senza nessuna apertura all'esterno, era stato sistemato un tavolo rettangolare con otto sedie. Di dette sedie, sei, sistemate ai lati del tavolo in numero di tre per lato, avevano le spalliere regolari, mentre le altre due, sistemate a capotavola, avevano le spalliere più alte.

La reticenza di Randazzo

Il RANDAZZO, sentito sul punto, asseriva che il tavolo si trovava in quella stanza solo "per deposito" in quanto doveva essere sistemato in una stanza che doveva restaurare all'interno dell'edificio in cui abitava e, comunque, non era stato mai adoperato.

Precisava che le sedie erano dodici.

Che, però, la villa servisse per riunioni e per sicuro rifugio lo si poteva arguire, oltre che dalla disposizione del tavolo e delle sedie ineguali, anche dal fatto che la stessa era protetta da un muro di cinta, da grate di ferro alle finestre e da porte rinforzate da lamiere e chiuse con sbarre di ferro.

La villa, poi, non poteva non essere di esclusiva pertinenza del BADALAMENTI dato che questi ne aveva le chiavi d'ingresso, nonché aveva le chiavi di un armadio metallico a muro.

Il RANDAZZO - che non ricordava nemmeno il numero delle sedie poste intorno al tavolo - dichiarava di aver acquistato il fondo dal MARRONE nel 1979 e proprio a quell'anno risaliva la radiografia del BADALAMENTI rinvenuta nella villa.

Il LA FATA precisava di aver avuto le chiavi del fondo direttamente dal BADALAMENTI e di aver notato che il RANDAZZO, che pur saltuariamente veniva sul fondo stesso, non entrava mai nella abitazione.

Tutto ciò, dunque, porta a ritenere, come detto, che la villa fosse un luogo di riunioni e di rifugio di esclusiva pertinenza della vittima.

Ulteriore dimostrazione di ciò viene dalle risultanze delle indagini bancarie svolte sul conto di ALONGI GIOVANNI - titolare di una nota boutique di via Libertà [...].

Nino, il successore di Tano

Tali generiche notizie venivano confermate, con dovizia di particolari, da TOMMASO BUSCETTA il quale - proprio per la sua amicizia con GAETANO BADALAMENTI e STEFANO BONTATE - era a conoscenza delle vicende della "famiglia" di Cinisi.

Parlando di detta "famiglia", il BUSCETTA riferiva che il capo ne era stato fino al 1978 GAETANO BADALAMENTI, poi sostituito dal cugino ANTONINO nominato reggente.

I due, secondo il BUSCETTA, si odiavano e ANTONINO avrebbe fatto di tutto pur di far tramontare definitivamente la stella di GAETANO BADALAMENTI.

Lo stesso BUSCETTA riferiva di aver appreso da GAETANO BADALAMENTI che il cugino era stato incauto nell'accettare la reggenza della famiglia di Cinisi in odio a lui. Il BADALAMENTI era convinto che a far uccidere il cugino non potesse essere stato altri che ROSARIO RICCOBONO su mandato della Commissione e ciò perché quest'ultimo gli era molto vicino e ne conosceva tutte le abitudini.

Aggiungeva il BUSCETTA: «Debbo dire che fra i due cugini vi era certamente un'antipatia, ma che, in ogni caso, era sempre preferibile per GAETANO BADALAMENTI che a capo della famiglia di Cinisi vi fosse suo cugino, che non lo avrebbe mai fatto uccidere o consegnato al nemico, piuttosto che un estraneo. GAETANO BADALAMENTI, nel commentare l'omicidio del cugino, disse che era stato un ingenuo nel credere che quelli che lo avevano posto a capo della famiglia di Cinisi fossero suoi amici».

Quanto riferito dal BUSCETTA è altamente attendibile e trova, comunque, un riscontro obiettivo nelle successive vicende avutesi in seno alla famiglia mafiosa di Cinisi.

Detta famiglia era, senza dubbio alcuno, una delle più potenti ed attive all'interno di "Cosa Nostra" e ciò è dimostrato dal fatto che il suo rappresentante, GAETANO BADALAMENTI, era anche il capo della famigerata Commissione sino a quando, nel 1978, per ragioni non potute apprendere da nessuna fonte, veniva "posato".

Il BADALAMENTI, però, sebbene espulso dall'organizzazione, rimaneva pur sempre un ostacolo alle mire egemoniche dei corleonesi, sia per il ruolo dallo stesso assunto nel traffico internazionale di stupefacenti, sia per gli innegabili appoggi che poteva ottenere da altri membri della cosca a lui legati da vincoli di parentela o amicizia.

Le vicende della famiglia di Cinisi sono riferite nel rapporto dei carabinieri di Partinico del 27.11.83 e, comunque, vale la pena riassumere le tappe salienti dello scontro all'interno della stessa, facendo, pero', rilevare come tale scontro non sia stato (e non sia) fine a sè stesso, ma si collochi nel più ampio contesto della lotta scatenata dai corleonesi per il loro predominio su "Cosa Nostra".

La faida tra i Badalamenti e i Di Maggio

Proprio in tale contesto, appare ovvio che, dopo gli omicidi del BONTATE e dell'INZERILLO, si fosse scatenata anche la caccia a GAETANO BADALAMENTI che, come si è detto, sebbene "posato", godeva di grande potere e si poneva come ulteriore ostacolo alle mire egemoniche dei corleonesi.

Questi, specialmente attraverso PROVENZANO BERNARDO, avevano stretto accordi di affari e di potere con alcuni componenti del clan BADALAMENTI, quali PROCOPIO DI MAGGIO, PIPITONE ANGELO ANTONINO, PALAZZOLO PAOLO e SAVERIO, MAZZOLA SALVATORE, ecc..

Altri, invece, quali GALLINA STEFANO, IMPASTATO GIACOMO, FINAZZO GIUSEPPE, i BADALAMENTI SILVIO, NATALE, SALVATORE, VITO, LEONARDO, erano rimasti fedeli al vecchio capo.

Lo stesso BADALAMENTI NINO, come già detto dal BUSCETTA, pur non avendo nessuna simpatia per il cugino, mai si sarebbe sognato di tradirlo: la strategia della "terra bruciata", quindi, veniva attuata anche all'interno del clan BADALAMENTI e, significativamente, era proprio NINO BADALAMENTI il primo a cadere tra coloro rimasti fedeli al vecchio capo.

All'omicidio del reggente della famiglia di Cinisi seguivano altri delitti:

- Il 18 settembre 81, in Cinisi, veniva teso un agguato contro DI MAGGIO PROCOPIO, DI MAGGIO GIUSEPPE e IMPASTATO NICOLO', cognato e socio, questo ultimo di BADALAMENTI ANTONINO;

- L'1.10.81 in Carini, veniva ucciso GALLINA STEFANO, del cui omicidio si dirà oltre;

- Il 30.10.81, in Cinisi, MAZZOLA SALVATORE - legato ai fratelli PIPITONE - sfuggiva ad un agguato;

- Il 9.10.81, in Palermo, veniva ucciso MISURACA CALOGERO, del clan del BADALAMENTI;

- Il 17.10.81, in Villagrazia di Carini, veniva ucciso MARCIANO' SALVATORE, rimasto, come GALLINA STEFANO, dalla parte del BADALAMENTI;

- Il 20.12.81, in Terrasini, veniva ucciso FIDAZZO GIUSEPPE, socio ed amico di GAETANO BADALAMENTI;

- Il 15.1.82, in Isola Delle Femmine, veniva ucciso IMPASTATO GIACOMO, nipote di GAETANO BADALAMENTI;

- Il 26.1.82 in Isola Delle Femmine, veniva ucciso l'Appuntato dei CC. In congedo PIOMBINO NICOLO' il quale, avendo assistito all'omicidio di IMPASTATO GIACOMO, aveva fornito ampia collaborazione agli inquirenti;

- Il 26.11.82, in Cinisi, veniva ucciso BADALAMENTI SALVATORE, figlio di NINO;

- Il 2.6.83, in Marsala, veniva ucciso BADALAMENTI SILVIO, nipote di GAETANO BADALAMENTI;

- L'8.10.83, in Cinisi, DI MAGGIO PROCOPIO sfuggiva ad un secondo attentato e i killer, sparando su un gruppo di persone nell'intento di colpire il DI MAGGIO, uccidevano ZANGARA SALVATORE e ferivano LO BELLO FRANCESCO e GIAMBANCO SALVATORE, totalmente estranei, i tre, a organizzazioni mafiose;

- Il 15.11.83, in Cinisi, veniva ucciso MAZZOLA SALVATORE, già sfuggito ad un precedente agguato e di cui si è prima detto;

- Il 21.11.83, all'interno dell'Ospedale di Carini, veniva ucciso BADALAMENTI NATALE, elemento di spicco all'interno del clan e legato a GAETANO BADALAMENTI; lo stesso veniva raggiunto da cinque killers all'interno della stanza ove era ricoverata la moglie;

- Il 22.11.83, in Cinisi, veniva ucciso PALAZZOLO GIACOMO, dipendente della agenzia del BANCO DI SICILIA di quel centro e figlio del mafioso PALAZZOLO PAOLO, ucciso, a sua volta, il 2.9.61.

Questa lunga catena di sangue è la dimostrazione più lampante del disegno egemonico dei corleonesi per sopraffare i fedelissimi di GAETANO BADALAMENTI e creare il vuoto intorno allo stesso, come pure è la dimostrazione della unicità di tale criminoso disegno, sì da non potere pensare a molteplicità di causali negli omicidi di NINO BADALAMENTI, di GALLINA STEFANO e di BADALAMENTI SILVIO, delitti, questi ultimi due, dei quali si dirà più oltre.

Testi tratti dall'ordinanza del maxi processo

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