Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è dedicata alla relazione antimafia del 1976 scritta da Pio La Torre e dal giudice Cesare Terranova. Un documento che a circa cinquant’anni di distanza rimane ancora attuale.

In provincia di Agrigento gli atti e le manifestazioni tipiche del fenomeno mafioso hanno subito una graduale, ma costante attenuazione, rispetto al periodo (1943 – inizio aveva visto le cosche mafiose protagoniste di una lunga catena di delitti culminati nell'assassinio del commissario di Pubblica sicurezza Cataldo Tandoj.

La Federazione agrigentina del Pci ha già espresso il proprio giudizio sul fenomeno mafioso, con una puntuale e documentata analisi contenuta nel «memoriale» consegnato alla Commissione antimafia, che ancora oggi conserva la sua validità e attualità, confermata da episodi e rivelazioni successivamente verificatisi.

Pertanto ci limitiamo ad alcune sintetiche considerazioni aggiornate delle caratteristiche e delle dimensioni che allo stato attuale assume il fenomeno mafioso. Le cause della sua attenuazione scino dovute alla crisi delle tradizionali attività produttive: miniere di zolfo oggi in fase di completa smobilitazione, la crisi grave che investe la pesca e, per altri versi, il settore delle costruzioni edilizie.

Nella città di Agrigento, dopo la frana del luglio 1966 a causa del caos urbanistico, si è determinata la paralisi quasi completa delle attività di costruzione. Nel rimboschimento le lotte bracciantili hanno costretto l'azienda forestale a gestire direttamente i lavori di forestazione, lasciando uno spazio marginale agli appalti di cui solitamente sono stati e sono titolari elementi notoriamente legati alla organizzazione mafiosa.

Nel settore del vigneto la costituzione di un forte movimento cooperativo di cantine sociali (di orientamento cattolico, socialiste e comunista) ha sottratto molto terreno all'opera mafiosa di intimidazione e di ricatto a scopo di lucro, specie nella fase di commercializzazione dell'uva e poi del mosto, ed ha impedito il diffondersi su vasta scala della sofisticazione (che invece dilaga nel trapanese e nel palermitano).

Si è avuta contemporaneamente la crescita del livello di istruzione e della coscienza civile e democratica delle popolazioni. I grandi movimenti di lotta, guidati dai partiti di sinistra, dai sindacati e da alcuni settori importanti del mondo cattolico e della stessa Democrazia cristiana, in tutti questi anni hanno contribuito notevolmente a fare maturare una nuova coscienza nelle nuove generazioni, riducendo l'area di omertà e di paura che, laddove ancora esiste, rappresenta uno degli elementi su cui poggia e si sviluppa l'organizzazione mafiosa.

Una mafia “ridimensionata”?

Anche se il fenomeno mafioso ha subito in provincia tale ridimensionamento, si esclude che debba essere considerato estinto o comunque non in grado, a seconda della contingenza politica ed economica, di riprendersi ed estendersi.

Sono, infatti, presenti i presupposti economici e sociali determinati storicamente dallo sviluppo del capitalismo in Sicilia e regolati dal sistema di potere di stampo burocratico-clientelare che spengono tanti giovani, anche a causa della disoccupazione dilagante, a porsi fuori dalla legge, ricercando il legame con ile organizzazioni mafiose.

Esistono, infatti, in tutti i comuni dell'agrigentino nuclei mafiosi di tipo classico che agiscono ed operano con metodi che vanno dalla intimidazione al ricatto, dal paternalismo alla solidarietà di clan.

Alcuni di essi sono riusciti a collegarsi organicamente con i centri fondamentali della mafia siciliana che risiedono a Palermo da dove si dipartono le fila delle organizzazioni che regolano il contrabbando di tabacco, di droghe e di altri generi, il mercato della prostituzione e delle produzioni ortofrutticole, i campi cioè dove gli interessi economici e le possibilità di lucro sono consistenti per cui è possibile che avvengano delitti grava e spietati fatti di sangue. Sono esemplari, a questo proposito, le vicende della mafia operante nel triangolo Riesi-Ravanusa-Campobello di Licata.

L’esecuzione in una stanza dell'Ospedale civico di Palermo di Candido Ciuni è il momento più clamoroso di una lunga catena di omicidi perpetrati in quella zona, che ha visto implicati personaggi come il Di Cristina di Riesi, funzionario della Sochimisi e capo elettore del Pri.

Un altro settore in cui è presente largamente la mafia è costituito dall'allevamento e dal commercio di bestiame: zona di Canicattì tradizionalmente rinomata per il commercio e l'importazione dall'estero dii capi bovini e di carne macellata; zona montana (Alessandria della Rocca, Burgio, Lucca Sicula, Bivona, Santo Stefano, Cammarata, ecc.). Qui si passa dai frequenti reati di abigeato ad azioni di intimidazione (sgozzamento del bestiame, incendio di ovili), dalla macellazione clandestina di carni all'assassinio di pastoni e mercanti.

Le cosche più influenti di questa attività risiedono nei comuni di Alessandria e Burgio che oltre ad esercitare un peso notevole nella zona sopra citata riescano a collegarsi con la mafia dei vicini centri del palermitano (Prizzi-Corleone).

L’organizzazione mafiosa è particolarmente presente, inoltre, nel settore delle costruzioni edilizie e opere di interesse pubblico e stradali.

In centri come Canicattì, Licata, Sciacca, Palma, Ribera, buona parte della speculazione edilizia porta il marchio della iniziativa di gruppi mafiosi i quali hanno operato, come nel caso di Licata, Canicattì, Palma, in stretta collaborazione con le amministrazioni comunali dirette dalla Dc e dal centrosinistra ritardando ed in alcuni casi impedendo l'elaborazione e l’approvazione da parte dei Consigli comunali degli strumenti urbanistici, accaparrandosi le aree a basso costo o addirittura le aree di proprietà comunale (come nel caso del costruttore Pace di Palma Montechiaro, eletto consigliere comunale nella lista della DC nelle ultime elezioni amministrative, più volte denunciato dalla nostra sezione alla Magistratura con esiti purtroppo sempre negativi).

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