Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è dedicata alla relazione antimafia del 1976 scritta da Pio La Torre e dal giudice Cesare Terranova. Un documento che a circa cinquant’anni di distanza rimane ancora attuale.

I fatti più recenti mettono in evidenza un processo di «razionalizzazione» del sistema di potere mafioso nella città e nella provincia di Palermo che certamente richiede la guida di personalità politiche in grado di controllare gli atti e le decisioni di enti pubblici diversi.

Vogliamo riferirci, in particolare, alla conquista dell'appalto della manutenzione stradale da parte dell'impresa Lesca e alla entrata in scena della Consedil.

Abbiamo già illustrato la funzione assolta dall'impresa Arturo Cassina che ha gestito ininterrottamente, per oltre 36 anni, il servizio di manutenzione stradale del comune di Palermo. Ogni volta alla scadenza novennale, la Giurata comunale era riuscita ad imporre al Consiglio il rinnovo del contratto alla ditta Cassina senza regolare gara di appalto.

L’ultima volta in cui si adottò quella scandalosa procedura fu nel 1962, quando il contratto alla Cassina venne rinnovato ancora per 9 anni. L'approvazione di tale irregolare deliberazione provocò il ricorso del gruppo consiliare comunista di fronte alla Commissione provinciale di controllo. Anche in quella sede si verificò un colpo di mano per ratificare la delibera.

Su quella vicenda esiste un'ampia documentazione presso la nostra Commissione. (In particolare la deposizione resa allora dal Presidente della Commissione provinciale di controllo di Palermo, il magistrato Di Blasi, che sa dimise per protesta dall'incarico definendo quanto era accaduto «un atto di mafia»).

L’escamotage per favorire i Cassina

Il clamore suscitato da quell'episodio convinse il gruppo di potere che domina la città di Palermo che nel 1971 (alla scadenza dell'appalto!) non sarebbe stato possibile ripresentare l'operazione di rinnovo puro e semplice alla ditta Cassina e che occorresse escogitare qualcosa di nuovo. È stata così inventata la Lesca che si è aggiudicata l'appalto concorso della manutenzione stradale a Palermo, subentrando all'impresa Cassina.

Ma la cittadinanza palermitana ha potuto constatare: 1) che la Lescaconservava tutte le strutture e le attrezzature e gli uomini dell'impresa Cassina; 2) che a dirigere l'attività della nuova impresa era l'ingegner Pasquale Mistico, genero di Arturo Cassina, assistito dall'ingegner Luciano Cassina, figlio del titolare della vecchia ditta; 3) che nelle quattro zone in cui è divisa la città operano ancora i vecchi subappaltatori mafiosi con funzione ufficiale di capi zona. Ci si è domandato, allora, quale era il rapporto fra la Lesca e Cassina. Si è scoperto così che la famiglia Cassina ha in realtà il controllo della società Arborea che possiede il 95 per cento delle azioni della Lesca.

Ebbene il gruppo di potere che domina Palermo ha compiuto la beffa di indire un appalto-concorso dove alla fine sono rimaste in gara solo 3 ditte: la Cassina, la Lesca e la Ices di Roma. Quest'ultima non viene ammessa perché la Commissione aggiudicatrice (nominata dalla Giunta comunale!) non giudica sufficiente la fideiussione bancaria. Restano in lizza Cassina e Lesca: Cassina contro Cassina.

Su questa grottesca vicenda il gruppo comunista ha presentato un ampio e documentato ricorso alla Regione, chiedendo un'inchiesta parlamentare dopo che l'assessore regionale agli Enti locali Giacomo Muratore (uomo di fiducia dell'onorevole Gioia!) aveva approvato l'operato della Giunta comunale di Palermo. Copia dì tale ricorso viene pubblicala tra gli allegati.

Per capire la «posta in gioco» occorre tenere presente che l'appalto della manutenzione stradale e delle fognature costa al Comune di Palermo oltre 100 miliardi per i 9 anni di durata del contratto. (150 se si tiene conto della inevitabile revisione dei prezzi in aumento!).

Esiste un divario scandaloso tra i costi previsti dall'appalto e quelli accertati in altre città. (Per la manutenzione di strade e piazze è prevista a Palermo una spesa annua di 4 miliardi e 400 milioni, mentre a Bologna il costo complessivo è di 498 milioni. Per la manutenzione delle fogne a Palermo è prevista una spesa annua di 5 miliardi e 900 milioni, mentre a Bologna il costo complessivo è di 200 milioni circa).

La “strategia” dell’onorevole Gioia

Altro grande settore di dominio incontrastato del gruppo di potere diretto dall'onorevole Gioia è l'Ente porto di Palermo. L’impresa che opera in esclusiva nel porto di Palermo è la Sailem di cui è titolare l'ingegner D'Agostino che, grazie alla protezione del ministro Gioia, è diventata una delle più grandi imprese portuali del Mediterraneo.

Presidente dell'Ente porto è l'avvocato Santi Cacopardo che fu protagonista di primo piano dello scempio di Palermo negli «anni ruggenti» della speculazione edilizia in qualità, allora, di Presidente dell'Istituto autonomo case popolari di Palermo.

La Commissione possiede una documentazione enorme sulle gesta di tale personaggio che ha fatto assolvere all’Iacp la funzione di battistrada della speculazione edilizia, particolarmente attraverso la costruzione dei cosiddetti villaggi satelliti dove il Comune era costretto a fare le opere di urbanizzazione, valorizzando le aree limitrofe che venivano occupate dai mafiosi in combutta con gli uomini politici del gruppo di potere dominante.

Invece di provvedere al risanamento dei vecchi quartieri fatiscenti si è favorito per venti anni l'espansione della città in una direttrice preordinata (l'asse via Libertà, viale Lazio, circonvallazione verso Tommaso Natale e l'aeroporto di Punta Raisi su cui si è concentrato lo scontro sanguinoso fra le cosche mafiose!).

Negli ultimi anni, incalzato dall'opinione pubblica e dall'opposizione di sinistra, il ministro Gioia ha assunto in prima persona l'iniziativa del «risanamento» dei quartieri popolari promuovendo la stipula di una convenzione tra Comune di Palermo, Cassa per il Mezzogiorno e Italstat.

Tale convenzione era chiaramente finalizzata a scopi speculativi verso il versante di Palermo Est (oltre Greto) dove, fra l'altro, esistono cospicui interessi immobiliari delle famiglie Gioia e Cusenza. Sta di fatto che, avendo l'opposizione di sinistra in Consiglio comunale imposto profonde modifiche alla convenzione, che limitano fortemente i margini di manovre della speculazione, il «risanamento» di Palermo non si realizza.

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