Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è dedicata alla relazione antimafia del 1976 scritta da Pio La Torre e dal giudice Cesare Terranova. Un documento che a circa cinquant’anni di distanza rimane ancora attuale.

Il sistema di potere mafioso continua a dominare la vita di altre zone della Sicilia occidentale. Dopo Palermo possiamo dire che la situazione più preoccupante esiste in provincia di Trapani.

La Democrazia cristiana trapanese, infatti, è oggi in mano ad un gruppo di potere che è dominato dalla famiglia dei Salvo di Salemi, che, come è noto, controlla le famose esattorie comunali di cui si è tanto occupata la nostra Commissione.

La materia delle esattorie ha formato oggetto nella V legislatura di un'ampia indagine da parte di un Sottocomitato del Comitato per l'indagine sugli Enti locali, la cui relazione di massima non è stata, peraltro, mai sottoposta alla discussione ed all'approvazione formale della Commissione.

I dati emersi da quell'indagine consentono, però, di delineare un impressionante quadro di carenze, di anomalie e di irregolarità nel servizio esattoriale. L'aggio concesso a favore degli esattori per le somme riscosse in Sicilia, notevolmente e ingiustificatamente superiore a quello vigente nel restante territorio nazionale (a fronte di un aggio aggirantesi, sul territorio nazionale, intorno ad una aliquota media del 3,30 per cento, l'aggio siciliano giunge a toccare sino al 10 per cento circa); le ulteriori cospicue agevolazioni quali le cosiddette «tolleranze» sui tempi di versamento dei capitali riscossi, che vengono concesse fino alla misura del 20 per cento ed oltre del carico dei ruoli (e che si traducono sostanzialmente nella messa a disposizione degli esattori di ingenti somme di denaro senza interesse, che possono essere reinvestite in altre più lucrose attività); i non trascurabili profitti assicurati agli esattori attraverso i particolari istituti dei diritti di mora e delle partite inesigibili; i rimborsi spese eccedenti l'aggio che sono in taluni casi previsti a favore degli esattori, inducono al legittimo convincimento che l'apparato esattoriale possa configurarsi come una colossale organizzazione di intermediazione parassitarla che danneggia gravemente i contribuenti siciliani, l'economia siciliana e lo stesso sviluppo economico-sociale dell'Isola.

L’apparato esattoriale siciliano

Causa fondamentale dello strapotere dell'apparato esattoriale siciliano è stato l'esercizio distorto della legislazione tributaria da parte della Regione, a sua volta indubbiamente condizionata dalla spinta potente del formidabile gruppo di pressione di quell'apparato, praticamente nelle mani di poche famiglie (i Salvo, appunto, di cui si parla nel testo, i Cambria, i Corleo) che ne detengono il monopolio.

Il concreto esercizio da parte della Regione della potestà tributaria, che l'articolo 37 dello Statuto attribuisce alla sua autonoma competenza come fondamentale strumento per la realizzazione di un programma regionale di sviluppo democratico, anziché realizzare semplici ed economici meccanismi impositivi tali da tradursi in congrui strumenti di perequazione fiscale, ha modificato in peggio il macchinoso sistema di riscossione già vigente nel resto del Paese ed ha reso obiettivamente più facile nell'Isola l'incrostarsi nelle maglie di esso di privilegi, favoritismi ed abusi.

Non appare difficile qualificare tali incrostazioni come un classico terreno di coltura di degenerazione del fenomeno mafioso inteso come smodato ed ostentato abuso di potere. Ciò spiega il rilevante contributo che il gruppo comunista ha dato all'elaborazione delle proposte per il riordinamento del settore, impegnandosi vigorosamente perché alla recente legge 2 dicembre 1975, n. 576, contenente disposizioni in materia di imposte sui redditi e sulle successioni, che riduce notevolmente l'area di intervento delle esattorie permettendo al contribuente, con un sistema di autotassazione, di versare direttamente i tributi, senza il tramite degli esattori, sia affiancata, per la Sicilia, una misura che affidi le funzioni esattoriali solo alle banche pubbliche o a consorzi di banche, in cui quelle pubbliche abbiano la maggioranza del capitale sociale.

II congresso provinciale della Democrazia cristiana trapanese, tenutosi nel 1972, è consideralo il punto di arrivo della scalata data dal gruppo Salvo alla direzione della Democrazia cristiana di quella provincia. In quel congresso avvenne la saldatura, attorno al gruppo doroteo dell'onorevole Grillo, di una vasta maggioranza alla cui formazione concorrevano non solo i tradizionali gruppi salernitani e marsalesi, ma anche forze di Trapani e di Alcamo.

In quell’occasione il moroteo Culicchia, segretario provinciale uscente e sindaco di Partanna, accusò pubblicamente i Salvo di aver «acquistato» i voti dei delegati ininterrottamente per tutta la durata del congresso e fino al seggio elettorale dove si votava per il rinnovo delle cariche. La chiave interpretativa fondamentale del rapporto tra gruppi mafiosi e potere politico negli ultimi dieci anni in provincia di Trapani va ricercata, infatti, nella scalata del gruppo Salvo e nella crisi conseguente a questo processo che pare averli colpiti negli ultimi mesi (si veda il sequestro Corleo).

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