Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è dedicata alla relazione antimafia del 1976 scritta da Pio La Torre e dal giudice Cesare Terranova. Un documento che a circa cinquant’anni di distanza rimane ancora attuale.

Abbiamo voluto mettere in evidenza i limiti, le contraddizioni e talune reticenze della relazione generale presentata dal Presidente della nostra Commissione. Ci siamo assunti, contemporaneamente, le responsabilità di denunziare la realtà del sistema di potere mafioso nelle sue manifestazioni attuali, a Palermo e nelle altre province della Sicilia occidentale.

In questa denunzia non c'è alcuna intenzione scandalistica. Non siamo stati noi a promettere all'opinione pubblica l'esplosione della «Santa Barbara» e ad alimentare false prospettive sugli scopi della nastra Commissione parlamentare. La nostra denuncia tende a mettere in evidenza il permanere di rapporti fra cosche mafiose e pubblici poteri. Tale documentazione è importante ai fini degli indirizzi da dare alla lotta per debellare il dominio della mafia. Ecco perché noi mettiamo al primo posto il problema di una profonda trasformazione dei rapporti fra lo Stato e i cittadini.

Se si vuole assestare un colpo decisivo alla potenza della mafia occorre debellare il sistema di potere clientelare attraverso lo sviluppo della democrazia, promuovendo la smobilitazione unitaria dei lavoratori, l'autogoverno popolare e la partecipazione dei cittadini al funzionamento delle istituzioni democratiche.

Il triste spettacolo che, dopo le elezioni amministrative del 15 giugno, sta offrendo il gruppo di podere che domina Palermo, impedendo il funzionamento del Consiglio comunale e di quello provinciale, dimostra tutto il valore della nostra tesi.

La paradisi delle assemblee elettive ha permesso tradizionalmente al gruppo di potere palermitano di ottenere centinaia di delibere con i poteri del Consiglio da fare ratificare, poi, in pochi minuti, con un colpo di mano, al Consiglio comunale o provinciale convocato soltanto un paio di volte all'anno, fatti che furono duramente censurati in una mozione comunista discussa il 23 marzo 1973 dall'Assemblea regionale siciliana. Ecco perché occorre promuovere tutte le forme di controllo democratico, garantendo il pieno funzionamento delle assemblee elettive.

La simbiosi tra mafia e certa politica

Il sistema di potere mafioso è entrato ormai irrimediabilmente in crisi anche a Palermo. Ne sono una testimonianza gli ultimi sviluppi della lotta politica all'interno della DC palermitana e la ricerca travagliata di un confronto democratico e costruttivo per dare una nuova direzione alle amministrazioni della città e della provincia di Palermo.

A questi sviluppi positivi un contributo non secondario è venuto dall'attività della nostra Commissione, particolarmente dal momento in cui si ottenne il successo delle dimissioni di Vito Ciancimino da sindaco di Palermo. Tali processi positivi vanno assecondati con l'impegno costruttivo di tutte le forze democratiche. Più in generale occorre impastare su nuove basi il rapporto Stato-Regione facendo dispiegare tutto il potenziale democratico e rinnovatore dell'autonomia siciliana, per affrontare i problemi dello sviluppo economico e sociale dell'Isola.

Operando per questi obiettivi di sviluppo economico e di rinnovamento democratico sarà possibile portare avanti un'azione di profondo risanamento della vita pubblica dando prestigio ed efficienza a tutti gli origami dello Stato e, in primo luogo, a quelli chiamati a svolgere l'attività di prevenzione e repressione della criminalità organizzata. Con questa ispirazione ideale e politica noi abbiamo contribuito alla elaborazione ed approvazione delle proposte conclusive per combattere il fenomeno della mafia che la nostra Commissione si appresta a presentare in parlamento.

Vogliamo sottolineare che questo contributo positivo corrisponde all'impostazione costruttiva che noi imprimiamo alla nostra azione politica come principale partito di opposizione. Ci siamo preoccupati, in questo caso, di contribuire a dare una conclusione positiva ai lavori della nostra Commissione animati dal proposito di salvaguardare il valore e la funzione del nostro parlamento.

Siamo rammaricati, invece, di non essere riusciti a trovare un'intesa sulla relazione generale perché ci divide dal partito della Democrazia cristiana il giudizio sulle responsabilità politiche nel sistema di potere mafioso in Sicilia. Abbiamo così voluto sottolineare la necessità urgente di voltare pagina nel modo di governare la Sicilia.

Sappiamo che tale esigenza è ormai avvertita da un vasto schieramento di forze ed essa si fa strada anche all'interno del partito della Democrazia cristiana. Le ultime vicende politiche siciliane sono una conferma dell'affermarsi di questo volontà di cambiamento. Il nostro proposito è di accelerare questi processi positivi, di fare in modo che essi agiscano in profondità per liberare la Sicilia dal cancro del sistema di potere mafioso.

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