Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è dedicata alla relazione antimafia del 1976 scritta da Pio La Torre e dal giudice Cesare Terranova. Un documento che a circa cinquant’anni di distanza rimane ancora attuale.

Abbiamo visto come il mafioso Giuseppe Genco Russo sia riuscito ad ottenere con estrema facilità un mutuo di trentacinque milioni dal Banco di Sicilia. Ma il fenomeno non si arresta qui.

Il Genco Russo, insieme ad altri mafiosi, controlla la Cassa per il credito agrario di Mussomeli. Sono facilmente intuibili i sistemi usati nell'esercizio del le operazioni bancarie.

Per eliminare (così si diceva) il dispotismo della cassa per il credito agrario l'on. Alessi favoriva la costituzione in Mussomeli di un'altra banca. Il Genco Russo cercò di ostacolare in tutti i modi questa iniziativa inviando persino un telegramma di protesta alle allora Presidente della Regione on. Majorana della Nicchiara. A favore del Genco Russo furono impegnati alcuni parlamentari democristiani. La pubblicazione del numero della Gazzetta Ufficiale della Regione che riportava l'autorizzazione ad aprire gli sportelli della nuova banca venne bloccata.

Si arrivò addirittura ad una minaccia di una crisi del governo regionale. La nuova banca però non si differenzia molto dalla consorella più anziana. Intanto anch'essa annovera tra i suoi fondatori alcuni mafiosi tra i quali il già ripetutamente citato Beniamino Farina, nipote di Calogero Vizzini.

Le banche sono divenute anche lo strumento attraverso il quale i mafiosi hanno potuto allargare considerevolmente una delle loro losche attività: l'usura. A Caltanissetta, per citare un esempio, uno dei più noti ed esosi usurai è il mafioso Vincenzo Daniele. Costui ottiene notevoli prestiti dalle banche che investe a sua volta in prestiti usurai.

Il Daniele pare che abbia attualmente uno scoperto bancario di oltre venticinque milioni che corrispondono alla somma che lo stesso ha in giro per prestiti ad usura. Altri mafiosi tra i quali gli Anzalone, Ilardo, ecc. favoriti dalle banche sono dediti a questa lucrosa attività. A Vallelunga la cassa di risparmio facilita le grosse operazioni compiute dai mafiosi per la compravendita del bestiame concedendo ampi prestiti ai Malta, ai Madonia, ai Sinatra, ecc.

Le cosche e gli uffici di collocamento

Pochi uffici di collocamento si sottraggono alla pressione della mafia. L'ufficio di collocamento di Riesi è praticamente inesistente. Abbiamo visto come nella miniera Trabia Tallarita le assunzioni diventarono ad un certo momento oggetto della speculazione di un gruppo di mafiosi. Sempre a Riesi il collocamento è deciso dai mafiosi e particolarmente dai Di Cristina.

Le ditte che non vogliono sottostare a certe imposizioni vengono ridotte alla ragione con mezzi adeguati. Vediamo alcuni esempi.

Nel 1959 l'impresa Filippo Giardina di Gela si è aggiudicati i lavori della strada Riesi-Cipolla. Aperto il cantiere si presentò un certo Malaspina con una lettera del Di Cristina che raccomandava l'assunzione del Malaspina come guardiano. L'impresa fece presente che aveva già un suo guardiano. Dopo alcuni giorni quest'ultimo viene bastonato da alcuni sconosciuti.

Successivamente, di fronte all'ostinato rifiuto dell'impresa di assumere il Malaspina, alcuni sconosiuti distruggono nottetempo i lavori di fondamenta iniziati ed alcune opere murarie. L'impresa cede: assume il Malaspina ed altri raccomandati dal Di Cristina, Montana Salvatore, Anzaldi Salvatore, Riccobene, Ministeri Vincenzo (quest'ultimo attualmente in carcere per sfruttamento di donne) ecc.

Costoro venivano pagati regolarmente anche se non sempre presenti al lavoro. In seguito, nel corso di una agitazione dei dipendenti dell'impresa, i mafiosi hanno assolto al loro compito di protezione dell'impresa invitando i lavoratori ed i loro dirigenti sindacali a desistere dall'azione. Non ottenendo l'effetto desiderato arrivarono ad una sparatoria in piazza nel corso della quale rimase ferito l’operaio Pennisi Lorenzo. Gli scioperanti furono licenziati e sostituiti con altri lavoratori.

Per il secondo lotto dei lavori la ditta si è rifiutata di partecipare all'appalto. L'impresa Icori si sostituisce alla ditta Giardina: assume come guardiano il "raccomandato" del Di Cristina Giuliana Gaetano che proprio in quel periodo (otto gennaio 1961) anziché guardare gli impianti e le attrezzature della ditta Icori preferisce recarsi a Vallelunga in funzione di killer per uccidere il mafioso Cammarata Giovarmi e farsi uccidere dallo stesso già mortalmente ferito.

Dopo la morte del Giuliana "gli amici", dopo avere organizzato allo stesso imponenti funerali si preoccuparono di fare assumere dalla Icori un fratello del Giuliana.

La fornitura del materiale e il servizio trasporti sono stati affidati alla Icori, per intercessione dei Di Cristina, ad Anzaldi Salvatore (uno dei guardiani imposti alla ditta Giardina); l'impresa Morello di Catania assume l'appalto per la costruzione di case popolari. È costretta ad assumere come guardiano il mafioso Altovino Salvatore inteso "Passalacqua" (attualmente irreperibile); l'impresa Romano per il rifiuto di assumere il solito guardiano raccomandato subisce atti di vandalismo alle opere ed alle attrezzature ed è costretta a cedere.

A Vallelunga il collocatore è strettamente legato al gruppo mafioso Malta - Madonia - Sinatra e nell'interesse e per conto di essi esercita il collocamento nella più assoluta inosservanza della legge. E' attraverso il collocamento che la mafia a Vallelunga esercita le più dure pressioni nei confronti degli operai e dei braccianti agricoli. La mafia che decide chi deve andare a lavorare, chi deve ottenere il cambio di qualificai chi deve essere iscritto negli elenchi anagrafici.

Uno sgarbo ad un mafioso significa non andare a lavorare, non essere iscritto negli elenchi anagrafici, beninteso quando la mafia non decida punizioni più radicali. A Villalba il collocatore è Ferrera Alfredo, cognato del mafioso Majda Salvatore, II Ferrerà è strettamente legato alla mafia ed ha potuto arricchirsi in pochi anni. È ritenuto il mandante dell'aggressione compiuta dai mafiosi Selvaggio e Favata contro un certo Giglia. Gli uffici di collocamento di Mussomeli, Acquaviva Platani, Sutera sono controllati dalla mafia.

Non solo raccomandazioni

Su un piano più qualificato la mafia ha operato nel collocamento in enti ed uffici pubblici: all'ente zolfi italiani specialmente nel centro di Terrapelata (Caltanissetta) c'è stata in un certo periodo un'ondata vera e propria di assunzioni di raccomandati dalla mafia, come è stato provato durante il processo intentato dall'on. Volpe, contro l'on. Pompeo Colajanni, processo tendente a provare la qualifica di mafioso data all'on.Volpe. Sono stati assunti anche taluni mafiosi tra i quali Angelo Ilardo già autista di Calogero Vizzini.

Lo Ilardo è attualmente impiegato all’Ezi ed esercita l'usura in società del mafioso Vincenzo Daniele; all'Eras è stato assunto Angelo Annaloro (già imputato dei fatti di Villalba), dopo avere scontato due anni e due mesi di reclusione per un simulato attentato (il noto caso Lespa); all'Assessorato enti locali è stato assunto Giuseppe Farina, nipote di Calogero Vizzini; alla Cassa di Risparmio sono stati assunti due fratelli di Di Cristina notoriamente mafiosi; all'Amministrazione provinciale di Caltanissetta è stato assunto il noto mafioso di Barrafranca Salamone Luigi; ben cinque parenti del mafioso Vincenzo Daniele sono stati assunti al Comune di Caltanissetta; Calogero Castiglione cognato di Giuseppe Genco Russo è stato assunto nel corpo forestale con la mansione di ispettore generale. Anche il Castiglione è un noto mafioso.

Gli esempi potrebbero continuare ed occuperebbero certamente numerose pagine di questo memoriale. Una indagine sulle assunzioni di raccomandati della mafia ed anche di mafiosi stessi negli enti e uffici pubblici metterebbe ancor più in chiaro i collegamenti tra la mafia ed alcuni pubblici poteri.

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