Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è dedicata alla relazione antimafia del 1976 scritta da Pio La Torre e dal giudice Cesare Terranova. Un documento che a circa cinquant’anni di distanza rimane ancora attuale.

Palermo non è certamente il solo caso di caotica espansione urbana avvenuto in Italia nell'ultimo decennio. Però questo processo avvenuto anche a Roma, a Milano, in molti grandi comuni italiani, qui è stato caratterizzato da un elemento originale, cosi che una organizzazione preesistente ha trovato tutte le condizioni per insinuarsi in questo sviluppo della città ed acquistare caratteristiche di compenetrazione organica.

Quando affermiamo che la mafia ha colto l'occasione del caos che si è verificato nell'incremento edilizio e demografico di Palermo per inserirsi in tutte le attività economiche della città, non vogliamo dire che la mafia a Palermo l'ha portata l'ex sindaco democristiano della nostra città dr. Lima, che della politica comunale di questi anni è stato e rimane il più alto esponente e ispiratore.

È un fatto però che il Comune di Palermo, ha seguito, nel corso del processo di trasformazione urbana cui accennavamo più sopra, una linea politica secondo scelte precise rispondenti a una determinata concezione dello sviluppo di questa città.

Questa linea politica, oggettivamente non è stata di oggettivamente non è stato di ostacolo alla proliferazione mafiosa, ma anzi ha favorito il crearsi di condizioni obiettive favorevoli alla compenetrazione organica, al passaggio dalla fase della mafia rurale alla fase della mafia urbana “industrializzata”, che è la fase dei nostri giorni.

Non vi ha dubbio che un diverso indirizzo politico, un rigoroso intervento pianificatore nello sviluppo urbanistico, una rigorosa direzione di interesse pubblico nella rete distributiva servizi-consumi, una gestione programmata nei servizi municipalizzati avrebbe invece obiettivamente ostacolato questo processo.

Ma vi è di più. Alla caotica espansione urbana, alla compenetrazione organica della mafia nella vita cittadina si accompagna, di pari passo, il processo di trasformazione del gruppo politico della democrazia cristiana a Palermo.

La “nuova” Democrazia cristiana che cambiò Palermo

Nel 1956, la democrazia cristiana arrivò alle elezioni attraverso una battaglia politica che vide scalzare le posizioni di potere dei vecchi gruppi di notabilato, rappresentati dai Virga e dagli Scaduto. Assume la leadership del partito il gruppo Lima-Gioia, che parla, di “rinnovamento” e di “moralizzazione”, vengono buttati fuori dalle liste elettorali di questo partito i personaggi più compromessi, si più discussa moralità.

Ed ecco che, primo eletto di questa lista di "rinnovatori" risulta l'on. Barbaccia medico di Godrano, piccolo paese della provincia e noto centro mafioso: strano uomo politico che non ha mai fatto un comizio, non ha mai scritto un articolo, non è mai intervenuto al Consiglio Comunale o al Parlamento nazionale.

Quali interessi e quali forze hanno portato l'on. Barbaccia a capolista di questi "rinnovatori"? Quali interessi e quali forze si sono coalizzati dietro la scalata al potere del gruppo Lima-Gioia nel 1956? Quanto avviene con l'accesso alla direzione del Comune di queste "nuove" forze è illuminante.

Si avvia e si porta a compimento un intricato e complesso processo di assorbimento delle vecchie forze delle destre monarchico-qualunquiste, processo che si concretizza associando alla direzione della cosa pubblica al Comune di Palermo tutta la catena di clientele, di rapporti, di situazioni elettorali, di connivenze che queste forze di destra tradizionalmente rappresentavano a Palermo.

E con il personale politico si assorbe - raccogliendo i frutti della pressione esercitata amministrando i provvedimenti del confino di polizia, regista il prefetto Vicari - la vecchia mafia e la piccola mafia, quella dei capi elettorali popolari di tutti questi consiglieri monarchici che poi diventano consiglieri democristiani.

Parallelamente, si passa dagli affari mafiosi della miserabile Palermo monarchica, dal controllo del commercio dei luppini e degli stracci, all'industrializzazione dell'attività mafiosa. Questo processo va avanti parallelamente ad un processo politico quanto mai sintomatico: la formazione della "legione straniera" di Lima.

Il gruppo politico Lima-Gioia

La formazione cioè di un gruppo consigliare composto da uomini di qualsiasi provenienza, transfughi da qualsiasi partito, unito e tenuto insieme da un'unica prospettiva: il potere e poter mantenere il potere.

[…] Tra i 18 legionari, Cerami, Di Fresco, Ardizzone, Pergolizzi, Maggiore, Amoroso, Di Liberto sono "arruolati" di prima categoria, nel senso che, provenienti da altri raggruppamenti, nel 1960 sono stati eletti nella lista della democrazia cristiana. Clamoroso il caso del Di Fresco; eletto nel 1956 nella lista monarchica, cinque giorni dopo l'insediamento del consiglio comunale passa al gruppo democristiano!

Gli altri legionari sono arruolati di seconda categoria ,assorbiti cioè nel corso di questa legislatura da altri raggruppamenti politici, dalla destra alla sinistra, come per il Consigliere Volpe, "arruolato" dal gruppo consigliare comunista in occasione del voto per il rinnovo del contratto d'appalto per la manutenzione stradale al barone Cassina, come Arcoleo, proveniente dal partito socialista, e Seminara, ex cristiano sociale, e Guttadauro, Giganti, Arcudi, Sorgi, Spagnuolo, Adamo, Di Lorenzo, Bellomare reclutati dalle destre.

Ognuno di questi “legionari” ha, naturalmente” una piccola ricompensa. Ad Ardizzone la presidenza dell'Ospedale, Cerami alla zona industriale; a Pergolizzi la commissione edilizia, ancora non rinnovata in aperta violazione della legge. A questo fa seguito il collegamento delle parentele: e così troviamo Brandaleone Giuseppe assessore al Comune, e il fratello Ferdinando assessore alla Provincia; Vito Ciancimino assessore al Comune, e Filippo Rubino, cognato di Vito Ciancimino, assessore alla Provincia.

Molto ben “collocata” la famiglia Gioia: i due cognati Gioia e Sturzo, sposati a due figli del defunto senatore Cusenza, ex presidente della Cassa di Risparmio, uno deputato, uno assessore alla Provincia. Barbaccia, fratello dell'onorevole, assessore al Turismo. "Pieno impiego" per la famiglia Guttadauro: un fratello consigliere comunale, un altro fratello, Egidio, rappresentante della provincia all'Ente provinciale del turismo; il figlio dello stesso Guttadauro consigliere provinciale, anche lui democristiano "aggregato" al gruppo Reina.

E ancora, Vito Giganti, "legione straniera" al Comune: il fratello Gaspare delegato della provincia alle scuole professionali. Per chi non è assessore, poi, ci sono le deleghe, le rappresentanze, i comitati. E cosi si amministra la città.

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