Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è dedicata alla vicenda di Silvana Saguto, la giudice del Tribunale di Palermo che gestiva i beni sequestrati alla mafia finita al centro di un’indagine partita nel 2015 dalla procura di Caltanissetta. Nella condanna di primo grado i magistrati hanno accertato scambi di favori e di soldi tra la Saguto, avvocati e amministratori giudiziari.

I rapporti personali tra la presidente Saguto e Gaetano Cappellano Seminara sono stati ben descritti dal teste Achille De Martino, assistente capo coordinatore della Polizia di Stato e componente del Reparto scorte della Questura di Palermo che si è occupato della protezione della dottoressa Saguto dall'ottobre 2004 al settembre 2016.

All'udienza del 7.3.2018 il teste ha riferito che: «Da quando la dottoressa è ritornata alle misure di prevenzione, chiaramente veniva più spesso di mattina [Cappellano Seminara n.d.r.], perché per motivi di servizio veniva quasi ... almeno una volta a settimana era sicuro, se non di più. E poi diciamo che piano piano sono iniziati anche i rapporti diciamo al di fuori dell'ufficio, soprattutto quando la dottoressa andava presso l'albergo dell'avvocato al palazzo Brunaccini, dietro Ballarò. In questo ... andava o diciamo li con le amiche a prendere: un aperitivo, a serate, ad eventi, e poi ci sono state le cene di Elio che ha organizzato li a Palazzo Brunaccini».

La vergogna del poliziotto

Alla domanda del pubblico ministero tesa a chiarire se vi fosse una frequentazione maggiore di Silvana Saguto con Gaetano Cappellimo Seminara rispetto agli altri amministratori giudiziari il testimone ha risposto così: «lo a volte facevo fatica ad alzare gli occhi da terra perché alcune volte mi vergognavo. C 'erano avvocati, amministratori e tanta geme che si metteva a turno accanto a me, io seduto nella mia sediolina che aspettavo, a volte facevo finta di giocare con l'ipad, ma io non giocavo con l'ipad, io vedevo e sentivo tutto. Infatti qualcuno faceva la battuta "Stai con l'ipad", ma io ascoltavo tutto, soprattutto i commenti in particolar modo. C'erano persone in attesa da due ore pure, perché la dottoressa due volte a settimana faceva le udienze, e gli altri giorni li dedicava all'accoglienza degli amministratori, avvocati e quant'altro. Persone che stavano li due ore ad aspettare, arrivava l'avvocato Cappellano e puntualmente doveva entrare, la dottoressa usciva e dice "No, abbiamo una cosa urgente con l'avvocato Cappellano". Per l'amor di Dio, è una cosa urgente, e io non sto qui a giudicare o dare giudizi su quello che avveniva, ma sto dicendo, sto riferendo quello che dicevano gli altri. C'erano le battutine, c'erano le insinuazioni».

Ha aggiunto poi il teste che «[...] Tanti avvocati anche diciamo tra i presenti spesso si lamentavano del fatto che c 'era questa corsia preferenziale. Addirittura qualche volta l'avvocato Cappellano quando c'era proprio tanta gente, ma non perché lo diceva lui, cioè non era lui, perché a volte lui magari voleva fare il turno, ''No, no... non c'è bisogno", e praticamente, lei non so se conosce il nuovo Tribunale di Palermo, quello ... ha dei corridoi, i corridoi sono praticamente uniti da una sorta di cortiletto interno, l'avvocato Cappellano entrava nell'altro corridoio dove c'era la cancelleria della dottoressa e lo facevano entrare, uscire in questo cortiletto e la dottoressa apriva la porta vetraia del cortiletto ed entrava. Poi giustamente gli avvocati che erano li o gli amministratori giudiziari che erano lì presenti con me seduti sulla sediolina ad aspettare, quando lo vedevano uscire dice "E questo da dove è entralo?", questo, chiedo scusa all'Avvocato, era un modo ... era il loro modo di dire. C'era una lamentela spesso generale da parte di tutti su questa corsia preferenziale anche in questa in particolare che c'era, che l'avvocato Cappellano arrivava ed entrava».

Achille De Martino, inoltre, ha confermato di avere sentito Silvana Saguto lamentarsi dei propri problemi economici con Cappellano Seminara, mentre non era solita fare questi discorsi con gli altri amministratori giudiziari.

Un rapporto molto intimo

In conclusione della sua deposizione, il teste De Martino, per esprimere meglio il genere di legame tra la Saguto e Cappellano Seminara, cosi come lo aveva personalmente visto evolversi, ha utilizzato un esempio molto esplicito, paragonandolo al rapporto gerarchico intercorrente tra un maresciallo (Silvana Saguto) ed un colonnello (Gaetano Cappellano Seminara).

Cosi si è espresso testualmente il teste De Martino:

TESTIMONE, DE MARTINO A - Ho ricordato, ricordo di avere detto che, trovandomi di fronte a due tenenti colonnelli della Guardia di Finanza, gli dissi «Il rapporto che c'è tra la dottoressa e il dottore Cappellano e la dottoressa e il professore Provenzano è il rapporto che ci può essere tra lei e un colonnello e lei e un maresciallo». Cioè tra lei quindi e un suo superiore e ... perché io poi dopo ...

PUBBLICO MINISTERO - Il superiore chi sarebbe in questo caso?

TESTIMONE, DE MARTINO A - Cappellano. Io ... però era una mia... ripeto, io non so se posso rispondere, perché era una mia ... avevo questa impressione a volte.

PUBBLICO MINISTERO - Basata più cosa però? Basata su un fatto, su qualcosa che lei aveva riscontrato

TESTIMONE, DE MARTINO A - ... Si, sul fatto che la dottoressa a volte quando usciva dal Tribunale la prima cosa che faceva quando si metteva in macchina era chiamare l'avvocato Cappellano. Era la prima cosa che faceva certe volte. Sembrava che stesse riflettendo, non lo so, anche su fatti di altre amministrazioni, di altri amministratori.

PUBBLICO MINISTERO - Cioè gli faceva il resoconto della sua giornata?

TESTIMONE, DE MARTINO A - Non chiamiamolo proprio resoconto, ma gli raccontava fatti che lei ... Però devo dire anche una cosa. Io poi queste sono cose … A volte lo faceva anche con noi, cioè ci raccontava ... era proprio il sua modo di essere. Però all'avvocato Cappellano spesso la dottoressa gli raccontava ... Ripeto, un esempio è stato quello del dottore Scimeca, che quello si era andato a confidare che aveva paura perché aveva ricevuto una minaccia e la dottoressa l'aveva sbeffeggiato col dottore Cappellano. Quello è il... Dico, a volte lei usciva e chiamava «Ho fatto questo. È successo questo. Abbiamo fatto questo. È venuto quello. È venuto Tizio. Abbiamo parlato con Caio. Mi ha chiamato Tizio. Mi ha chiamato Caio...».

Con riferimento alla testimonianza di De Martino, va rilevato, sin da adesso, che non colgono nel segno le censure difensive sulla sua attendibilità, fondate sull'errore in cui lo stesso sarebbe incorso in relazione alla partecipazione di Cappellano Seminara ad uno dei compleanni di Silvana Saguto, circostanza che, invece, non ha trovato riscontro in dibattimento. Si tratta, invero, ad avviso del Tribunale, di un errore risibile in relazione alla coerenza complessiva del narrato del teste, che è apparso ricordare adeguatamente i fatti e la loro scansione temporale. Qualche imperfezione nei ricordi, peraltro comprensibile a distanza di qualche anno dei fatti, non inficia certamente il nucleo essenziale della testimonianza, in particolare a proposito di quanto da lui riferito sul rapporto privilegiato che Silvana Saguto aveva instaurato ormai con Cappellano Seminara.

E ciò tanto più che non sono emerse ragioni di astio dei teste nei confronti dell'imputata Saguto che potrebbero far pensare ad una qualche ricostruzione artificiosa del narrato da parte del De Martino.

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