Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è dedicata alla vicenda di Silvana Saguto, la giudice del Tribunale di Palermo che gestiva i beni sequestrati alla mafia finita al centro di un’indagine partita nel 2015 dalla procura di Caltanissetta. Nella condanna di primo grado i magistrati hanno accertato scambi di favori e di soldi tra la Saguto, avvocati e amministratori giudiziari.

Il presente procedimento riguarda fatti di una certa complessità, verificatisi in un periodo temporale piuttosto esteso ed il cui accertamento ha richiesto una articolata istruttoria dibattimentale.

Prima di passare all'analisi, nel dettaglio, delle accuse che vengono mosse agli odierni inputati, pare opportuno ripercorrere l'incipit delle indagini, al fine di evidenziare gli elementi che hanno determinato gli inquirenti ad esercitare l'azione penale.

I testimoni sentiti nel corso dell'istruttoria dibattimentale, in particolare Gioacchino Natoli, Salvatore Di Vitale e Claudia Rosini, hanno consentito di ricostruire il contesto in cui è maturata l'indagine che ha condotto al presente processo.

Il 14 maggio 2015 andava in onda un servizio della trasmissione televisiva "Le Iene", intitolato "il lato oscuro dell'antimafia ", che descriveva il mondo delle misure di prevenzione disciplinato dal d.lgs. 159/2011, c.d. codice antimafia e, in particolare, segnalava una concentrazione di incarichi di amministratore giudiziario affidati all'Avv. Gaetano Cappellano Seminara da parte della Sezione delle Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo, presieduta dalla dott.ssa Silvana Saguto.

La campagna mediatica

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La trasmissione televisiva, inoltre, indicava alcune circostanze sospette: l'esistenza di incarichi di coadiutore dell'amministratore giudiziario conferiti da Gaetano Cappellano Seminara a favore di Lorenzo Curamma, marito di Silvana Saguto, ed una situazione di conflitto di interessi di Gaetano Cappellano Seminara, proprietario di un hotel a Palermo e contestualmente amministratore giudiziario di un compendio aziendale comprendente anche un hotel della medesima città.

Gioacchino Natoli, insediatosi il 15 maggio 2015 quale nuovo presidente della Corte di Appello di Palermo, ha riferito che lo stesso giorno del suo insediamento era stato contattato dal Procuratore Generale della Corte di Cassazione, che lo aveva informato del servizio giornalistico delle "Iene" del giorno precedente e gli aveva formalmente richiesto degli approfondimenti del caso, anche attraverso l'intervento del Presidente del Tribunale di Palermo.

Il Presidente del Tribunale di Palermo, dott. Salvatore Di Vitale, ricevuta la sollecitazione da parte del capo della Corte, aveva a sua volta richiesto notizie a Silvana Saguto, quale presidente della sezione delle Misure di Prevenzione, in merito ai fatti rappresentati dagli organi di stampa e concernenti l'affidamento degli incarichi di amministratore giudiziario.

Alla superiore richiesta i magistrati della Sezione delle Misure di Prevenzione di Palermo (Silvana Saguto, Fabio Licata, Lorenzo Chiaramonte e Claudia Rosini) avevano risposto con una nota, nella quale denunciavano l'esistenza, fin dal 2013, di una campagna stampa denigratoria avviata da Pino Maniaci, direttore della testata giornalistica Telejato, nell'ambito della quale veniva descritta una gestione superficiale ed illecita dei beni sottoposti a sequestro di prevenzione da parte di

pochi amministratori giudiziari con la compiacenza dei magistrati della sezione.

Il serrato attacco giornalistico di Pino Maniaci - secondo i giudici della sezione - aveva, in particolare, ad oggetto Gaetano Cappellano Seminara, indicato quale soggetto titolare di un numero spropositato di incarichi, che riceveva consistenti liquidazioni in cambio di favori alla presidente Saguto e ai suoi familiari.

I magistrati firmatari della nota dell’1 giugno 2015 prendendo atto della circostanza che la tesi di Pino Maniaci era stata ripresa anche dal programma “Le lene” del 14 maggio 2015 e dal giornale il “Fatto Quotidiano” del 31 maggio 2015 - rappresentavano al Presidente del Tribunale che, negli anni, il numero degli amministratori giudiziari coinvolti all'interno della sezione era cresciuto fino ad arrivare a 111 (rispetto a 302 amministrazioni giudiziarie in corso) e che veniva seguito nelle nomine il criterio della rotazione degli incarichi, temperato dalla necessità di affidare le procedure più complesse agli amministratori più attrezzati ed esperti.

Gli amministratori e gli incarichi

Gli amministratori che avevano un maggior numero di incarichi erano: Alessandro Scirneca (13); Giuseppe Glorioso (10); Roberto Surdi (10); Antonino Galatolo (10); Andrea Aiello (9); Gaetano Cappellano Seminara (9); Luigi Turchio (8).

Il Presidente del Tribunale di Palermo trasmetteva la relazione dei magistrati della Sezione delle Misure di Prevenzione al Consiglio Superiore della Magistratura e chiedeva ulteriori notizie a

Silvana Saguto su quanto descritto dai giornalisti del Fatto Quotidiano (in particolare sulla misura di prevenzione denominata Buttitta, e sui rapporti professionali tra Gaetano Cappellano Seminara e Lorenzo Caramma).

Silvana Saguto, con nota del 9 giugno 2015 rivolta al Presidente del Tribunale, chiariva che il marito Lorenzo Caramma non ricopriva alcuna carica nei procedimenti di prevenzione pendenti

nella sezione, ad eccezione della procedura Buttitta, che però era stata avviata nel 2007, periodo in cui ella era giudice componente dell'ufficio GIP.

Il 24 giugno 2015 il Presidente Di Vitale indirizzava una nota riservata a Silvana Saguto, invitandola a riflettere sulla prosecuzione dell'incarico del marito nella procedura Buttitta, gestita da Gaetano Cappellano Seminara.

Il 22 luglio 2015 Silvana Saguto scriveva al Presidente del Tribunale, comunicandogli che, a seguito della riorganizzazione della struttura delle cave gestite dall'amministrazione giudiziaria, era cessato l'incarico del marito all'interno della procedura Buttitta.

Nel corso del procedimento veniva escussa quale teste anche Claudia Rosini, magistrato all’epoca delle contestazioni in servizio presso la sezione delle Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo.

Si tratta di una testimonianza particolarmente significativa, poiché proveniente da un giudice “interno” alla sezione coinvolta nell'indagine poi sfociata nel presente processo, ma non coinvolto personalmente nell'indagine.

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