Su Domani continua il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Dopo la serie sull’omicidio di Mario Francese e quella sul patto tra Cosa Nostra e i colletti bianchi, raccontiamo adesso la seconda guerra di mafia, quarant’anni dopo.

Alle ore 20,40 circa del 12.4.1983 la Centrale Operativa del Gruppo Carabinieri di Palermo riceveva una segnalazione telefonica con la quale si rendeva noto che, poco prima, in via Valenza vi era stata una sparatoria nel corso della quale due persone erano rimaste ferite mortalmente.

I carabinieri, accorsi, accertavano la veridicità della notizia ed identificavano in SORCI ANTONINO - padre - e SORCI CARLO - figlio - le due vittime.

Si poteva, quindi, ricostruire la dinamica del duplice omicidio e si accertava che i SORCI, a bordo della Lancia Delta alla cui guida si trovava il CARLO, stavano per lasciare il proprio agrumeto di via Valenza per far ritorno nella abitazione di via Quintino Sella, quando, giunti allo incrocio tra la strada interpoderale del loro Fondo e la via Valenza venivano attinti da numerosi colpi di rivoltella e fucile Cal.12.

L'auto, priva di guida, andava ad urtare il cancello posto all'ingresso del Fondo e si fermava su un cumulo di letame.

DI BELLA SUSANNA – moglie di ANTONINO e madre di CARLO SORCI - riferiva che il marito, a causa dei suoi trascorsi giudiziari, si era trasferito a Rimini e soltanto da tre settimane circa si trovava a Palermo.

Secondo la DI BELLA, in quel periodo il figlio CARLO frequentava la casa dei genitori e mai, nei discorsi del figlio e del marito, erano affiorate preoccupazioni in ordine alla loro incolumita'.

Nessuna altra utile indicazione sapeva dare sugli affari del marito.

SORCI ANTONINO – cugino di ANTONINO e suocero di CARLO - riferiva che da tempo il predetto cugino si era trasferito a Rimini e gli interessi dello stesso erano curati in Palermo dal figlio CARLO.

Precisava che il genero mai gli aveva esternato preoccupazioni.

Nessuna utile indicazione sapevano fornire SORCI SANDRA – moglie di CARLO - e PIPITONE GIUSEPPE - dipendente dei SORCI e uomo di fiducia degli stessi nella conduzione del Fondo.

Il PIPITONE riferiva, comunque, che saltuariamente SORCI ANTONINO veniva a Palermo da Rimini e che, negli ultimi tempi, si recava sul Fondo giornalmente, per far ritorno a casa a sera inoltrata.

[…] Sottolineavano i carabinieri nel loro rapporto che SORCI ANTONINO, inteso "NINO 'U RICCU", era uno dei capi carismatici della mafia e che, pur trasferitosi a Rimini, manteneva intensi rapporti con Palermo ove si recava, per la stessa ammissione del suo uomo di fiducia PIPITONE, di frequente.

TOMMASO BUSCETTA, dopo aver indicato in NINO SORCI il capo della famiglia mafiosa di Villagrazia, precisava: «Sulla famiglia di Villagrazia posso precisare quanto segue. Ho conosciuto personalmente NINO SORCI (NINU U RICCU) a Rimini nel 1960; io mi trovavo in quel centro per villeggiatura, mentre il SORCI ivi era proprietario di una tenuta agricola, in società con certo Capitano DI CARLO, anch'egli da me conosciuto, corleonese ed estraneo alla mafia.

Il SORCI era molto ricco e, in particolare, aveva fatto un mucchio di quattrini lottizzando, negli anni 50, il Parco D'Orleans, da lui acquistato in precedenza. So che recentemente sono stati uccisi NINO SORCI ed il cugino SORCI FRANCESCO. La causale del delitto non può essere che la seguente. NINO SORCI, insieme con il Capitano DI CARLO, gestiva una società finanziaria con uffici in via Ruggiero Settimo, accanto al Cinema DIANA, in un appartamento in uno dei piani superiori dello stabile».

La scelta di allearsi coi “vincenti”

Prima di continuare con le rivelazioni del BUSCETTA, è utile evidenziare come esatto sia risultato il riferimento dello stesso alla società finanziaria tra il "CAPITANO" DI CARLO e NINO SORCI.

[…] Questa, dunque, la società finanziaria cui si riferiva il BUSCETTA e nella quale aveva interessi anche il CIANCIMINO, non a caso corleonese come il DI CARLO.

Proseguiva, dunque, il BUSCETTA: «Essendo il DI CARLO corleonese, LUCIANO LIGGIO pretendeva che il DI CARLO stesso gli erogasse somme di denaro, in relazione a tale sua attività.

Il DI CARLO, non potendone più, chiese aiuto al suo socio NINO SORCI, che fece intervenire "CICCHITEDDU", il quale impose al LIGGIO di desistere dai tentativi di taglieggiamento. Ciò rese particolarmente furibondo il LIGGIO, il quale non si poteva dare pace del fatto che NINO SORCI proteggesse uno sbirro, e, cioè, una persona che non faceva parte della mafia.

Quando il BONTATE e gli altri suoi alleati vennero uccisi, il SORCI credette di risolvere ogni problema professando lealtà ai vincitori, ma non aveva tenuto conto evidentemente del suo screzio con LUCIANO LIGGIO risalente a diversi anni prima. Questa e non altra e' l'unica causale possibile dell'uccisione di NINO SORCI e di suo cugino FRANCESCO, che vivevano molto ritirati e non si erano per nulla intromessi nelle questioni che avevano provocato la guerra di mafia.

Quanto a FRANCESCO SORCI, avevo trascurato di dire che il predetto era capo mandamento in seno alla commissione all'epoca di "CICCHITEDDU" e dello sconquasso provocato dai contrasti tra la commissione ed i LA BARBERA».

Nel corso di un successivo interrogatorio, il BUSCETTA riferiva altri illuminanti particolari sulla figura del SORCI e, segnatamente, sui rapporti, anche se indiretti, con gli altri capi.

Aggiungeva, infatti, il BUSCETTA: «Come ho già detto, capo della famiglia di Brancaccio era GIUSEPPE DI MAGGIO, della cui uccisione e della cui sostituzione quale capo famiglia con GIUSEPPE SAVOCA ho appreso da GAETANO BADALAMENTI.

Io sapevo che il DI MAGGIO era grande amico di STEFANO BONTATE. Un suo fratello, DI MAGGIO IPPOLITO, viveva a Rimini e lavorava nell'azienda agricola di NINO SORCI. Io stesso ho incontrato a Rimini DI MAGGIO IPPOLITO, durante la mia villeggiatura, negli anni '60, e so che non era uomo d'onore. Del resto, conoscevo anche DI MAGGIO GIUSEPPE con il quale peraltro non ho avuto rapporti di alcun genere».

Se le dichiarazioni del BUSCETTA permettono di avere un quadro abbastanza esatto dello "spessore" mafioso di NINO SORCI, quelle di SALVATORE CONTORNO consentono di collocare lo stesso, definitivamente, nel novero degli amici di STEFANO BONTATE.

Il CONTORNO, dopo aver indicato in NINO SORCI ed in suo figlio CARLO, rispettivamente, il rappresentante della famiglia di Villagrazia ed un componente della stessa, ne ricordava, indirettamente, il ruolo assunto subito dopo l'omicidio di STEFANO BONTATE.

La famiglia SORCI, infatti, secondo quanto riferito dal BUSCETTA, dopo l'uccisione del capo di Santa Maria Di Gesù, doveva aver fatto profferte di lealtà verso i "vincenti". Un riscontro significativo di quanto dichiarato dal BUSCETTA lo si ritrova nel racconto delle vicende relative alla eliminazione di GIROLAMO TERESI, GIUSEPPE DI FRANCO, ANGELO e SALVATORE FEDERICO, fatto dal CONTORNO.

Questo della contemporanea eliminazione di quattro dei più fidati amici del BONTATE, è uno dei più feroci episodi della guerra di mafia e nello stesso si ritrovano implicati i SORCI i quali, proprio per mostrare quanto leali fossero ai vincenti, avevano messo a disposizione degli stessi la loro proprietà per far cadere in trappola i predetti amici di STEFANO BONTATE. E ciò a meno di voler ritenere che neanche i SORCI fossero a conoscenza delle reali intenzioni di coloro che avevano fissato un appuntamento nel loro baglio ai quattro malcapitati.

[...] L'incontro, invece, si risolveva con la eliminazione dei quattro e ciò, presumibilmente, con il previo consenso del SORCI che, cosi', mostrava la sua fattiva collaborazione con i vincenti.

Questi ultimi, però, non potevano dimenticare che, dopo tutto, il SORCI restava pur sempre un alleato infido, essendo stato un amico del BONTATE e, prima ancora, di "CICCHITEDDU", attraverso il quale aveva inferto una bruciante sconfitta a LUCIANO LEGGIO che, come riferito dal BUSCETTA, aveva dovuto rinunciare a percepire somme dal DI CARLO.

Tutta la vicenda della scalata al potere dei corleonesi dimostra come questi abbiano sempre diffidato di "alleati" insicuri e ne abbiano sempre decretato la soppressione.

Vale, come esempio per tutte, la vicenda di NINO BADALAMENTI che, pur essendo stato chiamato a sostituire l'odiato cugino GAETANO, era stato ugualmente eliminato in quanto, pur sempre, rimaneva un "BADALAMENTI".

Latitante all’insaputa della famiglia

Eliminato, quindi, il SORCI, la stessa fine veniva riservata al cugino SORCI FRANCESCO, ucciso il 25 giugno di quell'anno, poco più di due mesi dopo, in via Agnetta, nella abitazione rurale vicina al fondo di NINO SORCI.

SORCI FRANCESCO - latitante a seguito dell'emissione del mandato di cattura emesso da questo Ufficio il 17.8.82 - era uno dei mafiosi inseriti nel rapporto redatto dalla Squadra Mobile e dal Nucleo Operativo dei CC. di Palermo a carico di GRECO MICHELE più 160.

SORCI FRANCESCA - figlia della vittima - dichiarava di aver rinvenuto il cadavere del padre verso le ore 18 - 18,30 di quella sera, mentre, in compagnia dei suoi tre figli minori, si recava a fargli visita nella casa di campagna ove costui abitava da solo.

Secondo la SORCI, dopo aver parcheggiato l'auto, si era avviata verso la casa ed aveva constatato come la porta d'ingresso fosse chiusa.

Entrata, aveva constatato che il padre giaceva a terra in una pozza di sangue e, pertanto, dopo essersi ripresa dallo shock, aveva avvisato telefonicamente gli altri congiunti.

La donna precisava di aver trovato il cancello che sbarra la via Agnetta regolarmente chiuso con il lucchetto le cui chiavi erano in possesso di tutti i suoi congiunti, nonché degli altri proprietari dei terreni limitrofi.

Tutti gli altri congiunti del SORCI - ad eccezione del figlio CARLO - dichiaravano di ignorare che il defunto fosse latitante e che, comunque, avesse esternato timori per la propria incolumità.

Nessuno, inoltre, era in grado di fornire notizie utili ai fini delle indagini.

Già si è visto, dalle dichiarazioni di TOMMASO BUSCETTA, che SORCI FRANCESCO, "uomo d'onore" della "famiglia" di Villagrazia, era capo mandamento in seno alla Commissione all'epoca di "CICCHITEDDU".

Anche in ordine alla uccisione del predetto, quindi, è chiara la sussistenza della stessa causale concernente la eliminazione di "NINU U RICCU".

La vittima, cioè, proprio a causa dei suoi stretti legami di amicizia con il BONTATE, era elemento non sicuro e rappresentava, al pari del cugino, un ostacolo alla espansione della egemonia di MICHELE GRECO e dei corleonesi.

[…] I due SORCI, dunque, secondo la perizia, erano stati uccisi anche con una COLT - COBRA sequestrata agli ABBATE, legati ai GRECO di Croceverde - Giardini da vincoli di parentela e di affari, nonché inseriti nella famiglia di Corso Dei Mille - Roccella come dichiarato da SALVATORE CONTORNO.

[…] E', dunque, certo che i SORCI, legati da un rapporto di totale adesione ai gruppi mafiosi "vincenti", pur avendo tentato di ingraziarsi i GRECO ed i corleonesi dopo l'omicidio BONTATE, non erano riusciti nel loro intento.

Questo intenso legame con gli altri gruppi mafiosi è, tra l'altro, dimostrato dalla seguente circostanza: ANTONINO SORCI aveva venduto il terreno sul quale era stata edificata la villa di via Valenza in Villagrazia di Palermo e nella quale, il 19 ottobre 81, la polizia interrompeva un summit mafioso.

Tale villa era circondata da altre ville di personaggi di spicco all'interno di "Cosa Nostra", tra i quali, lo stesso SORCI CARLO, MARCHESE ROSARIO, MARCHESE SALVINO, MONDINO GIROLAMO, GRECO TOMMASO padre di GRECO CARLO, DI MAGGIO IPPOLITO zio dei fratelli MAFARA e fratello di GIUSEPPE DI MAGGIO, rappresentante della famiglia di Brancaccio prima che tale carica fosse assunta da PINO SAVOCA.

Gli omicidi dei SORCI, quindi, si inquadrano nel contesto della eliminazione di quanti, già, amici del BONTATE, non venivano ritenuti dei sicuri alleati dei gruppi "vincenti". […].

Testi tratti dall'ordinanza del maxi processo

La fotografia proviene dall'Archivio della redazione del giornale “L'Ora” custodito nella Biblioteca centrale della Regione Siciliana

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