Su Domani continua il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Dopo la serie sull’omicidio di Mario Francese e quella sul patto tra Cosa Nostra e i colletti bianchi, raccontiamo adesso la seconda guerra di mafia, quarant’anni dopo.

Il 15 febbraio 83 - verso le ore 20,30 - in viale Della Regione Siciliana, all'altezza del civico n.5150, veniva ucciso BENFANTE GIOVANNI, attinto mentre si trovava alla guida della sua auto 127 di colore verde, da numerosi colpi di arma da fuoco al viso ed al torace.

Detta auto, priva di controllo, era andata a fermarsi contro l'aiuola spartitraffico, mentre il BENFANTE era deceduto all'istante ed era rimasto al posto di guida.

La moglie della vittima - FERRO ANGELA - sentita il successivo giorno 16, dichiarava […] le varie vicissitudini giudiziarie del BENFANTE, asserendo che, una volta scarcerato, non aveva più commesso reati e si era dedicato al commercio ambulante di tessuti dal quale ricavava un modestissimo guadagno. […] Escludeva di essere in grado di fornire indicazioni sul movente dell'omicidio.

[…] Sentita successivamente, la FERRO riferiva che il figlio PIETRO, mentre lavorava alle dipendenze di RINELLA SALVATORE, aveva intrecciato una relazione con RINELLA CARMELA, sorella dello stesso, e con costei, di molto più anziana di lui, aveva fatto la "fuitina".

I due avevano poi regolato la loro posizione con il matrimonio ed il ricevimento di nozze si era svolto nel locale "SIR JOHN", ma allo stesso non aveva partecipato alcun componente della famiglia RINELLA.

Il figlio aveva testimoniato al processo contro RINELLA ANGELO e BAGARELLA LEOLUCA - imputati di duplice omicidio - fornendo un alibi al primo.

Né lei, né i suoi figli conoscevano i RINELLA, anche perché il BENFANTE non aveva visto di buon occhio il matrimonio ed aveva allentato i rapporti con il figlio.

Quest'ultimo non aveva partecipato ai funerali del padre, anche se le aveva telefonato per le condoglianze ed era stato informato che il padre era stato seppellito nel cimitero di Santa Maria di Gesù.

[…] I carabinieri riferivano, inoltre, che il BENFANTE doveva essere stato coinvolto nel contrabbando di tabacchi con un ruolo di primo piano, visto che aveva la disponibilita' di un grosso fuoribordo poi sequestratogli.

Da fonte confidenziale gli stessi CC. apprendevano che autore dell'omicidio poteva essere stato ROTOLO SALVATORE o qualche altro elemento della locale malavita.

L'omicidio di Lo Nigro

Quello stesso giorno 15 febbraio 83, verso le ore 20,30 circa, agenti della P.S. si portavano in via Croce Rossa 115 ove un metronotte aveva udito deflagrazioni di colpi di arma da fuoco e delle grida.

All'interno di una delle abitazioni - all'ottavo piano -, presso la famiglia FERRO, rinvenivano il cadavere di LO NIGRO FRANCESCO in una pozza di sangue, attinto da numerosi colpi di arma da fuoco.

Presenti al momento dell'omicidio si trovavano la moglie della vittima, FERRO MARIA, e la suocera della stessa - FERRO SEBASTIANA.

Esse riferivano che, verso le ore 20,15, avevano sentito suonare al citofono e la figlia, DANIELA LO NIGRO, rispondendo, aveva detto che vi erano due uomini che dovevano effettuare il solito controllo del padre sottoposto agli arresti domiciliari.

La stessa ragazza - di anni 13 - seguita dal padre era andata ad aprire la porta e, appena apertala, avevano udito i colpi di arma da fuoco. Le donne, prontamente affacciatesi, avevano intravisto due persone vestite da carabinieri le quali sparavano contro il LO NIGRO e, dopo di ciò, si allontanavano usando l'ascensore.

Riferivano, altresì, che il LO NIGRO non era mai uscito di casa, né aveva mai ricevuto telefonate da amici. Aggiungevano che la vittima lavorava come capitano di bordo su alcuni pescherecci di proprietà del fratello, ancorati nel Porto di Mazara del Vallo.

DANIELA LO NIGRO confermava le dichiarazioni rese dalla madre e dalla nonna.

FERRO MARIA precisava di aver intravisto solo uno dei killer, di corporatura esile, basso e dalla apparente eta' di anni 30.

Nessuna utile notizia veniva fornita dagli altri congiunti del LO NIGRO.

Verso le ore 21 venivano fermati CALI' PIETRO e LO PICCOLO SALVATORE che, pur aggirandosi nelle vicinanze, risultavano estranei al fatto.

Testi tratti dall'ordinanza del maxi processo

La fotografia proviene dall'Archivio della redazione del giornale “L'Ora” custodito nella Biblioteca centrale della Regione Siciliana

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