Su Domani continua il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Dopo la serie sull’omicidio di Mario Francese e quella sul patto tra Cosa Nostra e i colletti bianchi, raccontiamo adesso la seconda guerra di mafia, quarant’anni dopo.

SALVATORE CONTORNO, "soldato" della famiglia di Santa Maria di Gesù, era legato al capo della predetta, STEFANO BONTATE, da vincoli di amicizia molto saldi, sicché i suoi rapporti con lo stesso non necessitavano di essere mediati dal "capo decina", ma erano diretti.

Tale privilegio era accordato dal BONTATE ad un "soldato" che, per la sue capacità e per vincoli di amicizia, aveva assunto in seno alla famiglia mafiosa un notevole "peso" e che, pertanto, poteva ritenersi di massima affidabilità.

Il CONTORNO, tratto in arresto, ha dimostrato la sua ampia disponibilità alla collaborazione con la magistratura ed ha contribuito a fornire ulteriori riscontri alle acquisizioni probatorie nel presente procedimento penale.

Una riprova, diretta ed inconfutabile, sullo spessore del personaggio e, quindi, sulla sua attendibilità, è stata data dalle stesse cosche "vincenti" le quali, non riuscendo a raggiungere il CONTORNO con i propri killer [...], hanno fatto scempio dei suoi congiunti e dei suoi amici con una sequenza impressionante di omicidi.

Per il CONTORNO, così come per GIOVANNELLO GRECO, per GAETANO BADALAMENTI e per TOMMASO BUSCETTA veniva attuata la strategia della "terra bruciata", allo scopo di "stanarlo" o, comunque, di privarlo di qualsiasi eventuale supporto logistico nel caso avesse deciso di far rientro a Palermo per riorganizzare le fila dei "perdenti".

Il perverso disegno criminoso dei "vincenti" non ha risparmiato, nemmeno in questo caso, moltissime vittime innocenti, del tutto estranee a traffici illeciti, la cui sola colpa era quella di essere legate al CONTORNO da parentela o da vincoli di amicizia.

La via Conte Federico, in un breve arco di tempo, è stata letteralmente "ripulita" da quanti, come detto, avrebbero potuto dare un aiuto al CONTORNO.

Già gli organi di polizia non avevano avuto dubbio alcuno nell'inquadrare tutti questi omicidi nella logica tremenda della "terra bruciata" intorno al latitante CONTORNO e lo stesso, sin dalle sue prime dichiarazioni, aveva confermato questa ipotesi accusatoria. […].

Obiettivo “Totuccio”

Come si è detto - e come si vedrà - molti tra questi congiunti ed amici del contorno erano personaggi senza storia, privi di qualsiasi collegamento con organizzazioni criminose, con l'unica "colpa" di essere stati, in vari modi, vicini al predetto e di costituire, pertanto, un probabile punto di riferimento per lo stesso.

Come fosse spietata la caccia al CONTORNO, lo si è potuto rilevare già trattando dell'omicidio di RUGNETTA ANTONINO, il quale, nel novembre del 1981, veniva sequestrato da FILIPPO MARCHESE ed i suoi accoliti e condotto nella tristemente famosa "CAMERA DELLA MORTE" perché, interrogato, rivelasse il luogo ove si nascondeva "CORIOLANO DELLA FLORESTA" (soprannome di SALVATORE CONTORNO).

Il RUGNETTA - vecchio contrabbandiere - non era in grado di soddisfare le richieste dei suoi sequestratori e, quindi, veniva strangolato dallo stesso MARCHESE e da PINO GRECO, mentre il corpo, nascosto in una auto, veniva fatto ritrovare dinnanzi la caserma della Guardia di Finanza "CANGIALOSI" di via Cavour.

Fallito questo tentativo e, parimenti, fallito il tentativo di uccidere lo stesso CONTORNO, non rimaneva che iniziare il massacro indiscriminato dei suoi congiunti ed amici, proprio perché nella sua borgata si spargesse il terrore e nessuno osasse prestare la benché minima assistenza agli stessi familiari.

[…] Agli omicidi di questo gruppo di congiunti ed amici del CONTORNO si è voluto aggiungere la trattazione dell'omicidio di TERESI FRANCESCO PAOLO perché i riscontri probatori emersi nel corso della perizia balistica effettuata dal Prof. MARCO MORIN di Venezia e dagli esami balistici effettuati dal Gabinetto Regionale di Polizia Scientifica di Palermo, hanno permesso di collegare tale omicidio a quelli di IENNA MICHELE e DI FRESCO GIOVANNI.

I tre, infatti, erano stati uccisi con la stessa arma e ciò è ulteriore prova della unicità del disegno criminoso di sterminio di tutti i "perdenti" e di coloro che, in qualche modo, agli stessi potevano essere collegati.

Uccisi uno dopo l'altro

[...] Il 3 ottobre 81, nella via Conte Federico - all'altezza del civico n.76 - poco prima delle ore 14,50 - veniva assassinato a colpi di arma da fuoco MANDALA' PIETRO.

Il personale della Squadra Mobile, telefonicamente avvisato della sparatoria, rinveniva nelle vicinanze del cadavere del MANDALA' una Renault ferma al centro della strada, con lo stereo acceso e le chiavi inserite nel quadro.

[...] COSTANZO GIOVANNI (assassinato pochi giorni dopo - il 9 ottobre - nella stessa piazza), [affermava, ndr.] di non aver visto chi aveva sparato e di aver appreso solo il giorno dopo dai giornali dell'omicidio del MANDALA', da lui conosciuto perché abitante nella stessa zona.

MANDALA' FRANCESCO - padre della vittima - [...] veniva, a sua volta assassinato, il 5 aprile 82. MANDALA' SALVATORE - fratello di PIETRO - abitante con il padre nella via Conte Federico - riferiva di essere uscito quella mattina di casa e di aver lasciato il fratello che era ancora a letto. Rincasato, aveva pranzato con i familiari e lo stesso PIETRO il quale gli aveva chiesto di "provare" la sua auto poiché, da quando l'aveva acquistata, non l'aveva ancora guidata.

Dopo aver consegnato l'auto al fratello, era uscito di casa con un amico e, rientrando, aveva notato una grande confusione sotto casa e il cugino D'AGOSTINO IGNAZIO, piangendo, gli aveva dato la notizia della uccisione di PIETRO.

D'AGOSTINO IGNAZIO veniva assassinato l'11.1.82.

Nessuna ulteriore utile notizia veniva fornita dai congiunti, [...] e, comunque, va chiarito che la motivazione della soppressione del MANDALA' non può rinvenirsi in presunti contrasti tra gli autori della rapina stessa, bensì nel vincolo di parentela che legava il MANDALA' a SALVATORE CONTORNO.

I due, infatti, erano parenti, essendo il MANDALA' FRANCESCO - padre di PIETRO - figlio di un fratello di MANDALA' ROSARIA, madre del CONTORNO.

MANDALA' PIETRO, figlio di un cugino del CONTORNO, dimorante con tutta la sua famiglia in via Conte Federico, era un indubbio "punto di forza" di quest'ultimo e, pertanto, la sua eliminazione portava ad un evidente indebolimento della posizione del predetto, come pure era monito a quanti avessero pensato di prestargli un qualche aiuto.

Pur non essendo emerso dalle dichiarazioni dei testi nessun utile elemento ai fini delle indagini, tale causale è ampiamente fondata, sia in sé, sia in relazione a tutti gli altri omicidi seguiti a quello di MANDALA' PIETRO.

Il 5 ottobre 81 - alle ore 18,15 circa - veniva ucciso nella via Conte Federico MAZZOLA EMANUELE. Testimone oculare dell'omicidio era DI FRESCO GIOVANNI - suocero del MAZZOLA - il quale riferiva che, trovandosi a conversare con la vittima davanti alla propria abitazione, aveva notato due persone sopraggiungere a bordo di un motore. Una, presumibilmente quella seduta dietro, era scesa e, con un'arma, aveva fatto ripetutamente fuoco contro il genero.

Specificava che quest'ultimo aveva tentato di sottrarsi all'agguato fuggendo dalla via Conte Federico in direzione di Villabate. Non sapeva (o voleva) dare nessuna indicazione né sui killers, né sul tipo di moto da questi usata.

[…] In relazione al MAZZOLA, il CALZETTA riferiva di aver appreso come questi fosse il factotum del CONTORNO del quale "governava" gli animali che aveva nello stallone dei Chiavelli.

Come già detto, lo stesso CONTORNO riferiva dei suoi rapporti commerciali con il MAZZOLA e, segnatamente, degli affari con questi avuti nel campo della compravendita degli animali custoditi, per parte sua, in una stalla ai Chiavelli.

Le informazioni del CALZETTA, quindi, seppur imprecise, avevano un certo fondamento e non v'è dubbio che proprio in relazione ai rapporti di amicizia e di affari avuti dal MAZZOLA con il CONTORNO vada rinvenuta la causale della soppressione del primo.

E, del resto, l'omicidio del MAZZOLA segue di appena due giorni quello di MANDALA' PIETRO ad ulteriore dimostrazione del nesso esistente tra questi due omicidi.

Il giorno 8 gennaio 82, verso le ore 17,45 circa, una telefonata anonima annunciava al "113" che in via Belmonte Chiavelli era stato commesso un omicidio.

Gli agenti intervenuti rinvenivano in una macelleria di quella via, al civico n.100, il corpo senza vita del titolare IENNA MICHELE il quale giaceva in una pozza di sangue, colpito da numerosi colpi di arma da fuoco.

Si apprendeva che, poco prima, due individui, non travisati, erano entrati nella macelleria ed avevano fatto fuoco contro il titolare. I due si erano, quindi, dati alla fuga a bordo di una moto.

[…] Alle ore 7,30 circa dello stesso giorno 8 gennaio, in via Bonagia veniva ucciso TERESI FRANCESCO PAOLO mentre si trovava a transitare a bordo della proprio auto Fiat 127.

Nella assenza di testimoni oculari, risultava impossibile accertare la dinamica dell'omicidio.

BENVEGNA GIROLAMO, cognato della vittima, riferiva come il TERESI fosse legato da lontani vincoli di parentela con TERESI GIROLAMO, imprenditore edile scomparso alcuni mesi prima, avendo la sorella MARIA sposato TERESI PIETRO, fratello di TERESI GIROLAMO.

[…] Confermando quanto già accertato dalla polizia scientifica, il Prof. MARCO MORIN di Venezia, nella sua relazione di perizia balistica, evidenziava che per commettere gli omicidi IENNA e TERESI era stata impiegata una medesima pistola semiautomatica cal.7,65 MM. BROWNING.

Riferiva il perito che erano state comparate positivamente le impressioni di percussione, estrazione ed espulsione dei singoli reperti e che le coincidenze erano talmente evidenti da non lasciare alcun dubbio che per i due delitti era stata impiegata la stessa arma.

Le connessioni specifiche tra gli omicidi IENNA e TERESI sono impressionanti, come si e' visto:

Gli omicidi erano stati commessi lo stesso giorno; per consumare gli stessi era stata impiegata una sola identica arma; al momento dell'attentato allo IENNA, presente nella macelleria vi era MELI GIACOMO, cugino della vittima e dipendente della CENTRALGAS del TERESI FRANCESCO PAOLO.

Non v'è dubbio che il MELI avrebbe potuto riferire qualcosa di più specifico - se lo avesse voluto - sia sulla dinamica dell'omicidio IENNA, sia sui motivi che lo avevano spinto a visitarlo proprio il giorno in cui era stato ucciso il suo datore di lavoro.

[…] La soppressione dello IENNA e del TERESI, nello stesso giorno e con la stessa arma, è una ulteriore dimostrazione della "coesione" del gruppo BONTATE - CONTORNO, e, quindi, della unicità del disegno criminoso volto a sterminare i residui componenti di quei gruppi.

Non è, del resto, un caso che il MELI, cugino dello IENNA, lavorasse proprio alla CENTRALGAS dei BONTATE e dei TERESI, né che lo stesso, a poche ore dall'omicidio del suo datore di lavoro, si fosse precipitato dal cugino: tale visita rimane inquietante, potendo essere stata motivata dalla necessità di mettere in guardia lo IENNA dai pericoli incombenti o dalla necessità di dare ai killers una più esatta indicazione della vittima.

A meno di 24 ore dagli omicidi del TERESI e dello IENNA, verso le ore 15 del 9 gennaio, veniva ucciso in piazza Torrelunga DI FRESCO GIOVANNI, suocero di MAZZOLA EMANUELE e, come si è visto, testimone oculare dello omicidio dello stesso.

Il DI FRESCO era stato raggiunto da numerosi colpi di arma da fuoco alla nuca ed al torace, decedendo all'istante.

In assenza di qualsiasi testimone oculare, non si riusciva a ricostruire la dinamica dell'omicidio; inoltre, la mancanza di collaborazione dei familiari della vittima - immune da precedenti penali - impediva di accertare, nel corso delle prime indagini, il movente dell'omicidio stesso.

[…] L'omicidio del DI FRESCO va, invece, visto alla luce di tutti gli altri omicidi degli amici e congiunti di SALVATORE CONTORNO.

[…] Non v'è dubbio, quindi, che l'esame comparativo era stato effettuato sui reperti balistici sequestrati in relazione all'omicidio di DI FRESCO GIOVANNI. Tale esame aveva evidenziato come, anche in questo omicidio, fosse stata usata la pistola calibro 7,65 adoperata per consumare gli omicidi di IENNA MICHELE e TERESI FRANCESCO PAOLO.

[…] Il giorno 11 gennaio 82 - due giorni dopo l'omicidio di DI FRESCO GIOVANNI e tre giorni dopo l'omicidio di TERESI FRANCESCO PAOLO e di IENNA MICHELE - verso le ore 11 circa, in piazza Dei Signori veniva ucciso D'AGOSTINO IGNAZIO.

La vittima era padre di D'AGOSTINO ROSARIO, coniugato, quest'ultimo, con LOMBARDO MARIA CARMELA.

LOMBARDO MARIA CARMELA - figlia di LOMBARDO GASPARE - è la cugina di LOMBARDO CARMELA (moglie di SALVATORE CONTORNO), in quanto figlia di LOMBARDO SALVATORE, fratello di GASPARE.

Non vi sono dubbi sulla "vicinanza" dei D'AGOSTINO ai CONTORNO ed ai GRADO, non solo per i citati legami di parentela, ma anche per gli stretti rapporti esistenti tra ROSARIO D'AGOSTINO e VINCENZO GRADO il quale ultimo - secondo le dichiarazioni di GENNARO TOTTA - ospitava il D'AGOSTINO nella sua villa di Porto Ceresio.

Sui GRADO in generale e sui loro traffici illeciti in particolare, si è già ampiamente detto, ma occorre qui ribadire come vi fossero stretti rapporti tra questi e D'AGOSTINO ROSARIO, il quale, detto per inciso, proprio in conseguenza delle dichiarazioni del TOTTA veniva rintracciato e tratto in arresto.

Il TOTTA, infatti, - tra le altre cose - aveva riferito di aver visto il D'AGOSTINO in casa di VINCENZO GRADO a Porto Ceresio e di aver appreso dal secondo come il primo fosse l'uomo di fiducia di FRANCO MAFARA e di ANTONINO GRADO e come a causa dei rapporti con i suddetti, gli fosse stato ucciso il padre.

IGNAZIO D'AGOSTINO, quindi, costituiva per le cosche vincenti un doppio pericolo, potendo essere punto di riferimento a Palermo sia per il CONTORNO che per il figlio ROSARIO e, pertanto, veniva soppresso.

Il cadavere nella motoape

[…] Alle ore 7,30 del 12 marzo 82, gli agenti di polizia, in servizio con una "volante", venivano avvicinati in via Oreto Nuova da due netturbini i quali riferivano che poco prima, nella zona loro assegnata, era stato ucciso un loro collega conducente del mezzo dell'A.M.N.U..

In una traversa di via Paratore, infatti, gli agenti rinvenivano il cadavere di DI FRESCO FRANCESCO, crivellato da colpi di arma da fuoco, all'interno di una motoape della Nettezza Urbana.

I due netturbini, BUONAFEDE BENEDETTO e SALERNO EMANUELE, dichiaravano concordemente di essere usciti per il servizio verso le ore 6,30 e, prelevato l'automezzo, erano giunti sul posto di lavoro.

Dopo pochi minuti dall'inizio della attività, erano entrambi stati colti da urgente bisogno di urinare e, pertanto, mentre il DI FRESCO era rimasto al bordo del vespino, si erano recati dietro alcuni bidoni di calcestruzzo e da li' dietro avevano udito degli spari provenienti dal punto ove era rimasto il loro collega.

Si erano, allora, buttati a terra e solo dopo alcuni minuti si erano decisi ad andare a vedere cosa fosse successo, rinvenendo cosi' il cadavere del DI FRESCO.

Il sorvegliante dell'AMNU - LABRUZZO MARIO (imputato nel presente procedimento) - non era in grado di fornire alcun utile elemento ai fini delle indagini.

Veniva, nel corso delle prime indagini, rinvenuta anche una auto Fiat 127 all'interno della quale si era sviluppato un principio d'incendio subito domato da MILAZZO ANGELO sotto casa del quale era stata abbandonata.

Si rilevava come la targa dell'auto fosse, in realtà, formata da due parti di due diverse targhe, mentre l'auto era stata sottratta a GALATI FILIPPO che ne aveva denunciato il furto.

Poiché l'auto era stata rinvenuta a poca distanza dal luogo ove era stato ucciso il DI FRESCO e vi era stato un tentativo di incendiarla, si presumeva fosse stata usata dai killers e subito dopo il delitto abbandonata.

Il DI FRESCO FRANCESCO era fratello di GIOVANNI, ucciso il precedente 9 gennaio, suocero, quest'ultimo, di MAZZOLA EMANUELE.

Anche DI FRESCO FRANCESCO, conosciuto dal CONTORNO perché della stessa borgata, veniva dunque soppresso perché si sapesse quale era la fine riservata agli amici del CONTORNO.

Non può, invero, ipotizzarsi alcuna causale diversa e alternativa se solo si pone mente al fatto che, di notevole, nella vita del DI FRESCO, era da annoverarsi il suo domicilio in via Conte Federico e il fatto di essere fratello di GIOVANNI ed amico del CONTORNO.

Tutti parenti, tutti ammazzati

[…] Alle ore 19,15 del 5 aprile 82, veniva segnalato alla polizia un omicidio consumato in via Tasca Lanza presso il deposito dell'AMNU.

Gli agenti intervenuti rinvenivano a circa 5 metri dal cancello di ingresso di detto deposito, riverso accanto ad una Fiat 131 Mirafiori, il cadavere di MANDALA' FRANCESCO con la nuca spappolata da colpi di arma da fuoco.

Sul muro di cinta del deposito si notavano fori di proiettili e tracce di materia celebrale.

LIGA PIETRO, responsabile del deposito, dichiarava che al momento dell'omicidio si trovava nel suo ufficio e, quindi, non aveva assistito allo stesso.

Precisava che la vittima era uscita per il turno di servizio alle ore 14 insieme a CASSANO FRANCESCO - raccoglitore - e a VAGLICA AGOSTINO - autista del mezzo -, facendo rientro alle ore 19.

I due, comunque, non potevano essere subito sentiti perché già si erano allontanati.

MANDALA' FRANCESCO risultava essere figlio di un fratello di MANDALA' ROSARIA - madre di SALVATORE CONTORNO - nonché di SCHIFAUDO ANTONIA il cui fratello, SCHIFAUDO ANTONINO, era stato ucciso il 15 marzo di quello stesso anno.

Gli SCHIFAUDO, poi, risultavano essere imparentati con il CONTORNO anche attraverso la moglie LOMBARDO CARMELA, essendo SCHIFAUDO ANTONINO coniugato con LOMBARDO ROSARIA, cugina di questa.

La vittima era il padre DI MANDALA' PIETRO, ucciso il 3 ottobre 1981, pochi giorni prima della soppressione di MAZZOLA EMANUELE.

Anche lo zio di SALVATORE CONTORNO, quindi, come il cugino, era stato soppresso nell'ambito della strategia della terra bruciata fatta intorno a "CORIOLANO DELLA FLORESTA".

[…] Ed, infatti, MANDALA' FRANCESCO - netturbino - non era coinvolto in alcuna illecita attività ed aveva, di notevole, solo la parentela con il CONTORNO di cui era lo zio.

Lo stesso, poi, era stato ucciso alcuni giorni prima di CORSINO SALVATORE, zio della moglie del CONTORNO ed anche questa sequenza cronologica, al pari di quelle già, esaminate, convincono ulteriormente dell'intimo nesso che lega tutti gli omicidi dei congiunti e degli amici di SALVATORE CONTORNO.

[…] Il 17 aprile 82 - pochi giorni dopo l'omicidio di MANDALA' FRANCESCO - veniva ucciso CORSINO SALVATORE che, come il MANDALA', aveva rapporti di parentela con il CONTORNO.

La vittima, infatti, era fratello di MANDALA' MARIA, madre di LOMBARDO CARMELA coniugata con il CONTORNO.

Il CORSINO veniva rinvenuto cadavere all'interno di uno "scuola-bus" verso le ore 7,30 di qual giorno, in Largo V. 18. Lo stesso, infatti, era dipendente della scuola privata "ADA NEGRI" di via dell'Orsa Maggiore ed ogni mattina si recava presso le abitazioni di alcuni insegnanti per prelevarli e portarli nell'Istituto. […] Subito dopo l'omicidio, in via Villagrazia, veniva rinvenuta una auto A 112 bianca completamente distrutta dalle fiamme, sottratta a CIMINO GIUSEPPE ed usata, probabilmente, dai killers del CORSINO.

CRISTINA MARIA, gestrice della scuola "ADA NEGRI", riferiva di aver preso contatto con il CORSINO nell'agosto del 1981, quando aveva avuto bisogno di un pulmino per il trasporto degli alunni.

MANDALA' ANGELA, moglie del CORSINO, riferiva che tra SALVATORE CONTORNO ed il marito non erano mai intercorsi rapporti di affari di alcun genere e che, a seguito dell'arresto a Roma del CONTORNO e dei genitori della lombardo, aveva ospitato in casa la stessa perché in avanzato stato di gravidanza e che quivi la donna si era trattenuta, anche dopo l'uccisione del CORSINO, sino a quando era stata ricoverata in clinica, mentre sempre presso di lei era rimasto il figlio del CONTORNO, ANTONINO.

Dichiarava, comunque, che il marito e lei non avevano mai ricevuto minacce o avvertimenti a causa della citata ospitalità.

Nessuna ulteriore notizia fornivano i congiunti nel corso della formale istruzione.

[…] Il 16 marzo 1983 - verso le ore 9 circa - al civico n.16 di Piazza Scaffa veniva ucciso BELLINI CALOGERO. Di lui SALVATORE CONTORNO aveva riferito quale cugino acquisito, in quanto aveva sposato CONTORNO ROSA, figlia di SALVATORE, fratello, quest'ultimo, del padre.

Il BELLINI, quindi, era anche cugino dei GRADO essendo questi figli di CONTORNO ANTONINA, sorella di SALVATORE e del padre del CONTORNO.

La vittima, elettricista, secondo il CONTORNO era chiamata "LILLO".

[…] CONTORNO ROSA, moglie del BELLINI, nulla sapeva (o voleva) riferire sui rapporti del marito con CONTORNO SALVATORE ed, anzi, teneva a precisare che tra le due famiglie non vi erano "rapporti stretti", per volontà del primo di non essere coinvolto in fatti di mafia.

Precisava che quel giorno, mentre si trovava con la figlia nel retrobottega, aveva udito due o tre esplosioni di arma da fuoco provenienti dall'interno del negozio stesso e, affacciatasi, aveva rinvenuto il corpo del marito privo di vita.

BELLINI MARIA - figlia della vittima - forniva dichiarazioni sostanzialmente identiche a quelle della madre.

Nessun elemento utile fornivano tutti gli altri congiunti della vittima.

Non v'è dubbio che anche l'omicidio del BELLINI debba inquadrarsi nel novero degli omicidi perpetrati ai danni dei congiunti del CONTORNO e dei "perdenti" in genere.

[...] Il "LILLO", ucciso nella sua rivendita di materiale elettrico, costituiva uno degli ultimi punti di riferimento sia per il CONTORNO che per i GRADO, dopo la eliminazione di molti altri amici e congiunti del primo. La sua uccisione, avvenuta a circa un anno da quella di CORSINO SALVATORE, costituiva l'ultimo anello della lunga catena dei delitti sopra esaminati.

Tale "ritardo" non deve stupire, in quanto gli asseriti non stretti rapporti della vittima con il CONTORNO, potevano aver determinato i mandanti a soprassedere temporaneamente dall'eseguire questa ennesima sentenza di morte.

La necessita' di continuare a riaffermare la potenza dei GRECO nella zona, faceva si' che anche per il BELLINI giungesse il momento della soppressione che, senza dubbio, deve inquadrarsi nella logica tante volte sopra indicata.

Testi tratti dall'ordinanza del maxi processo.

La fotografia proviene dall'Archivio della redazione del giornale “L'Ora” custodito nella Biblioteca centrale della Regione Siciliana.

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