Nella notte un ordigno è esploso sotto l’auto parcheggiata davanti a casa del giornalista e conduttore del programma Report, Sigfrido Ranucci. La macchina è esplosa insieme a quella della figlia del giornalista. Entrambi i mezzi erano davanti alla casa di famiglia di Campo Ascolano, alle porte di Roma. Lo ha reso noto sui social la stessa trasmissione di Rai 3 con un video in cui riprende le auto in pezzi.

Nel post si parla di «due ordigni» che avrebbero provocato le deflagrazioni, così forti da «scuotere l'intero quartiere», tanto da essere colpita anche un’abitazione vicina. Si indaga sull’accaduto con l’ipotesi di danneggiamento con l'aggravante del metodo mafioso. Ranucci era già da tempo sotto scorta per i contenuti del programma televisivo.

Le anticipazioni

«In questi anni sono successe tante cose. Tanti episodi di cui io non ho mai voluto dare notizia perché non toccava e non tocca a me farlo. Poi, questo botto, stanotte…».

Così ha commentato l’accaduto Ranucci in una dichiarazione a Repubblica. Il giornalista fa cenno a un «clima generale di isolamento e di delegittimazione» verso di lui e verso «tutta la squadra di Report», non specificando da parte di chi. Conclude poi con un’allusione: «Non posso che notare che da poco avevamo anticipato i temi delle prossime puntate».

A cosa si riferisce

Il 12 ottobre sui canali social del programma televisivo è stato pubblicato un video in cui Ranucci stesso annuncia i contenuti della prossima settimana. Come sempre l’appuntamento sarebbe stato, e sicuramente sarà, ogni domenica su Rai dalle 20.30 a partire dal 26 ottobre. Il giornalista ha parlato di finanziamenti nel mondo della cultura e qualche approfondimento su scuola, ricerca e università.

Prosegue raccontando di alcune inchieste per capire «cosa sta accadendo nel mondo dell’eolico» e che il programma tornerà a parlare, come già aveva fatto in passato, di banche: «Cosa è successo nel mentre e cosa è cambiato». Infine, «torneremo a parlare di sanità», ha concluso, «tasto dolente del nostro paese per mancanza di medici, infermieri e per mancanza di prestazioni che una volta erano invece garantite».

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