Il racconto: «La potenza dell’esplosione è stata tale per cui avrebbe potuto uccidere chi fosse passato in quel momento». Indaga l’antimafia. Condanna bipartisan
«Questa notte un ordigno è stato piazzato sotto l’auto parcheggiata del giornalista e conduttore di Report, Sigfrido Ranucci. L'auto è saltata in aria, danneggiando anche l’altra auto di famiglia e la casa accanto». È la stessa trasmissione di Rai 3 a dare la notizia con un post sui social.
Le due automobili sono esplose mentre erano parcheggiate davanti all’abitazione di famiglia a Campo Ascolano, alle porte di Roma, nel comune di Pomezia. I veicoli sono stati completamente avvolti dalle fiamme. Nel post si parla della presenza di «due ordigni» che avrebbero provocato le deflagrazioni, così forti da «scuotere l'intero quartiere», tanto da essere danneggiata anche un’abitazione vicina.
Sull’esplosione indagano i pm della Dda di Roma. Al momento i magistrati della Direzione distrettuale antimafia, con il procuratore aggiunto Ilaria Calò e il pm Carlo Villani, ipotizzano il danneggiamento con l'aggravante del metodo mafioso. Nelle prossime ore sono attese le informative delle forze dell'ordine intervenute sul posto. Francesco Lo Voi, capo procuratore della Repubblica di Roma, dice a Domani che si tratta di un «atto gravissimo su cui indagheremo a fondo e con grande impegno insieme alle forze dell’ordine. Spero che si tratti di un episodio isolato che non ci faccia tornare ai tempi bui dell’attacco ai rappresentanti della stampa».
A rivelare un nuovo dettaglio è stato il giornalista e inviato di Report, Giorgio Mottola, durante il programma su Rai Radio 1, Un giorno da Pecora. Mottola ha parlato direttamente con Ranucci: «La cosa più inquietante di tutte è che lui non tornava a casa da una decina di giorni, era in giro, e quindi è molto probabile che qualcuno lo abbia monitorato e lo stesse aspettando». Mottola ha anche raccontato che l’esplosione è stata innescata «attraverso una miccia, accesa da qualcuno che era lì e che infatti è stato visto fuggire via, un soggetto incappucciato». Lo ha confermato anche un passante agli inquirenti.
«La potenza dell'esplosione è stata tale per cui avrebbe potuto uccidere chi fosse passato in quel momento», si legge in un post sui social. Sul posto sono intervenuti carabinieri, Digos, vigili del fuoco e polizia scientifica. La Procura competente è stata informata ed è al lavoro per gli accertamenti, mentre è stato avvisato il Prefetto. «Mia figlia è passata davanti alla mia auto pochi minuti prima dell'esplosione, avrebbero potuto ammazzare una persona, avrebbero potuto ammazzare mia figlia. Hanno usato almeno un chilo di esplosivo», ha commentato Ranucci raggiunto dal Corriere della Sera.
Il giornalista parla di un «clima di isolamento e di delegittimazione nei miei confronti», svenando che negli ultimi mesi ha «ricevuto varie minacce, tutte oggetto di denuncia: mi hanno mandato un proiettile di P38, sono stato pedinato da personaggi identificati dalla mia scorta, sono stato oggetto di dossieraggi anche dall'estero».
In giornata l’ad Rai Giampaolo Rossi e tutti i membri del consiglio di amministrazione hanno incontrato nel cortile della sede Rai di via Teulada il conduttore per esprimergli la loro vicinanza. All'incontro era presente anche il direttore generale Roberto Sergio.
Le reazioni
È intervenuta a stretto giro la presidente del Consiglio Giorgia Meloni che esprime piena solidarietà al giornalista e «la più ferma condanna per il grave atto intimidatorio da lui subito. La libertà e l'indipendenza dell'informazione sono valori irrinunciabili delle nostre democrazie, che continueremo a difendere». Alle parole della premier si è unito il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha fatto pervenire a Sigfrido Ranucci la sua solidarietà, esprimendo «severa condanna» per il grave gesto intimidatorio.
Arrivato anche il sostegno delle istituzione europee. «Intimidazioni e molestie contro i giornalisti non hanno posto in Europa. I giornalisti devono poter svolgere il loro fondamentale lavoro in sicurezza, liberi da minacce e attacchi» ha detto il portavoce della Commissione Ue, Markus Lammert. Roberta Metsola, presidente dell’Eurocamera, ha invece affidato le sue parole ai social: «La libertà di stampa é il cuore della democrazia. L'Europa non farà mai un passo indietro».
«Quanto successo a Pomezia è di una gravità inaudita e inaccettabile. Totale solidarietà a Sigfrido Ranucci e alla sua famiglia» scrive in un post su X il vice presidente del Consiglio e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini. Sulla stessa lunghezza d’onda il ministro degli Esteri Antonio Tajani: «Esprimo ferma condanna per il grave atto intimidatorio subito dal giornalista Sigfrido Ranucci e dalla sua famiglia, ai quali rivolgo la mia piena solidarietà. Non esiste motivazione che possa giustificare questa violenza».
Messaggi anche da Matteo Renzi, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni e Barbara Floridia, presidente della commissione Vigilanza Rai M5s.
L’ex ministra e presidente della commissione parlamentare antimafia Rosy Bindi scrive: «La mia solidarietà a Sigfrido Ranucci e alla sua famiglia per il brutale attentato con cui davanti alla sua abitazione sono state fatte esplodere la sua auto e quella di sua figlia. Un episodio inquietante sul quale è urgente fare piena luce. Quale che sia la matrice è evidente che si è cercato di minacciare un giornalista autorevole che con Report ha indagato nei settori più delicati dell’economia della società e della politica, portando alla luce numerosi casi di corruzione e malaffare, interpretando il ruolo dell’informazione nel servizio pubblico con grande coraggio, autonomia e indipendenza. Mi auguro che la Rai sappia tutelare la professionalità di Ranucci e di tutta la redazione di Report, garantendo la continuità delle loro inchieste».
Anche la Rai ha preso posizione. L’ad Giampaolo Rossi e l'intera azienda «si stringono al fianco di Sigfrido Ranucci ed esprimono massima solidarietà per il grave e vile attentato intimidatorio. Il ruolo della Rai e di chi opera al suo interno è quello di garantire dialogo, pluralismo e rispetto nel racconto quotidiano del nostro tempo - si legge in una nota -. La Rai respinge con forza e determinazione ogni minaccia contro chi svolge il proprio lavoro nel Servizio Pubblico. L'essenza vitale della nostra democrazia è la libertà informativa che la Rai garantisce e che i suoi giornalisti rappresentano».
«Un attentato spaventoso che ci riporta indietro agli anni più bui» scrive il sindacato Usigrai in una nota. «Siamo certi che né Sigfrido né i colleghi di Report si lasceranno intimorire. Saremo sempre al loro fianco affinché possano continuare liberamente il loro lavoro d'inchiesta. Abbiamo denunciato in questi mesi come la Rai abbia ridotto lo spazio a disposizione di Report e soprattutto il clima d'odio e insofferenza per le inchieste della redazione».
Si aggiunge anche Unirai: «Sgomento e indignazione per il gravissimo atto intimidatorio. Un gesto vile e disumano, che avrebbe potuto provocare una tragedia e che colpisce nel modo più odioso possibile: portando la violenza nella vita privata di un uomo e dei suoi affetti più stretti».
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