Enrico Borghi, senatore Pd ed esponente lettiano, già membro di Base riformista, ha annunciato in un’intervista a Repubblica il suo passaggio a Italia viva. Il Pd, dice Borghi, con la neosegretaria Elly Schlein «è diventato la casa di una sinistra massimalista figlia della cancel culture americana che non fa sintesi e non dialoga».

Parole durissime che arrivano dopo la conferenza stampa della scorsa settimana, in cui Schlein ha detto la sua su una serie di argomenti controversi, dalla gestazione per altri al termovalorizzatore di Roma. 

«Le prime scelte di Schlein rappresentano una mutazione genetica: da partito riformista a un partito massimalista di sinistra. Io sono convinto che ci sia invece un  elettorato moderato che ha bisogno di una casa. Dobbiamo impedire che vada in porto il progetto di Giorgia Meloni di lanciare una opa sui moderati italiani». 

Silenzi e parole

Secondo Borghi, le sue interviste su temi di sicurezza e difesa non hanno ricevuto alcuna risposta dalla segretaria, «e come sappiamo in politica i silenzi contano più delle parole pronunciate». Borghi passa poi alle prese di posizione di Schlein sull’«utero in affitto», a cui la segretaria ha detto di essere favorevole. «In questo passaggio ci sono gli elementi della mutazione. C’è un percorso di omologazione culturale, dettata da poteri esterni, che parla di deboli e poi agevola lo sfruttamento proprio dei più deboli». L’influenza, secondo il senatore, è quella della cancel culture, una spinta fortissima a parlare di diritti sganciata dai doveri». 

Secondo il senatore, il Terzo Polo può raccogliere i moderati su cui Meloni avrebbe messo gli occhi. «C’è bisogno di rappresentanza politica e non più di personalismi. Se non si organizza uno spazio politico arriveremo a una Meloni che si prenderà un pezzo di mondo riflessivo e cattolico». Nessuna possibilità che Borghi faccia un passo indietro rispetto al suo incarico al Copasir.

Borghi snocciola poi altri temi secondo cui Schlein non ha preso ancora posizione, come lo sviluppo militare e la produttività. Il senatore segue a stretto giro la decisione dell’ex capogruppo a palazzo Madama Andrea Marcucci che ha annunciato qualche giorno fa di non voler rinnovare la tessera del Pd per aderire al Terzo polo e quella immediatamente successiva all’elezione di Schlein di Beppe Fioroni. Nell’intervista, però, Borghi dice che si tratta di una scelta «individuale». «Non provoco scissioni e non faccio proselitismo» aggiunge. 

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