Dopo lo shock emotivo la magistratura brasiliana e il presidente Luiz Inácio Lula da Silva vogliono intercettare tutti gli assalitori che nel pomeriggio dell’8 gennaio hanno fatto irruzione nel palazzo del parlamento, in quello della Corte suprema e in quello presidenziale a Brasilia. 

Per il momento sono oltre 1.500 le persone che sono state arrestate dopo le identificazioni. Durante l’assalto era anche presente il nipote dell’ex presidente Jair Bolsonaro.

I magistrati stanno anche indagando su chi non ha partecipato materialmente a quello che viene definito un golpe terroristico ma ha contribuito alla sua organizzazione. Mandati di arresto sono stati emessi in più di dieci stati del Brasile. Non sono noti i loro nomi ma secondo gli inquirenti hanno finanziato l’organizzazione dell’assalto pagando gli autobus che da più regioni del paese sono giunti a Brasilia.

Si indaga anche su possibili apparati della sicurezza collusi con i rivoltosi. Ieri il ministro della Giustizia Flavio Dino ha difeso l’operato del suo collega Mucio a capo del ministero della Difesa. «Voglio difendere con forza la correttezza, la lealtà, la sincerità del ministro Mucio nel guidare una delle aree più difficili del governo. Mucio ha optato per una via di dialogo con le istituzioni militari e per questo non può essere condannato», ha detto. «I risultati possono portare a giudizi affrettati. Preferisco credere che il ministro Mucio, nelle difficili condizioni in cui opera, abbia fatto del suo meglio con sincerità e lealtà», ha aggiunto Dino.

Bolsonaro

L’ex presidente Jair Bolsonaro è accusato di aver fomentato l’assalto per non aver pubblicamente riconosciuto la vittoria di Lula. Più volte ha sollevato il dubbio su possibili brogli elettorali senza mai fornire prove, contribuendo ad alimentare teorie cospiratorie tra i suoi sostenitori.

Nei giorni scorsi Bolsonaro si è difeso dalle accuse e ha detto che ha agito sempre nel perimetro garantito dalla Costituzione brasiliana.

Attualmente si trova ricoverato in Florida per una «sub occlusione intestinale», ma per i medici non ci dovrebbero essere problemi e presto può essere dimesso. Ora Bolsonaro teme che possa piombare su di lui una richiesta di estradizione dal Brasile. Al momento la magistratura brasiliana non ha mosso accuse formali nei suoi confronti. L’ex presidente potrebbe anche ottenere la cittadinanza italiana per ius sanguinis e chiedere protezione in Italia. Per il momento, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha detto che non è stata pervenuta alcuna richiesta da parte di Bolsonaro.

Le mosse di Lula

Il presidente Lula ha tenuto ieri una riunione di emergenza con tutti i governatori dei 24 stati del Brasile, dopo aver tenuto anche un Consiglio dei ministri di emergenza. Ieri ha avuto anche un colloquio telefonico con il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, il quale lo ha invitato ad andare a Washington e gli ha garantito il sostegno della Casa Bianca in questa difficile transizione politica. 

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