Intorno alle 16:30 del giorno di Natale è scattato l’allarme nel carcere minorile Cesare Beccaria di Milano, dopo che sette detenuti sono fuggiti approfittando dei lavori in corso iniziati da diverso tempo. Per due di loro la fuga è durata poche ore dato che sono stati rintracciati dalle forze dell’ordine. Un terzo è stato intercettato nella mattinata del 26 dicembre e sarebbe stato riaccompagnato in carcere da un famigliare.

Gli altri sono attualmente ricercati e tre di loro hanno un’età compresa tra i 18 e i 19 anni. Secondo Gennarino De Fazio, segretario generale dell’Uilpa sono scappati dal cortile passeggi approfittando del fatto di essere sorvegliati da un solo agente. I detenuti avrebbero aperto un varco nella recinzione e scavalcato così il muro di cinta.

Sul caso sta indagando sia la procura di Milano sia quella minorile, mentre per accertare le dinamiche della fuga è atteso nell’istituto penitenziario Giuseppe Cacciapuoti il capo del dipartimento per la Giustizia minorile.

Le proteste

All’evasione sono seguite le rivolte. Alcuni detenuti hanno appiccato un incendio all’interno di diverse celle e nel cortile, dove sono stati date alla fiamme materassi e altri oggetti. Sul luogo sono intervenute quattro diverse squadre dei vigili del fuoco e cinque autoambulanze. Secondo il segretario generale del Sindacato autonomo della polizia penitenziaria Sappe, alcuni agenti sono rimasti intossicati. Per quattro di loro è stato necessario il ricovero in ospedale, di cui tre sono stati dimessi nella mattinata del 26 dicembre. Dopo la rivolta in carcere tutti gli agenti penitenziari sono stati richiamati in servizio.

Le reazioni della politica

«Innanzitutto la solidarietà agli agenti feriti e intossicati. E poi parlavo con diverse istituzioni e diversi colleghi ministri ieri: non è possibile. Non è possibile evadere così semplicemente. Ci sarò oggi per incontrare il direttore per capire come mettere in maggiore sicurezza non solo il carcere minorile di Milano ma anche tutte le carceri italiane, perché troppo spesso ci sono episodi violenti. Quindi, bisogna permettere a donne e uomini della penitenziaria di lavorare tranquilli», ha detto il ministro delle Infrastrutture e vicepremier Matteo Salvini che si è detto «sconcertato» per l’accaduto.

Sul caso è intervenuto anche il sindaco di Milano Beppe Sala che ha visitato l’istituto penitenziario lo scorso settembre: «Il Beccaria era un carcere modello. Lo era nel passato, in un passato ormai remoto. Da quasi vent’anni non c’è un direttore, e ce la si è cavata con dei “facente funzione”. Da una quindicina d’anni ci sono lavori in corso, che non finiscono mai. Questa è la situazione. Chi si vuole scandalizzare per l’accaduto è libero di farlo. Ma la realtà va guardata in faccia».

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