- L’8 marzo 2020 il carcere Sant’Anna di Modena diventa un inferno con rivolte, morti tra i detenuti e pestaggi riferiti dai reclusi. Su quelle ore si consuma da tempo una battaglia legale giocata a colpi di opposizioni, ricorsi alla Corte europea dei diritti dell’uomo, tra le procure della repubblica di Modena, Ascoli e gli avvocati dei familiari delle vittime e dell’associazione Antigone.
- Nell’istituto le telecamere, quel giorno, erano accese? Cosa sappiamo di quanto accaduto a Modena a due anni di distanza? Perché le testimonianze dei detenuti non sono agli atti del fascicolo archiviato sulle morti in carcere?
- Domande poste al procuratore capo di Modena Luca Masini, ma non ha fornito risposte.
L’8 marzo 2020 il carcere Sant’Anna di Modena si è trasformato in un girone infernale. Rivolte, detenuti morti, pestaggi. Su cosa sia accaduto in quei giorni è in corso, da tempo, una battaglia legale tra le procure della repubblica di Modena e Ascoli e gli avvocati dei familiari delle vittime e dell’associazione Antigone. L’esito non è scontato, sono stati presentati anche dei ricorsi alla Corte europea dei diritti dell’uomo, ma un dato è certo: troppe domande restano ancora senza una risposta



