Eitan come un prigioniero: è questo il paragone fatto durante un’intervista dallo zio del bambino di sei anni, unico sopravvissuto alla caduta della funivia del Mottarone, al centro di una battaglia sulla custodia fra la zia paterna e i nonni materni, che lo hanno portato dall’Italia in Israele. Oltre al nonno del bambino, Shmuel Peleg, è ora indagata per sequestro dalla procura di Pavia anche la nonna, Esther. 

L’intervista dello zio

«Lo tengono come un detenuto in una prigione di Hamas»: sono molto dure le dichiarazioni di Or Nirko, marito della zia paterna di Eitan, Aya. Durante un’intervista rilasciata all’emittente israeliana N12, lo zio del bambino ha detto di non sapere dove si trovi adesso Eitan. «Il fratello di mia moglie è andato all’ospedale Sheba di Tel Aviv», ha fatto sapere Nirko, «ma Eitan non c’è». «Purtroppo non siamo rimasti sorpresi da questo rapimento, avevamo molta paura che succedesse», ha detto ancora lo zio a N12. 

La famiglia Peleg continua invece a ripetere che Eitan è contento di essere in Israele: «Eitan sta bene, e a lui andrebbe chiesto con chi vuole vivere», ha detto ai microfoni di Radio Capital Sara Carsaniga, l’avvocata del nonno di Eitan, Shmuel Peleg. Carsaniga ha anche risposto a domande sullla notizia di una condanna passata di Peleg per maltrattamenti: «Si tratta di una vecchia vicenda, di più di vent’anni fa, già risolta e ridimensionata».  

La possibilità del ricorso all’Aia.

Una dei legali della zia di Eitan, Aya, ha ipotizzato che la famiglia possa far ricorso alla convenzione dell’Aia. Francesco Salerno, professore di Diritto internazionale all'università di Ferrara, ha detto ad Adnkronos che le azioni del nonno sembrano essere in conflitto con la convenzione, che mira a «dissuadere i privati da compiere iniziative di sottrazione di minori da uno stato all'altro». 

Fonti mediatiche israeliane, intanto, riportano che è stato presentato un’istanza al tribunale della famiglia di Tel Aviv per riportare Eitan in Italia. 

Il ruolo della nonna

Non è solo Shmuel Peleg, a essere indagato per sequestro di persona dalla procura di Pavia. Secondo gli inquirenti, anche la sua ex moglie Esther potrebbe aver avuto un ruolo ed è sotto indagine. 

Ieri lo zio di Eitan aveva ipotizzato che anche la nonna avesse avuto un ruolo nella decisione di portare il bambino in Israele. Il legale della donna, Francesco Caroleo, ha detto ad Adnkronos: «Non ho notizie della signora, non l’ho sentita, dunque non so se fosse in Italia o in Israele». Caroleo ha anche precisato: «Assisto la signora e alcuni familiari esclusivamente nella vicenda della funivia come parti lese, quindi non posso fare alcun commento».

Le mosse delle istituzioni 

Fabrizio Fracassi, sindaco di Pavia, città dove risiedeva Eitan, ha invitato a mettere «l’interesse del piccolo davanti a ogni altra considerazione» e ad avere «la giusta sensibilità nei suoi confronti». Fracassi ha anche detto di sperare che ci sia una soluzione diplomatica che permetta a Eitan di tornare presto in Italia. Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha parlato lunedì del caso, dicendo: «Stiamo accertando l’accaduto per poi intervenire».

Il deputato di Italia viva, Michele Anzaldi, ha detto in un’intervista a Globalist di attendere notizie dal governo sul tragitto compiuto da Peleg con Eitan, notando che dall’aeroporto di Lugano non sono autorizzati voli per Israele. Anche il leader della Lega, Matteo Salvini, è intervenuto sul caso, attaccando il Partito democratico, a causa del quale secondo il senatore sarebbe rimasto bloccato in commissione Giustizia il ddl contro la sottrazione dei minori. 

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