L’ultima volta è comparso in pubblico a Baghdad, in una delegazione di Stato. Nell'ottobre dell’anno scorso, la Russia ha organizzato una visita diplomatica importante in Iraq. Vladimir Putin ha inviato il suo assistente presidenziale, Igor Levitin, per incontrare il primo ministro locale, Mohammed Shia al Sudani. Seduto vicino a loro, in una foto dell’incontro, c'è Andrei Kharchenko. Più o meno la stessa scena fotografata a gennaio del 2023, questa volta in Iran, per accompagnare Levitin a Teheran ad incontrare il primo vice presidente della Repubblica islamica, Mohammad Mokhber. Le foto che Domani, insieme alla testata di giornalismo investigativo The Insider, pubblica in esclusiva rivelano il profilo di uno dei tre russi protagonisti della trattativa del Metropol Hotel, la riunione in cui è emerso il tentativo di finanziare la Lega di Salvini con 110 milioni di euro alla vigilia delle elezioni europee del 2019.

Andrei Kharchenko, cerchiato in rosso, è un membro del quinto servizio dell’Fsb. Si occupa di affari esteri per conto del Cremlino. Sedeva al tavolo del Metropol insieme al leghista

L'inchiesta giudiziaria sul Metropol è finita l'estate scorsa con l'archiviazione per i tre indagati: il leghista Gianluca Savoini, l'avvocato Gianluca Meranda e il consulente finanziario Vannacci. Savoini – che fino ad allora non aveva rilasciato dichiarazioni – dopo la notizia dell'archiviazione ha commentato definendo la vicenda «una macchinazione delle centrali globaliste e mondialiste che vedevano nella Lega di Salvini, reduce dal clamoroso 34 per cento alle europee del 2019, un rischio per il sistema globalista e anti-identitario». Matteo Salvini ha pensato subito alle conseguenze: «Adesso aspettiamo le scuse di tanti, e prepariamo le querele per molti».

Trattativa c’è stata

In realtà, pur avendo chiesto l'archiviazione perché il finanziamento discusso al Metropol non è infine avvenuto, la Procura di Milano ha ricostruito che la trattativa c'è stata davvero. È consistita in 40 riunioni, tenutesi soprattutto tra aprile 2018 e febbraio 2019 (quando la notizia è stata rivelata da chi scrive). Quella più importante è avvenuta il 18 ottobre del 2018 al Metropol.

Il giorno prima del meeting nell'hotel, senza comunicazione ufficiale, Salvini ha incontrato a Mosca il vicepremier russo Kozak e ha cenato con Savoini, suo ex portavoce storico leghista. «Non sono mai emersi elementi concreti sul fatto che il segretario della Lega abbia personalmente partecipato alla trattativa», questo hanno scritto i pm per spiegare perché il leader della Lega non è mai stato indagato.

La Procura ha chiesto l'archiviazione dell'inchiesta spiegando al gip di non avere raccolto sufficienti prove per dimostrare, in un eventuale processo, alcuno dei due reati ipotizzati. Non il tentato finanziamento illecito, dato che le prove acquisite non consentivano di dire con certezza chi avrebbe acquistato il gasolio, cioè se la società italiana di cui parlavano al tavolo del Metropol, Eni, era davvero intenzionata a comprare. L'altro reato ipotizzato era la corruzione internazionale, perché durante la discussione del Metropol i tre intermediari italiani avevano proposto di restituire una parte del finanziamento illecito ai tre russi. La corruzione internazionale è contestabile solo se il destinatario della tangente è un pubblico ufficiale. L’inchiesta ha trovato poi un blocco nelle mancate risposte alla rogatorie inviate all’autorità giudiziaria russa. La procura di Milano avrebbe voluto verificare l'identità dei tre uomini russi presenti al Metropol che si erano accordati per la tangente, ma non ha mai ricevuto risposta.

Savoini prima della riunione del Metropol a Mosca. Di spalle c'è Andrei Kharchenko, Dugin al centro, a destra Francesco Vannucci, uno degli italiani presenti al tavolo della trattativa. (Foto di Marta Allevato)

L’agente dei servizi

Le foto che pubblichiamo dimostrano che almeno uno dei tre russi della trattativa era di sicuro un pubblico ufficiale, per di più direttamente collegato al presidente della Federazione Russa. Un fatto in parte già rivelato dall’Espresso con Paolo Biondani, ma che ora si arricchisce di un nuovo elemento.

Kharchenko ha partecipato pochi mesi fa ai viaggi dell'assistente presidenziale di Putin, Levitin, in Iraq e in Iran. Non solo, dai documenti ottenuti insieme a The Insider, l'uomo che ha trattato con Savoini il maxi finanziamento destinato alla Lega - 110 milioni di euro, secondo la Guardia di finanza - è un componente del Quinto Servizio, un reparto specializzato dei servizi segreti russi. Fa parte dell'unità militare 26047, che è il servizio informazioni e relazioni internazionali dell'Fsb. Si occupa dunque di affari internazionali. La sua presenza al tavolino dell'Hotel Metropol, il 18 ottobre del 2018, era dunque perfettamente coerente con il ruolo ricoperto.

«Adesso aspettiamo le scuse di tanti, e prepariamo le querele per molti«, Salvini ha sintetizzato così l'ordinanza con cui, l'estate scorsa, il gip Tribunale di Milano ha ufficialmente archiviato l'indagine giudiziaria sul caso Metropol. Secondo due esponenti dell'opposizione contattati da Domani, però, i fatti restano al di là dei risvolti penali. Dice Pierfrancesco Majorino, eurodeputato del Pd dal 2019 al 2023, ora consigliere in Regione Lombardia: «Siamo di fronte ad una vicenda di una gravità inaudita. La cricca di Salvini, guidata da Savoini, personaggio premiato con poltrone proprio in Regione Lombardia, ha scherzato con il fuoco giocando alle relazioni pericolose con chi non ha a cuore i valori democratici. Credo, al netto dei risvolti giudiziari, che sul piano strettamente politico si debba tornare a guardare dentro a quel che è accaduto al Metropol».

Sabrina Pignedoli, deputata del Parlamento Ue per il Movimento 5 Stelle, si chiede «cosa facevano membri dei servizi segreti russi all’hotel Metropol con i leghisti? Il giudice che ha archiviato il caso ne era a conoscenza?. L'eurodeputata ricorda che «la relazione finale della commissione speciale Inge, istituita al Parlamento europeo proprio per far luce su queste ingerenze, cita la Lega Nord di Matteo Salvini come uno di quei partiti che hanno firmato accordi di cooperazione con il partito Russia Unita del presidente russo Vladimir Putin. Chiediamo alla Commissione europea di presentare un pacchetto di proposte introducendo l’istituzione fra i reati europei dell'ingerenza straniera dolosa. Dal Qatar alla Cina, dalla Russia al Marocco, fermiamo i lobbisti che vogliono condizionare la nostra democrazia».

Di certo al di là dell’archiviazione dell’inchiesta giudiziaria, il caso Metropol a pochi mesi dalle prossime elezioni europee continuerà a far discutere. Perché messe da parte le accuse e il codice penale, resta la responsabilità politica delle relazioni intrattenute con i russi così estese e profonde da raggiungere il loro apice in quella trattativa del Metropol. 

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