Secondo il tribunale di Milano, il leghista Gianni Tonelli, già a capo del Sindacato autonomo di polizia, ha diffamato il barista cesenate, che ha denunciato di essere stato picchiato da tre poliziotti. Tonelli aveva avuto un decreto di condanna per le parole su Stefano Cucchi al quale ha fatto opposizione
Gianni Tonelli, parlamentare della Lega ed ex segretario generale del Sindacato autonomo di polizia, è stato condannato il 10 settembre per diffamazione nei confronti di Filippo Narducci.
Il caso di Filippo Narducci
Tonelli, che è segretario della Commissione parlamentare antimafia, è stato condannato per le sue dichiarazioni su Narducci, un barista di Cesena che nel 2010 aveva denunciato di essere stato picchiato da tre poliziotti dopo essere stato fermato durante un controllo. La versione degli agenti era invece che fosse stato Narducci a resistere con violenza. Narducci è stato assolto dall’accusa di lesioni, mentre i tre poliziotti sono stati condannati per la stessa imputazione a quattro mesi di reclusione e sono in attesa dell’appello. Gli agenti sono invece stati assolti dalle accuse di sequestro di persona, falso ideologico, falsa testimonianza e calunnia.
«Per ogni asino che raglia finiamo alla sbarra», aveva detto Tonelli su Narducci nel febbraio 2017, «Narducci, consumatore di cocaina e alcol, patente di guida ritirata perché colto in stato di ebrezza, ha accusato tre poliziotti di avergli dato un pugno di inaudita violenza durante un controllo sette anni fa»
La condanna per le parole su Cucchi
Nel 2018, Tonelli aveva avuto un decreto di condanna penale per le parole su Stefano Cucchi al quale ha fatto opposizione per le parole che aveva proncunciato a seguito dell’assoluzione in secondo grado di medici, infermieri e agenti di polizia penitenziaria per la morte di Stefano Cucchi. L’ex-segretario del Sap aveva detto in quell’occasione di Cucchi: «Se uno ha disprezzo per la propria condizione di salute, se uno conduce una vita dissoluta, ne paga le conseguenze».
Sempre nel 2014, Tonelli aveva affermato di «aver applaudito con convinzione», durante il congresso del Sap, per «i colleghi condannati ingiustamente», ovvero gli agenti responsabili della morte del 18enne ferrarese Federico Aldovrandi.
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