Mentre in Italia un incredibile silenzio avvolge ancora, dopo quasi otto mesi, la morte di Mario Paciolla, ci pensa qualcuno dalla Colombia a dare una notizia. O meglio, a tracciare una pista: «Io penso che Paciolla sia rimasto vittima di falsa información». A parlare è il senatore Roy Barreras, di passaggio a Roma; Barreras non è un membro come tanti del Senato, ma è il parlamentare che scatenò uno scandalo tale da portare alle dimissioni un ministro della Difesa della Colombia. Proprio quell’episodio si intreccia con la vicenda di Paciolla, impegnato nella missione dell’Onu in Colombia con l’obiettivo di verificare l’andamento del processo di pace. Barreras dice che «la morte di Mario ha significato proprio perché Paciolla faceva parte di una rete per la cooperazione internazionale», e crede pure che sia stato ucciso. Ma perché?

La caduta di un ministro

Per seguire questa pista bisogna ritornare all’episodio che costrinse alle dimissioni il ministro della Difesa Guillermo Botero. Nell’autunno 2019 il ministro lascia l’incarico a seguito di uno scandalo. A sollevare lo scandalo è proprio Roy Barreras. In Senato, Barreras snocciola una serie di prove che riguardano un bombardamento approvato dal ministro, nel quale sono morti alcuni minori che erano stati reclutati dai dissidenti delle Farc. Il senatore vuole dimostrare che il ministro sapeva della presenza di bambini e ragazzini, e ciò nonostante ha dato il via all’attacco. «Nella mia interrogazione parlamentare ho potuto dimostrare che si sapeva della presenza di ragazzini già cinque giorni prima dell’attacco, il ministro sapeva, e ciò nonostante è andato avanti». 

L’intreccio delle due storie

Che cosa ha a che fare questo episodio con la storia di Paciolla? La prima ad associare le due vicende è la giornalista colombiana Claudia Julieta Duque, grande amica di Mario, che poco dopo la sua morte dice: «Mario aveva documentato vari casi di quel tipo, così come la relazione complessa tra alcuni membri della missione Onu e le forze politiche colombiane». Qualche settimana dopo, l’ipotesi si fa più precisa: la giornalista ricostruisce che alcuni membri “deviati” della missione Onu hanno passato alcuni dettagli sul bombardamento, che in un passaggio di informazioni sarebbero arrivati a Barreras, per poi portare alle dimissioni del ministro. In particolare, secondo quanto ricostruito da Duque,  è «per decisione di Raul Rosende, direttore della missione di verifica Onu in Colombia (la stessa nella quale era impegnato Mario, ndr) che alcune sezioni dei report elaborati da Mario sono finiti nelle mani del senatore Barreras». 

La versione di Barreras

Cosa dice ora Barreras? Che «la mia fonte è un militare pentito, non posso fare il nome perché lo metterei a rischio, ma certo non ho avuto le informazioni da Mario Paciolla né mi sono arrivate tramite l’Onu». Il punto è: e se qualcuno invece avesse voluto far credere che a passare le informazioni fosse stato Paciolla? La «falsa informacion», l’informazione falsificata, come la chiama Barreras. I rapporti tra Botero e la missione Onu erano tesi già prima delle dimissioni del ministro, ed è lecito credere che la sua fuoriuscita forzata abbia aumentato le tensioni. Barreras dice che «qualche giorno dopo le sue dimissioni, i vertici dell’esercito mi hanno interrogato. I militari volevano sapere da me chi mi avesse dato le informazioni e i dettagli sul bombardamento, sulla località in cui era avvenuto, sui minori rimasti uccisi». Andavano insomma in cerca di un informatore. 

«Non credo al suicidio»

Che «non era Paciolla, io ho avuto le informazioni da un militare». Però «ho appreso dopo la sua morte che circolava questa falsa notizia, tanto che fonti militari dissero alla giornalista Duque che Mario aveva lavorato su quel dossier». «I gruppi di intelligence del dipartimento di Caqueta stavano effettivamente indagando su chi fosse la mia fonte». Insomma l’ipotesi è che Paciolla sia stato il capro espiatorio, la persona accusata ingiustamente («falsa informacion») di aver fatto filtrare informazioni riservate della missione fino al parlamento e scatenando così le dimissioni di un ministro. Sappiamo che il 10 luglio scorso Paciolla ha un’aspra discussione con i capi della missione, lo racconta alla madre, si dice disgustato, si prepara in fretta al rientro in Italia. Per poche ore non fa in tempo a lasciare il suo appartamento a San Vicente del Caguan, viene trovato morto. «La polizia colombiana all’inizio ha parlato di suicidio ma io non credo che sia un suicidio, ci sono troppe cose che non tornano, i tagli e il sangue, altri dettagli…». Ma «quando le mafie penetrano nelle istituzioni è tutto più complicato», dice Barreras. E per la verità e la giustizia, Paciolla attende ancora.

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