Se Luca Casarini e don Mattia Ferrari non vanno a Bruxelles, è Bruxelles che va da loro. Gli attivisti della ong Mediterranea Saving Humans, coinvolti nell’ormai noto caso Paragon, questo pomeriggio sono stati raggiunti a Roma dalla vicepresidente del gruppo di S&D, Ana Catarina Mendes, e dagli eurodeputati Brigitte Sippel Saskia Bricmont e Leoluca Orlando. Con loro anche una delegazione “nostrana” di parlamentari. 

Un segnale importante dopo i continui rinvii dell’audizione di Casarini e don Ferrari davanti alla Commissione Libe. La volontà del resto è quella di fare chiarezza, di capire il motivo delle intercettazioni effettuate tramite lo spyware a zero clic della società israeliana Paragon Solutions sugli attivisti e, ancora, di comprendere chi ha spiato i giornalisti di Fanpage, Francesco Cancellato e Ciro Pellegrino. 

Perché se è a conoscenza di tutti che gli esponenti della ong sono stati “obiettivo”, nel rispetto nelle norme di garanzia, dei servizi segreti esteri – così come ammesso durante una seduta al Copasir dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano –, non è chiaro il secondo punto. 

«Abbiamo avuto rassicurazione da parte del direttore generale del Dis, Vittorio Rizzi (sentito dalla delegazione di parlamentari, ndr) che nessuno dei giornalisti è stato intercettato dai servizi italiani perché lo vieta la legge», ha detto Sandro Ruotolo del Pd a margine della conferenza che ha tenuto coi colleghi. 

A emergere è dunque un quadro di estrema preoccupazione, oltre che di incertezza reiterata: anche la Federazione nazionale della stampa italiana ha lanciato un campanello di allarme, sostenendo che i giornalisti intercettati siano molti di più di quelli di cui oggi si è a conoscenza. 

«Al momento – ha continuato Ruotolo – sappiamo di sessantuno utenze intercettate, di cui sette italiane. Ma si parla pure di 150 paesi interessati da questo spionaggio. Dove sta la verità?». Sia Ruotolo che Orlando invocano pertanto chiarezza e, inoltre, si appellano al Comitato parlamentare che si occupa di sicurezza, auspicando che da palazzo San Macuto arrivi «presto» la relazione sulla vicenda.

«Gli interrogativi sono molti – ha detto ancora Ruotolo – Manca un po' di democrazia, abbiamo una paura democratica. Per esempio, si tratta di una società israeliana, con fondi americani: i dati intercettati vengono poi distrutti o restano in possesso dei loro server?».

Infine, Leoluca Orlando, interpellato sul punto, ha riferito che «il prefetto Rizzi non ha confermato né smentito che a spiare le persone coinvolte possano essere stati soggetti terzi. Il che – ha detto l’europarlamentare – lascia spazio all'ipotesi di qualche ditta mercenaria che si affianca alle intercettazioni autorizzate dal governo. Si tratta di capire se accanto all'attività di Paragon ci siano altri che hanno utilizzato questo strumento per intercettare giornalisti italiani». Il mistero, insomma, sembra infittirsi. Indaga la magistratura.

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