Slitta ancora il Consiglio dei ministri che deve discutere del nuovo Piano nazionale di ripresa e resilienza, in vista della trasmissione del documento sul Recovery plan italiano alla Commissione europea. La riunione doveva tenersi in un primo momento ieri, poi il rinvio a stamattina alle 10, quando però è stato nuovamente rinviato, stavolta senza un orario dichiarato. La maggioranza sta litigando sulla proroga al 2023 del Superbonus al 110 per cento per le ristrutturazioni, voluta fortemente da M5s e Forza Italia e che era scomparsa dalle prime bozze circolate prima delle rassicurazioni del premier, Mario Draghi, apparso scettico sul provvedimento.

Il dubbio sul Superbonus

Nella bozza del Recovery, si legge: «Per far fronte ai lunghi tempi di ammortamento delle ristrutturazioni degli edifici, per stimolare il settore edilizio, da anni in grave crisi, e per raggiungere gli obiettivi sfidanti di risparmio energetico e di riduzione delle emissioni al 2030, si intende estendere la misura del Superbonus 110 per cento, recentemente introdotta dall'articolo 119 del decreto Rilancio, dal 2021 al 2023».

Questa proposta ha spaccato l'attuale maggioranza. Il premier Draghi, infatti, sembrerebbe scettico rispetto al prolungamento della data di scadenza, chiesta a gran voce dal Movimento cinque stelle, secondo cui i fondi stanziati per il provvedimento sarebbero insufficienti. 

A ora, nella bozza sono 8,25 miliardi le risorse aggiuntive stanziate nel fondo complementare che andranno a finanziare il Superbonus 110. Una cifra che si aggiunge ai 10,3 miliardi previsti, per un totale di circa 18 miliardi e mezzo. Secondo il Movimento cinque stelle mancherebbero altri 10 miliardi per coprire le detrazioni fiscali per i lavori in scadenza a giugno 2022 per gli interventi di privati, e a dicembre 2022 per a i condomini, motivo per cui il superbonus andrebbe prolungato di un altro anno.

Conte: «Proroga superbonus essenziale»

Sul tema è intervenuto stamattina anche l’ex presidente del Consiglio e capo politico in pectore del Movimento Cinque Stelle: «La transizione ecologica – ha detto – è una che per me e per il Movimento 5 Stelle. È un’occasione imperdibile per il nostro paese e non può essere rimandata per difetto di lungimiranza o carenza di volontà politica. In quest’ottica, il Superbonus 110 per cento è una misura fondamentale per consentire non solo di salvaguardare il nostro pianeta e abbattere in modo significativo le emissioni, ma anche per permettere a milioni di famiglie di risparmiare sui costi dell’energia e di rendere più sicure le proprie case sul piano antisismico».

«Il Parlamento – ha aggiunto Conte – si è espresso in modo chiaro e compatto sulla necessità di prorogare il Superbonus almeno fino al 2023 a tutti i soggetti e a tutte le tipologie di edifici. Tutte le categorie produttive lo ritengono fondamentale per risollevare il settore dell’edilizia e dare certezza agli investimenti. Questo governo ha abbracciato la svolta della transizione ecologica e per questo bisogna essere conseguenti. La misura del superbonus va prorogata fino al 2023 e, anzi, dobbiamo intervenire per renderla ancora più semplificata. Occorrono segnali politici forti e chiari. I nostri cittadini, le famiglie, le imprese chiedono certezze».

Via anche quota 100

Nel Piano del nuovo governo sparirà anche, in tema di pensioni, quota 100, che «sarà sostituita da misure mirate a categorie con mansioni logoranti», si legge nella bozza. La nuova proposta è quota 102. In cosa consiste? La prima misura prevedeva la possibilità di andare in pensione dopo 36 anni di contributi e all'età 62 anni. Sulla stessa linea di calcolo, la nuova "quota" prevede 38 anni di contributi e la pensione ai 64, due anni in più rispetto a quanto proposto dal governo giallo-verde, Conte 1. 

Cos'è il Pnrr

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), oggetto di discussione in Cdm, è il programma di investimenti e interventi che l’Italia presenterà alla Commissione europea per rispondere alla crisi economica e sociale derivata dall'emergenza sanitaria da Covid-19.

La promessa è quella di spendere 191,5 miliardi di euro nel Recovery plan, più trenta miliardi di un fondo complementare, il cosiddetto Recovery fund, per arrivare nel 2026 a un aumento di Pil del 3,6 per cento e di occupazione del 3 per cento.

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