A guardarlo così, con la giacca esatta e la cravatta giusta, direste che Bernd Reichart è il perfetto uomo d’affari di una qualsiasi città d’Europa. Invece no. Un anno fa dichiarava: «Il calcio europeo è alle prese con problemi esistenziali».

Eravamo già nella fase due. Dopo che il progetto Superlega si era sgonfiato nel giro di 48 ore, Juventus, Real Madrid e Barcellona nominarono lui amministratore delegato della A22 Sport Management. Il quotidiano spagnolo As andò a intervistarlo. E Bernd, abituato allo show, si rivolse alla telecamera: «Il calcio non offre le migliori partite settimana dopo settimana».

Si rivolgeva proprio a te, te che ami il pallone. Ma tra l’utopia e la realtà sembrava esserci la giusta distanza. Ad annullarla ci ha pensato la sentenza della Corte europea. In un colpo solo l’Ue ha riportato alla ribalta la Superlega e l’immagine di questo businessman, classe 1974, che iniziò la sua carriera nel settore del marketing sportivo alla Ufa Sports di Amburgo dopo l'università.

Da ieri Reichart è rispuntato su tutti i media del mondo. Un replicante di se stesso. E mentre il calcio si interrogava su cosa sarebbe accaduto, lui dichiarava: «La partecipazione alla nuova Superlega sarà basata sul merito sportivo. Non ci saranno membri permanenti e i club rimarranno impegnati verso le rispettive leghe nazionali. Le partite saranno giocate durante la settimana».

Il suo profilo

Tedesco di Scheidegg, in Baviera, non distante dal Lago di Costanza. Reichart proviene da un background di marketing: vende idee e concetti alle persone. Un mercante di sogni. Più o meno come ce ne sono nel calcio. Parla diverse lingue. Ha fatto l’Erasmus all’Università di Salamanca e trascorso anche un periodo all’Università del North Carolina Asheville per un programma sportivo legato al calcio.

Lo schieravano difensore ed era considerato uno dei migliori della Conference accademica. Nel 2003 Reichart ha aperto una filiale a Madrid dell'agenzia per i diritti sportivi Sportfive, dove ha lavorato come marketing manager.

È con lui che il progetto Superlega si è ripulito. Distante, a suo modo, dal volto e dai modi di Andrea Agnelli. Reichart sta cercando di smontare pezzo per pezzo le vecchie polemiche. A cominciare da quelle dell’opinione pubblica.

A chi criticava la Superlega, Reichart ha risposto con l’idea del gratis, e alla gente il gratis piace sempre. Ai club piacciono invece i 5 miliardi promessi di ricavi. «Noi vogliamo ripensare il calcio anche a livello di tifosi, qualcosa mai visto prima. Proponiamo di creare una piattaforma streaming, Unify».

Secondo Reichart «permetterà ai tifosi di godersi la loro passione per il calcio e guardare in diretta gratuitamente tutte le partite, sia maschili sia femminili». La piattaforma offrirà anche highlights, approfondimenti e analisi delle partite, contenuti specifici per club e molte altre opzioni interattive. Poi Reichart ha messo in campo la libertà. «Abbiamo ottenuto legalmente il diritto di competere. Il calcio di club europeo è libero. Il monopolio della Uefa, durato quasi 70 anni, è finalmente finito».

Le proteste

Nell’ottobre 2004 è diventato Head of Investor Relations di Antena 3 (ora Atresmedia), affiliata di RTL Group in Spagna. Più tardi è diventato director multichannel responsabile di cinque canali in chiaro. Reichart conosce le forme del video, la potenza delle immagini.

Ma lo spettro che s’aggira per l’Europa ha ravvivato il fuoco sotto la brace. Nessuno, in Europa, vuole sentire ancora il nome Superlega. Kevin Miles, amministratore delegato della Football Supporter’s Association, ha affermato che «non c'è posto per una super lega separatista mal concepita».

E ancora: «Tifosi, giocatori e club hanno già chiarito che non vogliono una competizione truccata: vogliamo tutti vedere il grilletto premuto su quella mostruosità morta che cammina che è la European Zombie League»

In pratica: nessuna squadra inglese prenderà parte alla Superlega. Perché, «il successo deve essere guadagnato sul campo, non cucito nei consigli di amministrazione». Anche la Federcalcio tedesca ha fatto sapere di sostenere «il modello sportivo europeo e rifiuta le competizioni al di fuori di quelle organizzate dalle federazioni e dalle leghe». I club della Liga (tranne il Real Madrid) hanno indossato una maglietta di protesta con la scritta "Guadagnatelo sul campo".

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