L’ex ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, non andrà a processo. Salvo dalle accuse di peculato mosse dal Tribunale dei ministri, per l’ormai nota vicenda sulla chiave di Pompei, l’ex capo del dicastero del Collegio Romano ha ottenuto l’autorizzazione di non luogo a procedere in giudizio dall’aula del Senato, dove questa mattina si è proceduto all’esame della relazione della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari. 

Già la procura di Roma guidata da Francesco Lo Voi aveva chiesto di archiviare, al contrario del tribunale dei ministri. Oggi la decisione definitiva sulla relazione della Giunta che pure chiedeva di “archiviare” la posizione di Sangiuliano.

Centododici i voti favorevoli, cinquantasette quelli contrari. Tra questi quelli di Alleanza Verdi-Sinistra e del Movimento Cinque stelle. «Parliamo di una evidente utilità privata. Peraltro, ad oggi sembra che la chiave sia in possesso di una persona (Maria Rosaria Boccia, ndr) che non è l'ex ministro Sangiuliano, dov'è l'interesse pubblico perseguito? Se l'ex ministro ritiene di aver agito con correttezza, è lui stesso che dovrebbe sollecitare il processo per chiarire la propria posizione. Sottrarsi al giudizio equivale a ledere il principio di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge», ha dichiarato in aula la senatrice pentastellata Ketty Damante. 

Ma per la Giunta delle immunità l'ipotetico reato sarebbe stato compiuto per «il perseguimento del preminente interesse pubblico nell'esercizio della funzione di governo» e non si tratterebbe dunque di un reato ordinario.

Nei giorni scorsi, invece, Maria Rosaria Boccia, aspirante consigliera del ministero ai tempi di Sangiuliano, ha ricevuto un provvedimento di conclusione delle indagini dai pm capitolini che l’accusano, tra le altre cose, del reato di stalking nei confronti dello stesso ex ministro. 

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